Che il mondo dei librettisti sia poco analizzato lo dimostra anche la scarsa considerazione che loro stessi avevano per il loro mestiere, autori di versi che venivano messi in musica in melodrammi, grandi come piccoli capolavori o del tutto dimenticati.
Eppure la loro funzione fu fondamentale nel fornire materia prima alle idee dei compositori stessi di opere, in un sorta di mediazione tra storie reali e illusioni, invenzioni e conoscenze di terre lontane con l’ ispirazione musicale.
Tra questi va annoverato Luigi Illica (Castell’Arquato, 1857 – Castell’Arquato, 1919), giornalista e versificatore, amico di Giosuè Carducci, autore di libretti di Puccini come di Catalani e Mascagni, Giordano e altri compositori della sua epoca tra fine ottocento e novecento, in proprio o con altri colleghi con cui condivideva questo mestiere (memorabile il connubio con Giuseppe Giacosa). Se ricordiamo alcune arie come Che gelida manina, Un bel di vedremo, Nemico della patria, Vissi d’arte d’amor, E lucean le stelle, lo dobbiamo alla sua vena creativa e alla sua capacità di ricostruire versi che divennero trame sonore ed emozionali.

Da 11 edizioni un festival lo ricorda nel suo borgo natale, Castell’Arquato, borgo storico tra le colline piacentine. Quest’anno, come filo conduttore, per celebrare il centenario dalla morte del grande compositore toscano, viene analizzato il rapporto privilegiato che intercorse tra Luigi Illica e Giacomo Puccini, con una successione di eventi musicali e incontri dal 4 al 7 luglio 2024. Non solo opere ma anche musica strumentale, anche per restituire un quadro complessivo della musica italiana a cavallo tra ottocento e inizio novecento, dove certamente imperava l’opera ma in cui i musicisti stessi si dedicavano a composizioni strumentali spesso da camera. Infatti la rassegna è stata inaugurata giovedì 4 luglio 2024, presso i Giardini pensili di Palazzo Vigevani con un concerto del Quartetto Luigi Magnani intitolato “Illica e gli amici” con musiche di Puccini, Catalani e Gnecchi.

Concerto del “Quartetto Luigi Magnani” con Tommaso Belli, violino, Michele Rossi, violino, Angelica Cristofari, viola, Giacomo Fossa, violoncello, con musiche di Puccini, Catalani e del misconosciuto Vittorio Gnecchi, con un programma che si presentava così articolato, Alfredo Catalani Ebben ne andò lontana da Wally, Giacomo Puccini Adagetto, Vittorio Gnecchi, Pavane in La Maggiore, Giacomo Puccini Foglio d’album, Elegia per Amedeo Duca d’Aosta, e un estratto della versione ricostruita del Quartetto in Re Maggiore. Per un improvvisa sostituzione per indisposizione de violinista Maurizio Cadossi il programma ha subito alcune variazioni, inserendo in apertura e in chiusura due quartetti di Mozart, K 157 e K136, in sostituzione di due brani pucciniani, i minuetti dalla Manon Lescaut e della esecuzione completa del Quartetto in re maggiore. Ma questa sostituzione non ha tolto interesse per la serata che rimaneva inalterata per riproporre musiche di tutti i grandi compositori italiani della cerchia del grande editore Giulio Ricordi per cui Illica scrisse i libretti, e con i quali, in virtù della suo carattere vivace ed esuberante, seppe instaurare duraturi rapporti di amicizia. Illica firmò infatti i libretti della “Wally“, capolavoro di Alfredo Catalani, di cui è stata eseguita “Ebben ne andrò lontana”, una delle pagine più famose dell’opera, e della “Cassandra” di Vittorio Gnecchi, nobiluomo lombardo autore di una poetica “Pavane in La Maggiore” Ma il rapporto di amicizia più profondo fu certamente quello con Puccini, con l’ estratto dal Quartetto in Re Maggiore, che cominciò a scrivere nel 1882, i cui lunghi lavori di ricerca partirono dalla curiosa apparizione di un frammento del manoscritto pucciniano ad un’asta di Sotheby’s a Londra.

La scrittura cameristica pucciniana si presenta nella trascrizione per quartetto d’archi del Foglio d’album SC81 per pianoforte  (1907 o 1910) e nell’Elegia per quartetto d’archi Crisantemi, una delle poche pagine di musica da camera composte da Giacomo Puccini, scritta nel 1890 in una sola notte, dedicata alla memoria di Amedeo di Savoia, duca d’Aosta i cui temi musicali i, verranno ripresi da Puccini nell’ultimo atto della Manon Lescaut.

Ma gli eventi principali di questa edizione si sono collocati nella giornata di venerdì 5 luglio 2024, con una Conferenza–Dibattito per approfondire il rapporto umano e artistico tra Illica e Puccini nel tentativo di portare a compimento Maria Antonietta, libretto scritto da Illica e mai musicato da Puccini. Protagoniste alcune tra le voci più autorevoli nel panorama della musicologia nazionale quali Giangiacomo Schiavi, giornalista e autore del libro dedicato a Illica “Il Genio Ribelle”, Guido Barbieri, musicologo e conduttore di Radio Tre Rai, il critico musicale Fabio Larovere, il saggista Fulvio Venturi, Massimo Baucia, studioso del Fondo Illica della Biblioteca Passerini-Landi di Piacenza e il compositore Carlo Galante, incaricato dal Festival di mettere in musica il testo dell’aria L’ Austriaca. Pianto di una regina, frammento dell’opera Maria Antonietta. Si è trattato di restituire memoria ad un progetto a lungo meditato dal 1897 all’estate del 1907 tra Puccini e Illica di un opera dedicata a Maria Antonietta più volte ripreso e rielaborato di cui rimane la traccia del libretto. Progetto poi del tutto abbandonato sia per la la vicenda storica ormai anche desueta anche per gli interessi stessi di Puccini ormai indirizzato verso la scrittura della Fanciulla del west (la Girl come la chiama il compositore stesso).

Di quanto rimane di questo progetto di libretto il festival ha provveduto a commissionare al compositore Carlo Galante realizzando  una cantata della durata di circa 15 minuti, Cantata per soprano e orchestra “L’austriaca. Pianto di una regina”, su testo di Illica, tratto dal lavoro preparatorio per l’opera Maria Antonietta.
Come lui stesso ha spiegato, ha pensato la Cantata come un’aria d’opera. “Ho immaginato la regina la notte prima della sua esecuzione che immagina la sua vita come un lungo e oscuro presagio a questa sua drammatica morte – ha detto Galante -. L’atmosfera è drammatica ma anche profondamente melanconica e lirica. Il materiale musicale proviene dall’antico inno reale musicale francese, quello precedente alla Marsigliese (Vive Henry IV) citato, variato e trasfigurato”.

La presentazione, in prima assoluta, della composizione è avvenuta nella piazza Monumentale al centro del borgo e stato calorosamente applaudito nell’ambito di un gala sinfonico lirico dal titolo significativo “Caro Illica… Viva noi!”, sul podio della Filarmonica Toscanini al completo, il direttore Jacopo Brusa responsabile artistico del Festival con il giovane soprano Federica Vitali che ha dato voce alla struggente nostalgia della Regina. Assieme al giovane tenore Matteo Falcier hanno dato vita ai capolavori che hanno reso leggendario il sodalizio tra Illica e Puccini, da Manon Lescaut a Bohème, da Madama Butterfly a Tosca.

Ma il Festival Illica non è stata soltanto musica. Al complesso rapporto tra musicista e librettista è stato dedicato un bel monologo dedicato a Luigi Illica, dal titolo “Scrissi d’arte. Storia vagabonda di Luigi Illica” di Davide Marranchelli, autore e interprete, al pianoforte di Martino Dondi – che ha avuto anche il merito di focalizzare l’attenzione su quella irripetibile stagione che vide insieme Puccini, Illica e Giacosa, non senza dimenticare Giulio Ricordi: fu anzitutto e soprattutto un’amicizia, fatta di una profonda intesa umana e artistica, che tuttavia ha prodotto alcuni capolavori assoluti nella storia del melodramma.

 

 

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