Rossini Opera Festival – Pesaro, sabato 17 agosto, Teatro Rossini, ore 16
CONCERTO DI BELCANTO
Sara Blanch soprano
Alessandro Benigni pianoforte
Gioachino Rossini
Canzonetta spagnuola “En medio a mis colores”
“Mi lagnerò tacendo”
2.Bolero
Soirées musicales
“La pastorella delle Alpi”
Vincenzo Bellini
Arietta “Il fervido desiderio” (“Quando verrà quel dì”)
Sei ariette da camera dedicate a Marianna Pollini
“Per pietà, bell’idol mio”
Arietta “Vaga luna, che inargenti”
Gaetano Donizetti
Nuits d’été à Pausilippe
“La conocchia”
Soirées d’automne a à l’Infrascata
Canzonetta “Amor marinaro” (“Me voglio fa’ ‘na casa”)
Arietta “Amore e morte” (“Odi d’un uomo che muore”)
Gioachino Rossini
Péchés de vieillesse, Vol. VII Album pour les enfants dégourdis
3.“Memento homo”
Adina
Cavatina “Fragolette fortunate”
Il signor Bruschino
Recitativo “Ah voi condur volete” e Aria di Sofia “Ah donate il caro sposo”
Péchés de vieillesse, Vol. VII Album pour les enfants dégourdis
7.“Une caresse à ma femme”
Il Turco in Italia
Aria di Fiorilla “Squallida veste, e bruna”
ph. ROF 2024
Sara Blanch, molto apprezzata al ROF dell’anno scorso come Zenobia in “Aureliano in Palmira”, oltre che quest’anno nella rarità rossiniana “Il vero omaggio”, ha dato un bel saggio di pura espressività belcantistica con il suo recital al Teatro Rossini, sostenuta dal valido accompagnamento del pianoforte di Alessandro Benigni, presentando un applaudito programma che ad arie d’opera affianca canzonette e ariette da camera.
Sono del grande pesarese i brani d’avvio: una canzonetta composta a Napoli nel 1821 e pubblicata nel 1829, su testo in lingua spagnola il cui carattere viene marcato ulteriormente dall’intercalare “ay” alla fine di ogni verso; poi una delle numerose versioni che Rossini fece di “Mi lagnerò tacendo”, aria tratta dal dramma per musica “Siroe” di Metastasio (“Mi lagnerò tacendo / della mia sorte amara, ah! / Ma ch’io non t’ami, / o cara, non lo sperar da me. / Crudel, in che t’offesi / farmi penar così? / Crudel! Non lo sperar da me”). Per Rossini era un gioco e insieme un banco di prova il mostrare che uno stesso testo poteva essere intonato in modi differenti, una tesi che cent’anni dopo anche Igor Stravinskij avrebbe sostenuto, a dimostrazione dell’asemanticità della musica.
A seguire, un pezzo di carattere dalle Soirées musicales, un’arietta costruita sulla scansione della tyrolienne, con vocalizzi a imitazione dello Jodel. Non solo Rossini: si ascoltavano due strofe metastasiane (da “Artaserse”: “Per pietà, bell’idol mio, / non mi dir ch’io sono ingrato; / infelice e sventurato abbastanza il ciel mi fa. / Se fedele a te son io, / se mi struggo a’ tuoi bei lumi, / sallo amor, lo sanno i numi, /il mio core, il tuo lo sa”) musicate da Bellini, oltre a due delle “Tre ariette inedite” dedicate a Giulietta Pezzi, composte intorno al 1827 su testo di autore anonimo e pubblicate, postume, nel 1838. Contraddistinte da uno stile semplice e sobrio, lontane dal portato emozionale e drammatico della produzione operistica belliniana, nell’economia del recital le ariette preparavano il terreno, per contrasto, a successivi pezzi di brillante virtuosismo.
Di temperie solare e partenopea i pezzi di Donizetti, interpretati tutti con agilità e bravura, sia quello tratto dalla raccolta composta durante la sua permanenza a Napoli, che ricorda quella tradizione napoletana consistente nello spostare la musica dai palazzi nobili alla collina di Posillipo durante de notti d’estate, sia quelli contenuti in un’altra raccolta, pubblicata a Napoli nel 1837 e nota anche come Soirées de Paris. Ancora Rossini, con due brani per pianoforte solo dai Péchés de vieillesse, eseguiti con classe e fascinazione nel rendere sia un marcato carattere lugubre e meditativo sia una tenerezza velata di melanconia. Interpretazione drammatica e virtuosismo spiccato emergevano poi nelle arie d’opera rossiniane, dove brillavano le doti di soprano di coloratura di Sara Blanch in un susseguirsi di vocalizzi funambolici e acuti vertiginosi, che non mancavano di conquistare la sala. Lungamente applauditi, gli artisti offrivano ancora, fuori programma, “La primorosa” dalla zarzuela “El barbero de Sevilla” di Gerónimo Giménez e il pezzo di bravura“Sévillana”, ricavato dall’intermezzo orchestrale dell’opéra-comique “Don César de Bazan” di Jules Massenet.