di Luca Sozio
Venezia, La Fenice in Piazza San Marco, 13 luglio 2024, ore 21
Omaggi a Puccini dal mondo
Selene Zanetti soprano
Causa indisposizione il tenore Francesco Demuro sarà sostituito dal tenore Brian Jagde
Alexander Malofeev pianoforte
James Conlon direttore
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Alfonso Caiani
PROGRAMMA
Giacomo Puccini
Tosca: «E lucevan le stelle»
Madama Butterfly: «Un bel dì vedremo»
George Gershwin
Rhapsody in Blue
Giuseppe Verdi
Aida: marcia trionfale e danze atto II
Giacomo Puccini
La bohème: «Mi chiamano Mimì»
Maurice Ravel
Bolero
Richard Wagner
Die Walküre: Walkürenritt (La cavalcata delle valchirie)
Giacomo Puccini
Turandot: «Tu che di gel sei cinta»
«Nessun dorma»
«Dieci mila anni al nostro imperatore!… Padre augusto»
Anche quest’anno, in data 13/07/2024, come da tradizione, si è svolto il concerto conclusivo del ciclo organizzato dal Gran Teatro La Fenice di Venezia, nella bellissima cornice di Piazza San Marco, dal titolo “Omaggi a Puccini dal Mondo”. Già dal titolo si può intuire che il programma della serata non è stato dedicato interamente al compositore toscano, di cui quest’anno celebriamo il centenario dalla morte, ma ha aperto anche ad altri compositori la cui produzione si accomuna.
Protagonisti della serata il tenore americano Brian Jagde, che ha sostituito coraggiosamente con un jump-in all’ultimo il collega Demuro, indisposto, il soprano veneto Selene Zanetti, il giovane e talentuoso pianista russo Alexander Malofeev e ovviamente l’orchestra e il coro della Fenice, preparato dal Maestro A. Caiani. Sul podio, a muovere i fili musicali di questo appetitoso programma, l’esperta bacchetta del Maestro James Conlon. Nonostante il caldo straordinario di questi giorni, l’atmosfera di Piazza San Marco si conferma una delle più suggestive per un concerto di questa portata, attirando non solo appassionati del genere ma anche curiosi turisti e una buona quantità di giovani, anche incoraggiati dallo sconto che il teatro ha voluto dedicare agli under 35. Il concerto si è aperto tra gli applausi dell’impaziente pubblico, con la celeberrima aria tratta dalla Tosca di Giacomo Puccini: “E Lucen le stelle”. La solida voce del tenore Jagde ben incarna il personaggio di Cavaradossi, per il colore brunito e la giusta espressività nell’interpretazione. Il cantante infatti è chiaramente a suo agio con questo repertorio. A seguire l’intervento del soprano Zanetti da voce alla piccola giovane Cio-Cio-San nell’aria “Un bel dì vedremo” tratta dall’opera Madama Butterfly. La morbida e corposa voce dell’interprete riesce a donare a quest’aria un bel legato e intensità, nella recitazione del testo poetico, che culmina con il solido acuto nell’ultima esclamazione “l’aspetto”.
I calorosi applausi del pubblico per le due arie pucciniane fanno da introduzione ad un brano strumentale molto famoso quale la “Rapsodia in blu” di George Gershwin, che vede interprete il giovane pianista russo Alexander Malofeev. Giustificazione nell’accostamento di questo brano al resto del programma risiede nel fatto che quest’anno si celebra il centenario dalla sua prima esecuzione assoluta, avvenuta il 12 febbraio 1924 a New York. Un plauso all’introduzione veramente magistrale del Maestro al clarinetto dell’orchestra della Fenice, che dona al pubblico un suono morbido e un glissato di grandissima qualità, prima di passare il testimone anche ai colleghi e allo Stainway Grancoda scelto per l’occasione. Malofeev si dimostra in tutta l’esecuzione un solista virtuoso di prima classe, con una solidissima tecnica e una ricerca sonora dimostrazione di una grande maturità musicale. Ha giocato con il suo strumento, divertendo ed affascinando anche il pubblico, ed instaurando con l’orchestra un vero e proprio dialogo. Ricordiamo che il giovane pianista vinse a soli 13 anni il prestigioso premio Tchaikovsky, non ha deluso assolutamente le aspettative altissime del suo pubblico. Successivamente Giuseppe Verdi diventa il protagonista, con l’esecuzione della marcia trionfale, danze e finale del secondo atto di “Aida”, una delle sue opere più famose ed eseguite al mondo. Ottima la prova del coro come ottima l’esecuzione dell’orchestra tutta, comprese le sei trombe egizie disposte ai lati del palco, a tre a tre, che hanno stupito i visitatori meno esperti.
A defezione del programma originale, che avrebbe voluto dedicare un intervento maggiore dall’opera Bohème di Puccini, il soprano Selene Zanetti ha eseguito solamente la prima aria di Mimì, dove ella si presenta al suo Rodolfo: “Si, mi chiamano Mimì”, dandone un’ottima interpretazione. Probabilmente, presume questo recensore, la voce più eroica del tenore Jagde non ha permesso di eseguire il duetto e l’aria di Rodolfo.
Il Bolero del compositore francese Maurice Ravel poi, non ha certo bisogno di grandi presentazioni. La scelta di questo brano risiede nel fatto che si può avvertire nel compositore impressionista, l’influenza che Puccini portò in Europa. L’apertura del rullante, nella dinamica del pianissimo, concede poi all’eccellente primo flauto di eseguire per la prima volta il famoso tema, passando poi il testimone ai colleghi della sezione dei fiati. Questa è stata sicuramente una scelta ambiziosa per l’orchestra in quanto sono stati necessari Maestri aggiunti per strumenti non consueti come la celesta, tre sassofoni, tromba acuta in re, corno inglese, ecc. Il colore timbrico di ogni strumento ha risuonato per tutta la piazza affascinando l’attento pubblico che è stato così preso per mano, in questo crescendo intensivo, che ha portato poi alla conclusione, spettacolare, del Bolero.
La conclusione di questo concerto è stata poi affidata di nuovo alle note pucciniane tratte dall’opera Turandot, dove il soprano Zanetti ha dato voce alla gentile Liù, nel suo coraggioso atto di sacrificio incastonato nell’aria “Tu che di gel sei cinta”, seguita dal celeberrimo “Nessun dorma” eseguito dal tenore Jagde. Per entrambi un’ottima prova di interpreti esperti quali sono. Il finale “Padre augusto” poi è stato movimentato da una leggera pioggia che, fortunatamente, si è intensificata solo alla fine dell’esecuzione, salvando il concerto da un epilogo poco felice per il pubblico. Gli applausi hanno echeggiato per Piazza San Marco, forti e sentiti, nel salutare e ringraziare tutti i protagonisti di questo concerto direi assolutamente bene riuscito.