Venezia, Teatro Malibran, 27 gennaio ore 20.00
Stagione Musikamera 2024
Daniel Trifonov, pianoforte
Programma:
Jean-Philippe Rameau
Suite in la min. RCT 5 (1727)
Wolfgang Amadeus Mozart
Sonata n. 12 K332
Felix Mendelssohn-Bartholdy
Variations sérieuses op. 54
Ludwig van Beethoven
Sonata op. 106 “Hammerklavier”
Il recital di Danil Trifonov, conferma la grande qualità di proposte offerte da Musikàmera, fondata nel 2016 con l’intento di proporre al pubblico di Venezia interpreti di altissimo livello artistico. La stagione proporrà infatti altri interessantissimi appuntamenti tra i quali quelli di alcuni mostri sacri del panismo come Andrà Schiff (20 e 21 marzo 2024) e Michail Pletnev (26 maggio 2024), questa volta nelle Sale Apollinee e nel Teatro La Fenice.
Il concerto di Danil Trifonov si è tenuto invece nello splendido Teatro Malibran, una seconda casa per gli eventi del Teatro La Fenice. Esso fu progettato da Tommaso Bezzi per volere dei fratelli Vincenzo e Giovanni Carlo Grimani; venne costruito al posto della residenza del noto viaggiatore Marco Polo, distrutta ed abbattuta a seguito di un violento incendio verificatosi nel 1597 e fu inaugurato durante il carnevale del 1678. Nel 1992 venne acquistato dal Comune di Venezia, che effettuò un’ulteriore ristrutturazione.
Trifonov, nasce nel 1991 in Russia e si forma prima all’Accademia russa di Mosca Gnesin e poi a Cleveland (USA). Nel 2010 si impone nel panorama pianistico internazionale classificandosi terzo al Concorso internazionale Chopin di Varsavia, vincendo inoltre il premio per la migliore esecuzione di una mazurka e ricevendo l’apprezzamento di grandi pianisti come Martha Argerich, Nelson Freire e Krystian Zimerman.
La consacrazione definitiva arriva nel 2011 con la vittoria in maggio del Concorso pianistico
internazionale Arthur Rubinstein di Tel Aviv (dove riceve anche il premio per la migliore esecuzione di un brano di Chopin, il premio per la miglior prova di musica da camera e il premio del pubblico) e, appena un mese dopo, del Concorso internazionale Čajkovskij di Mosca. Dal 2011 la sua carriera si è estesa senza eguali ed è ora considerato tra i migliori pianisti a livello mondiale. Con queste premesse non si poteva aspettare altro che un concerto indimenticabile, non solo per la qualità esecutiva ma anche per la scelta di un programma vario e denso di coloratura che permette al pubblico di esplorare l’evoluzione della scrittura pianistica fino al tardo Beethoven.
Apre il concerto con una poco eseguita Suite in la minore, RCT 5 di Jean-Philippe Rameau. Questa opera è composta da 7 brani, originariamente scritta per clavicembalo. Compositore, teorico musicale, clavicembalista e organista, Jean-Philippe Rameau (1683-1764) fu una delle personalità musicali più importanti del suo tempo anche con le sue composizioni per tastiera. La resa del tocco e della chiarezza melodica viene interpretata magistralmente dal pianista russo che, con abbondanti fioriture ed elegante virtuosismo, riesce in un’esecuzione convincente e di gusto.
La successiva Sonata n.12 K332, detta anche “Parigina”, contiene tutta quella curiosità e novità che l’esplorazione del nuovo strumento, il pianoforte, sviluppa nella seconda metà del Settecento. Il genio salisburghese rimane infatti incantato dalle nuove possibilità di questo strumento: il suono cantabile, la capacità di variare le dinamiche. In questa sonata infatti si percepisce una necessità di liberarsi dallo stile galante, tanto apprezzato dai francesi, per dar spazio all’originalità mozartiana.
La freschezza dell’esecuzione di Trifonov riporta ad un pianismo leggero e brillante, dove si evince la spontaneità, tanto acclamata di questo esecutore. Commovente il secondo movimento dove, grazie a dinamiche e colori, ricrea un’atmosfera magica e senza tempo.
Le Variazioni Op.54 di Mendelssohn, scritte nel 1841, trasportano il pubblico nel secolo
successivo, dove ormai il pianoforte è diventato il re degli strumenti. Le diciassette variazioni si basano su un tema tranquillo e riflessivo che si sviluppa tra lirismo e virtuosismo. La passionalità di questo brano, lo ha reso tra i più eseguiti di questo autore e, nelle mani di Trifonov ritrova l’abilità tecnica necessaria per una resa ottimale e ricca di pathos. La conclusione del recital vede l’esecuzione della ventinovesima (delle trentadue) Sonate di Beethoven, la più ampia e la più complessa. Beethoven stesso, che creò la Sonata in si bemolle attraverso una quantità incredibile di appunti, pentimenti e ripensamenti dell’ultima ora, era ben consapevole della scarsa adeguatezza dei contemporanei alla novità della composizione: «eccovi una sonata – pare abbia detto all’editore – che darà del filo da torcere ai pianisti, quando la suoneranno fra cinquant’anni». I quattro movimenti che la compongono racchiudono tutta la
storia della scrittura del passato e del futuro, ogni tema diventa un punto di partenza per una fuga o per una variazione, intervallati da momenti apparente tranquillità.
L’abilità di Trifonov di passare da un tocco brillante ad uno più scavato rendono l’esecuzione
interessante, creando una tensione emotiva dalla prima all’ultima nota.
Il fragoroso applauso del pubblico del Teatro Malibran sancisce la grandiosità di questo artista che concede ben tre bis, confermando il grande successo di questo recital.
Foto per gentile concessione della segreteria Ufficio stampa Musikamera