Rovereto, Sala Filarmonica, 5 marzo 2024, ore 20.45
Associazione Filarmonica di Rovereto.
102a Stagione concertistica 2023-2024

Arsenii Mun pianoforte

PROGRAMMA
F. Bach/F. Busoni, Nun komm, der Heiden Heiland BWV 659
F.J. Haydn, Sonatan. 52 HOB XVI:52
F. Chopin, 3 mazurke (op. 6 n. 1, op. 17 n. 2, op. 17 n. 4) | Barcarole op. 60
A. Skrjabin, Sonata Fantasia n. 2 op. 19
M. Ravel, Gaspard de la nuit
F. Liszt, Rapsodia ungherese n. 2

Tutto esaurito alla Sala della Filarmonica il martedì cinque marzo. Attrazione della serata il ventiquatrenne pianista russo Arsenii Mun, ultimo vincitore alla  64a edizione del Concorso Pianistico Internazionale “Ferruccio Busoni”. Arsenii Mun è nato nel 1999 a San Pietroburgo ed è attualmente iscritto alla Juilliard School nella classe di S. Babayan. Nell’estate 2019 ha ricevuto il titolo di “Yamaha Artist”. Ha ottenuto, tra gli altri, i primi premi alla Horowitz Competition in Ucraina, alla Arthur Rubinstein Competition in Polonia e alla St. Priest Competition in Francia.
Oltre al primo premio, la giuria del Concorso Busoni gli ha assegnato il premio “Arturo Benedetti Michelangeli”, dopo ben quindici anni dall’ultimo conferimento: questo particolare riconoscimento viene assegnato infatti solo in caso di designazione unanime del vincitore da parte della giuria.
Arsenii-Mun_Premiazione_C-ANNA-CERRATO

Il programma, degno di un virtuoso d’altri tempi, vedeva sei autori: J. S. Bach in una della celebri trascrizioni busoniane di un Choralvorspiel organistico: Nun komm, der Heiden heiland. Seguivano una sonata di Haydn – la celebre in mi bemolle – e alcune pagine di Chopin: mazurche op. 6 n.1, op. 17 n. 2 e 4, Barcarola op. 60. La seconda parte del concerto cominciava con la seconda sonata di Skrjabin, passava per il Gaspard de la Nuit di Ravel, per terminare con la seconda Rapsodia ungherese di Liszt. Passando a una breve analisi dello stile interpretativo del giovane virtuoso russo, sarebbe da sottolineare una grandissima morbidezza del braccio e del polso che, oltre a permettergli una sinergia del movimento estremamente economica e redditizia, gli dona un suono sempre pieno, ricco di armonici, lontano da qualsiasi durezza. Con qualche piccolo effetto collaterale, tuttavia: nel corale bachiano la sonorità ricca e piena, avvolgeva e indeboliva l’efficacia della sottile trama polifonica; nella sonata di Haydn, magistrale per vivacità ma, forse, bisognosa di una diversa gestualità pianistica, l’effetto risultava, complici lievi leziosaggini interpretative, stilisticamente piuttosto ambiguo.
Esecuzione comunque godibilissima, estremamente trascinante, pubblico entusiasta.

 

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