Rossini Opera Festival – Pesaro, Auditorium Scavolini 16 agosto, ore 11
Il viaggio a Reims
Musica di Gioachino Rossini
Dramma giocoso in un atto di Luigi Balochi
Edizione critica della Fondazione Rossini,
in collaborazione con Casa Ricordi,
a cura di Janet Johnson
Produzione 2001, riallestimento
Direttore DAVIDE LEVI
Elementi scenici e regia EMILIO SAGI
Ripresa della regia MATTEO ANSELMI
Costumi PEPA OJANGUREN
Luci FABIO ROSSI
Interpreti
Corinna CHIARA BOCCABELLA
Marchesa Melibea ALEKSANDRA METELEVA
Contessa di Folleville NANAMI YONEDA
Madama Cortese ELENORA HU
Cavalier Belfiore ALEKSEY KURSANOV
Conte di Libenskof ALIKHAN ZEINOLLA
Lord Sidney IRAKLI PKHALADZE
Don Profondo GIUSEPPE DE LUCA
Barone di Trombonok CARLOS REYNOSO
Don Alvaro MAXIM LISIIN
Don Prudenzio ALEKSEI MAKSHANTSEV
Don Luigino BRYAN LÓPEZ GONZÁLEZ
Delia KILARA ISHIDA
Maddalena YIQIAN HENG
Modestina MARINA FITA MONFORT
Zefirino / Gelsomino MARCELO SOLÍS
Antonio GONGHAO ZHANG
ORCHESTRA SINFONICA G. ROSSINI
ph. Amati Bacciardi
Come ogni anno, a partire dal 2001, “Il viaggio a Reims” viene rappresentato in forma semi-scenica per il Festival Giovane, nella programmazione del Rossini Opera Festival; ne sono protagoniste le giovani voci formatesi nell’ambito dell’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda”, sostenuta dalla Fondazione Meuccia Severi. Nata all’interno del Rossini Opera Festival nel 1989 e diretta sino al 2016 da Alberto Zedda, cui è stata intitolata dopo la sua scomparsa, l’Accademia è all’avanguardia nella formazione di un nuovo tipo di cantante, che abbia un’apertura totale alla mentalità, alla cultura e allo stile del Belcantismo. Dal 2017 ne è Direttore l’attuale Sovrintendente Ernesto Palacio, che a sua volta ha alle spalle una carriera di cantante; ogni anno escono dai suoi corsi talenti vocali in grado di esprimere, anche nei massimi teatri di tutto il mondo, questo nuovo approccio alla musica di Rossini. È doveroso riconoscere al ROF e all’Accademia che questo incessante lavoro a tutto tondo sulla musica e la cultura rossiniane ha contribuito a cambiare radicalmente il panorama della lirica internazionale: opere che fino a ieri erano considerate ineseguibili per l’assenza di cantanti in grado di interpretarle sono oggi in cartellone nei maggiori teatri. Lo stesso “Viaggio a Reims”, oggetto di una valutazione pessimistica in occasione della sua prima rappresentazione in epoca attutale, è ormai entrato nel canone operistico.
È stato grazie a una paziente ricerca informata alla migliore filologia che questa partitura, ritirata dall’autore e “cannibalizzata” a vantaggio di altri titoli, “Le comte Ory” in primis, ha potuto ritrovare la sua interezza; a Claudio Abbado si devono memorabili esecuzioni della “Cenerentola”, del “Barbiere di Siviglia”, dell’ ”Italiana in Algeri” e la sua eccelsa bacchetta diresse anche la mitica rappresentazione del “Viaggio” nel 1984, la prima, con la regia di Luca Ronconi e la presenza di una compagnia di canto comprendente Katia Ricciarelli, Lella Cuberli, Cecilia Gasdia, Lucia Valentini Terrani, Francisco Araiza, Edoardo Giménez, Samuel Ramey, Leo Nucci, Enzo Dara, Ruggero Raimondi, Giorgio Surjan, Bernadette Manca di Nissa, Oslavio Di Credico, Raquel Pierotti, Luigi De Corato, Ernesto Gavazzi, William Matteuzzi, Antonella Bandelli, Armando Ariostini, oltre a quella del Teatro di marionette di Gianni e Cosetta Colla. Eppure, il libretto allegato al disco realizzato in quell’occasione recita “La scomparsa del Viaggio a Reims derivò da fattori estranei alla sua intrinseca qualità artistica. Alcuni di questi fattori indicano la ragione per cui, anche dopo il suo ritrovamento, appare improbabile che il Viaggio ottenga un posto permanente nel repertorio operistico”, valutazione e previsione realistiche, dovute alla consapevolezza dell’eccezionale impegno messo in campo allora, che fortunatamente la realtà dei fatti ha smentito ma che probabilmente si sarebbero avverate senza la perseveranza del ROF e dell’Accademia. Molti e molte cantanti che oggi svolgono una carriera ai massimi livelli sono ex allievi dell’Accademia Rossiniana, una tappa indubbiamente ardua nel percorso di formazione, che tuttavia per molti ha significato l’accesso ai grandi palcoscenici internazionali. La partitura del “Viaggio” è unica nel suo genere, non un pezzo di teatro musicale propriamente detto ma una cantata scenica; si distacca dalle cantate rossiniane per dimensioni, complessità e ricchezza degli episodi, eccezionalità dell’organico richiesto, con ben diciassette parti, a dieci delle quali sono richieste qualità virtuosistiche da ruolo principale in un’opera.
Proprio la necessità di una compagnia di canto straordinaria ha fatto sì che Alberto Zedda individuasse questo lavoro quale materia ottimale per una formazione di alto livello destinata alle giovani voci che intraprendono la carriera. Se con le cantate ha in comune solo l’assenza di un intreccio, ne prende abbondantemente le distanze anche per il carattere: serio, solenne e celebrativo quello della cantata-tipo, brioso, dissacrante e scanzonato quello del “Viaggio”. Diversamente dal comitato di compositori che per l’Opéra aveva elaborato una glorificazione della storia e della leggenda francesi, Rossini e Balochi mettono insieme un gruppo di figure stereotipate dell’opera italiana, personaggi letterari e caricature di Stati e dei loro rappresentanti, figure al limite del grottesco quantunque portatrici di significati allegorici. “Il viaggio a Reims” è il viaggio che non si compie: non si va a Reims ma si ripiega su Parigi, capitale del mondo di cui l’immaginario Albergo del Giglio d’Oro rappresenta il microcosmo. Un tributo non al re, ma alla comédie humaine della vita sociale parigina, dove la paziente principale è la Francia stessa, allegorizzata nella contessa di Folleville. Il deragliamento della diligenza rappresenta i Cento Giorni, a Corinna, personaggio preso in prestito da Madame de Staël (come pure lo è Lord Sidney), viene affidata una supplica per l’indipendenza della Grecia; è resa con ironia la seicentesca romanza “Charmante Gabrielle”, sull’amante di Enrico IV (da Rossini musicata in modo da farla sembrare antiquata come la romanza di Bartolo nel “Barbiere”), intonata nella sequenza di inni del Finale dalla contessa di Folleville (nome parlante) e dal fatuo Cavalier Belfiore. Appagante sotto tutti i punti di vista assistere al “Viaggio a Reims” nell’Auditorium Scavolini da poco inaugurato, con la messa in scena scarna, minimale quanto efficace di Emilio Sagi (riproposta da Matteo Anselmi), i costumi di Pepa Ojanguren, le luci di Fabio Rossi e le voci fresche delle allieve e degli allievi rossiniani.
La compagnia di canto, sempre più caratterizzata da una presenza largamente internazionale, è organizzata in modo da riservare un ruolo principale nella seconda rappresentazione a chi ne ha interpretato uno secondario nella prima; la direzione di Davide Levi, pur attenta alle differenti esigenze delle varie scene, impone un ritmo generalmente sostenuto, con frequenti, evidenti accelerazioni. Si distinguono una Marchesa Melibea e un Lord Sidney pienamente presenti, tanto come voce quanto in scena; bene le parti svettanti di Corinna e Folleville, che non lasciano nulla desiderare se non voci di corposità maggiore; svolto a dovere il ruolo di Madama Cortese, Don Profondo convince come vocalità ma carica il personaggio in direzione del comico, inappuntabili i tenori nei panni di Libenskof e di Belfiore, lo stesso dicasi per i bassi che danno vita a Don Alvaro e al Barone di Trombonok: con qualità vocali in soddisfacente gradazione, anche se non allo stesso livello, tutti si sono guadagnati applausi a scena aperta e l’acclamazione di una sala entusiasta alla conclusione.