– Cambiamenti nella traiettoria dei Lost?
– Negativo. Nel 240, rotta nel 060, distanza 13 miglia adesso, velocita 05 nodi, e sono rimasti a profondità 040, passerano di dritta, distanza minima 7 miglia.
– Capo… cosa diset?
– Mattia “FRISKY” Frizzi: chitarra, accompagnato da Michael “FRIX” Frizzera: Electronics, compongono questo gruppo. L’album e registrato in casa, esce inizio dicembre 2019 preceduto dal un singolo “Dark waltz” che non appare su l’album, uscito in settembre 2019.
– Ah ah ah! Frix e Frisky… fa un po’ Qui, Quo, Qua… Tipo: Cip e Ciop… Tarta e Ruga come diceva Rocky….
– Hmm… Proseguo… Primi singoli e demo sono rilasciati su band camp dopo 2016 ma sono stati conseguentemente ritirati per lasciar posto a lavori più rifiniti.
– Pero, noi le abbiamo in archivio, giusto?
– Ovviamente Capitan! “Devil’s chair» (demo), “Poem” (demo), “A week in 8 days”, “Western space” e “Discordant feelings” sono tutti consultabili in qualsiasi momento Capitan!
– Brao Capo!!!! Abbiamo un file su sti due qua?
– Su Mattia Frizzy, si! Arriva da “Amethyst” un trio composto da basso, chitarra e sax nato all’inizio del 2014 da tre vecchi amici. Suonavano su una base di drum machine e synths, programmata al computer. Frix e alla sua prima band. Il gruppo si impegna a creare atmosfere cinematografiche attraverso le loro composizioni. Ed è tutto quel che abbiamo.
– Mi tira le tracce del 2016/18 fuori dell’archivio che le abbiamo a portata di mano, casomai. Jones? Groviglio di rilevamenti… dove siamo???
– “Nic Gong”, nel 010, rotta nel 101, distanza 33 miglia, velocita 08 nodi, profondità 010, poi “Geisterchor” Nel 170, rotta nel 045, distanza 39 miglia, velocita 05 nodi, profondità 075. “Bob and the Apple” Nel 350, rotta nel 145, distanza 44 miglia, velocita 10 nodi, profondità 050. Poi “Nogaar” Nel 070, rotta nel 245, distanza 43 miglia, velocita 08 nodi, profondità 039. In fine “Grizzly” Nel 190, rotta nel 060, distanza 45 miglia, velocita 04 nodi, profondità 015, non n’e abbiamo perso uno, Capitan.
Stavo pensando segretamente “Se te podi smarrirne uno o due mi farebbe un gran bel piazer” pero, pieno di consistenza, il mio grado mi fa esclamare:
– Bene! Scanner, doppler, decoder Audio e spettrometro, cominciamo!
Questo duo non è sconosciuto per noi… La registrazione di dati dal 2016 nel nostro archivio porta solo a un consiglio: quello di frequentare mari conosciuti spesso, come bandcamp per esempio, in modo di raccogliere tutto quello che viene messo on-line, per la maggior parte gratuitamente, affine di non rimanere con rimorsi una volta che vengono ritirati. L’Archivio del Wyznoscafo si illumina di versioni “collector” mentre il tempo passa. Per te, comune piedone terrestre… è troppo tardi, però niente ti impedisce di andare a pesca da adesso…. magari grattando su sound cloud… o su loro Canale video…
Quest’album e questo singolo sono ovviamente strumentali e le atmosfere cinematografiche incollano ai suoni generati. Si concentrano sul clima generato da suoni, e l’accurata ricerca fra banche di dati per trovare una base sonora su quale modellare e lavorare. La totalità delle composizioni rimane su un mid tempo etereo e planante, resta al duo di avventurarsi in futuro verso altri ritmi. La libertà dello svago mentale rimane a tutela della sensibilità dell’ascoltatore.
“Dark waltz”, rilasciato a settembre, si articola intorno a un suono strano, piacevole e originale, quasi vocale, leggermente metallico e a un lungo sustain. Una discreta chitarra dal suono intermittente, con la tecnica del eco slap-back, appare dopo una lunga introduzione. La frase principale rimane assai ripetitiva ma è scortata bene da variazioni, che spezzano il leitmotiv, che si estende ben oltre 5 minuti, senza veramente annoiare. Una voce sintetizzata appare a metà brano e porta un aspetto androide al pezzo.
L’album stesso inizia con “Discordant Feeling” che invade progressivamente lo spazio con una lunga introduzione, suoni bassissimi, progressione lenta, per condurre a un ambiente più leggero, popolato di sequenze discrete su eco digitale e un arpeggio di chitarra. La versione finale gradisce di un suono più ampio e definito. Una volta il terreno sgombrato la chitarra si esprime attorno frase declinate intorno al tema del brano. Meno strati di chitarre sulla versione finale e le sequenze base al suono 80’s sono state sostituite con suoni più integrati per un risultato finale pulito e lucido. Una scelta ipoteticamente guidata dalla voglia di distaccarsi da due altri artisti locali, che riportano gloriosamente a galla i suoni 80’s e che sono “Pumpkiller” e “The Neon Syndicate” dei quali abbiamo già parlato.
Questo primo strumentale si fonde con “Eight days in a week” nuova versione di “A week in eight days” un bel brano con ottime sequenze, un bel assolo di chitarra ma che soffre, al mio umile parere, di un riff di chitarra ritmica molto comune, sentito fin troppo nel genere metal e che toglie l’attenzione via da un bel lavoro elettronico con suoni scelti. L’assolo di chitarra è melodicamente valido ma rimane sepolto dietro l’irritante riff.
Arriviamo alla terza versione di “Poem of Love and loneliness” e li siamo di fronte a un pezzone romantico, un lento aerato e leggero ma un po’ ripetitivo. Scelte di semplificazioni sono state fate, ma preferisco largamente la prima versione “Poem demo/No master” con il suo coro di voce sintetizzata, il suo “drop” prima dell’assolo di chitarra che fa decollare il pezzo. La versione del EP è della stessa tessitura, ma è amputata di elementi distintivi che annullavano un po’ di gravita terrestre all’insieme. Vorrei suggerire al gruppo di riproporre la prima versione come singolo e lasciare l’udienza giudicante agli ascoltatori…
“Western space”, con i suoi accenti a mezza misura nell’introduzione, si impone come una traccia faro in questo EP, grazie alla buona ripartizione del lavoro fra chitarra e synths. Strati dopo strati i due strumenti offrono melodie che si combaciano senza competere. Un fantasmagorico theremin appare nella seconda parte del brano. Bel lavoro fatto su questa traccia.
“Four hours” comincia su un’introduzione graduale che lascia apparire progressivamente percussioni campate nelle basse frequenze, in mezzo a rumori sequenziali che corrono in disordine su traiettorie rettilinee, per finalmente lasciare la parte bella alle chitarre, messe francamente avanti, percussioni intermittenti spariscono con la linea di basso per creare indentature nella progressione del brano, per il pezzo conclusivo del EP.
L’importanza dei temi presenti su questo EP e la loro declinazione intorno a lunghi loops sono destinati a sopportare immagini, si distaccano leggermente del genere “ambient” anche se ne rubano la fonte e si appoggiano sui principi di questo tipo di musica. L’EP stesso e interessante e di buona qualità generale. Ci si potrebbe discutere a lungo delle opzioni prese fra le registrazioni demo e pezzi definitivi. La scelta rimane quella del gruppo e deve rappresentare i loro gusti. Anche se certe opinioni personali sono state espresse qui. Lasciamo il nostro rilevamento proseguire sulla sua traiettoria… Tanto loro nuotano dritti e liberi, mentre noi, siamo incollati sul fondo, a profondità 120…
– Buon…. Jones…. Ricordami chi abbiamo a portata di strumentazione…
https://open.spotify.com/episode/1FPXySR5PfEKhcvln3WEiL