Verona, Teatro Filarmonco, 18 settembre – ore 20,30
Orchestra dell’Accademia Nazionale Di Santa Cecilia
Gianandrea Noseda direttore
Jan Lisiecki pianoforte
Francesco Piemontesi pianoforte
Jörg Widmann Con brio
Wolfgang Amadeus Mozart Concerto per due pianoforti e orchestra in mi bemolle maggiore KV 365 (K6 316a)
Ludwig van Beethoven Sinfonia n. 5 in do minore Op. 67
(ph Cassin Brenzoni)

L’inzio del programma è affidato alla contemporaneità con la scelta di Gianandrea Noseda di proporre una composizione del compositore tedesco Jörg Widmann. Classe 1973  è uno dei più versatili e intriganti artisti della sua generazione clarinettista e compositore, direttore d’orchestra di varie compagini di prestigio tedesche e internazionali.  Con brio, un suo brano sinfonico, si presenta come una sorte di  ponte con quanto si ascolterà nel corso del programma. L’incipit del brano di Widmann  recupera le battute iniziali della 5a sinfonia beethoveniana, con un continuo rimandare alla musica del grande maestro di Bonn alle sue ouverture sinfoniche, quali l’Egmond, e cenni alla stessa sinfonia che verrà inclusa nel programma. La modernità di una scrittura non si presenta certamente avulsa dal contesto di modelli stilistici delle composizioni classiche ma emerge di prepotenza la progressiva frantumazione della grammatica armonica. Alla fine gli strumenti sinfonici  ci sono tutti e tutto scorre  pescando di qua e di là dalla memoria dell’ascoltatore. Del resto anche questa è musica di un millennio che cerca innovazione ma che alla fine non abbandona i saldi modelli dei secoli passati riadattandoli in una possibile innovazione.

Il programma riprende la via di ascolti rassicuranti con il Concerto per due pianoforti e orchestra in mi bemolle maggiore, KV 365 di Wolfgang Amadeus Mozart, di raro ascolto per la non sempre facile opportunità di mettere assieme solisti d’eccezione: qui  Jan Lisiecki e Francesco Piemontesi. Accomunati da una tecnica  raffinata sono stati capaci di evidenziare le differenze stilistiche tra le due parti pianistiche  con Jan Lisiecki  nella parte del pianoforte primo lavorando molto sul dettaglio pianistico Francesco Piemontesi imponendosi come una sorta di accompagnamento lavorando sulla cantabilità della scrittura in cui si vede lo stile di un Mozart accademico e formale. Al termine del concerto, accolti da un lungo applauso, i pianisti hanno offerto due bis: prima, l’ultima delle Danze slave di Dvořák (op. 46, n. 8) al pianoforte a quattro mani, e poi, con due pianoforti, gli arpeggi che accompagnano la melodia del primo violoncello dell’ orchestra ne Il Cigno dal Carnevale degli animali di Saint-Saëns.

Ed ecco che Beethoven entra in scena  con la Sinfonia n. 5 in do minore, Op. 67. Forse il brano risulta fin troppo noto e quindi in qualche maniera è scontata che in qualunque modo lo si voglia leggere non lasci ampi margini di lettura e di fantasia. E questo in sostanza la lezione di Noseda.
il pubblico ha saputo apprezzare forse più per una cortesia nei confronti dell’Orchestra di Santa Cecilia e del direttore Noseda più che per un coinvolgimento emozionale. Ma alla fine ripagato dal bis dell’Overture dal “Flauto magico” di Mozart, qui invece energica e frizzante.
E il pubblico ringrazia

 

 

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