Pesaro, domenica 11 agosto, Teatro Rossini, ore 16
MESSA DI RAVENNA
per soli, coro e orchestra di Gioachino Rossini (1808)
Rossini Opera Festival
Jorge Juan Morata tenore
Tianxuefei Sun tenore
Alejandro Baliñas Vieites basso
Ferdinando Sulla direttore
Coro del Teatro della Fortuna di Fano
Mirca Rosciani maestra del coro
Filarmonica Gioachino Rossini
ph. Rossini Opera Festival 2024

L’esecuzione di una vera rarità rossiniana, la “Messa di Ravenna”, è tra gli eventi organizzati dal Rossini Opera Festival a margine della programmazione operistica ed è stata preceduta da una conversazione con Paolo Fabbri (autore di fondamentali pubblicazioni tra cui “Come un baleno rapido – Vita e arte di Rossini”, LIM 2022) condotta da Ilaria Narici, con la presenza di Daniele Carnini e di Ferdinando Sulla, curatore della revisione della partitura sulle fonti della Fondazione Rossini. Lo studio di questa pagina giovanile, che secondo Paolo Fabbri “può considerarsi a buon diritto la prima commissione pubblica offerta a Rossini”, rappresenta un ulteriore tassello nel costante lavoro di ricerca e  divulgazione dell’opera rossiniana (e di quanto possa contribuire a diffonderne la conoscenza) che la Fondazione ha assunto tra i suoi compiti principali. La genesi della Messa detta “di Ravenna”, dal luogo della sua prima esecuzione, è connessa all’amicizia dei Rossini col ricco possidente Agostino Triossi, risalente al periodo in cui la famiglia di Gioachino fu costretta a compiere continue peregrinazioni in diverse città della Romagna, sia per motivi professionali sia per le note questioni politico-giudiziarie del padre Giuseppe. Probabilmente il primo incontro avvenne a Ravenna nel 1804, quando la madre Anna Guidarini fu ingaggiata per la stagione operistica; la familiarità con l’imprenditore e dilettante di musica, forse padrino alla cerimonia della cresima di Gioachino, fu consolidato dall’incarico di gestore delle finanze, fino alla maggiore età, del giovane compositore.

La tenuta di Conventello a Savarna, proprietà del Triossi, vedrà Rossini protagonista dei trattenimenti musicali che animeranno le villeggiature: agli anni successivi al 1804 risalgono la “Sinfonia al Conventello”, la “Sinfonia obbligata a contrabbasso” e le “Sei Sonate a quattro”. La partitura della messa fu ritrovata accidentalmente (in vendita su una bancarella) e acquistata dal Capitolo, per essere poi eseguita nel Duomo ravennate il 28 marzo 1869, domenica di Pasqua; in quella occasione il periodico “Il ravennate” rendeva noto che questa musica “venne eseguita più volte in diverse nostre chiese e sempre con plauso”, ma di queste numerose esecuzioni non si ha alcuna notizia. Alexis Azevedo nel 1864 cita le circostanze che determinarono la prima rappresentazione: “messa che fu eseguita, sotto la direzione dell’autore, in una chiesa di Ravenna […] durante la stagione della celebre fiera”; la fiera cui si riferisce Azevedo è quella del 24 giugno, in onore di San Giovanni Battista. Nel contesto socio-culturale relativo alla Messa di Ravenna, la musica sacra faceva parte di un sentire comune, anche mondano: la chiesa era talvolta l’unica possibilità di ascoltare buona musica, soprattutto per chi non poteva permettersi di andare a teatro; questa partitura si conforma allo stile all’epoca maggiormente praticato in ambito sacro, vale a dire lo stile ecclesiastico concertato (quello “stile operistico” che sarà contestato dal Cecilianesimo) e consta di tre sole parti dell’ordinario (Kirie, Gloria e Credo), dalle quali, secondo l’assegnazione al coro e ai solisti, risultano otto tempi: Chirie, Gloria, Laudamus, Gratias – Domine Deus, Qui tollis, Quoniam, Cum Sancto Spiritu, Credo. L’esecuzione, diretta da Ferdinando Sulla, è stata accolta da un pubblico numeroso al Teatro Rossini; nell’impostazione e nella scelta degli artifici espressivi è stata privilegiata quell’austerità che, pur in un ambiente molto diverso da una chiesa, vuole richiamare la destinazione e le finalità originarie di questa partitura.

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