di Stefano Torboli*

Torino, Teatro Regio 19 ottobre 2024, ore 15
progetto “Manon, Manon, Manon”
MANON LESCAUT
Opéra-comique in tre atti
Libretto di Eugène Scribe dal romanzo
l’Histoire du chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut
di Antoine-François Prévost
Musica di Daniel Auber
Manon Lescaut Rocío Pérez
Il marchese d’Hérigny Armando Noguera
Lescaut Francesco Salvadori
Des Grieux Sébastien Guèze
Madame Bancelin Manuela Custer
Renaud Guillaume Andrieux
Gervais Anicio Zorzi Giustiniani
Monsieur Durozeau Paolo Battaglia
Un sergente Tyler Zimmermann*
Un borghese Juan José-Medina*
Zaby Albina Tonkikh*
*Artisti del Regio Ensemble
Orchestra e Coro del Teatro Regio Torino
Direttore Guillaume Tourniaire
Direttore del coro Ulisse Trabacchin
Regia Arnaud Bernard
Regista collaboratore Yamal das Irmich
Scene Alessandro Camera
Costumi Carla Ricotti
Luci Fiammetta Baldiserri
Video Marcello Alongi
Direttore dell’allestimento scenico Antonio Stallone
Nuovo allestimento Teatro Regio Torino
ph©Torino, Teatro Regio


Il romanzo di Prévost ha ispirato generazioni di artisti, e la figura di Manon Lescaut continua ad affascinare il pubblico. Il Teatro Regio di Torino ha sapientemente colto questa suggestione, proponendo un trittico operistico che ci permette di seguire l’evoluzione del personaggio attraverso
le diverse interpretazioni di Auber, Massenet e Puccini. Questa scelta offre al pubblico l’opportunità di confrontare diverse interpretazioni musicali di un medesimo soggetto e di seguire l’evoluzione del personaggio nel corso del tempo. La prima di queste composizioni è proprio quella di Daniel Auber. Il compositore francese, contemporaneo di Rossini e Verdi, fu uno dei massimi esponenti dell’opéra-comique, un genere che combinava elementi tragici e comici e che sostitutiva i recitativi musicali con parti esclusivamente
recitate. La Manon Lescaut di Auber (1856), nonostante il suo fascino, va in scena di rado. Basti pensare che la prima italiana avvenne solo nel 1984 a Verona, ben 130 anni dopo la prima mondiale! L’opera e il romanzo coincidono solo nel finale, in cui la protagonista, condannata all’esilio, muore di stenti nel
deserto: mai prima di allora un lavoro per l’opéra-comique aveva avuto una così tragica conclusione. Veniamo ora alla produzione. La regia di Arnaud Bernard, geniale nell’intrecciare le tre opere in un unico racconto, ci trasporta in un vero e proprio viaggio cinematografico. Ogni opera è riletta attraverso l’estetica di un’epoca diversa, creando un affascinante contrappunto tra la musica e l’immagine. Partendo dall’osservazione che ogni compositore (Auber, Massenet e Puccini) ha offerto una propria interpretazione del personaggio, Bernard ha deciso di legare le tre opere attraverso il prisma del cinema francese. L’elemento cinematografico, quindi, è il mezzo con il
quale vengono presentate le tre versioni: il cinema muto per Auber, gli anni ’30 per Puccini e gli anni ’60 per Massenet. Questa scelta permette di sottolineare l’evoluzione della figura femminile e di mostrare come il personaggio di Manon si sia trasformato nel corso dei secoli, riflettendo le
diverse sensibilità artistiche e sociali di ogni epoca.

La scelta di ambientare la produzione di Auber nel cinema muto è particolarmente azzeccata, sottolineando la natura quasi epica e tragica di questa prima versione. L’idea cinematografica, già vista con esito vincente in alcune produzioni dell’anno corrente (es. La Fanciulla del West, Suor
Angelica), incornicia la vicenda con una compagine al completo di una troupe cinematografica (regista, attrezzisti, microfonisti ecc). La regia di Bernard, supportata dalle scenografie evocative di Alessandro Camera e Carla Ricotti, crea un’atmosfera sospesa e poetica. Il coro, preparato da Ulisse Trabacchin, contribuisce in modo significativo alla riuscita della rappresentazione, con interventi precisi e intonati. Guillaume Tourniaire, direttore d’orchestra francese, presenta una lettura brillante della partitura sebbene rimanga sempre cauto con i tempi, anche nei momenti più frenetici, come il
Galoppo nell’Overture iniziale o nei momenti di eccitamento d’assieme a fine atto. L’orchestra del Teatro Regio risponde con sicurezza e decisione creando un colore meraviglioso nella conclusione dell’opera e brillando nei momenti di grande lirismo e nelle parti più virtuosistiche.

La protagonista, interpretata da una straordinaria Roció Pérez, è al centro dell’attenzione. La sua voce, agile e potente, domina le difficili colorature del ruolo, mentre la sua intensa espressività ci coinvolge fin dalle prime note. Accanto a lei, un cast di tutto rispetto: Armando Noguera, in un
Marchese d’Hérigny ironico e affascinante, e Francesco Salvadori, ricco di risonanza vocale nella regione grave del registro vocale. Completa il gruppo dei primari il tenore Sébastien Guèze, il povero Des Grieux che rincorre la propria amata in tutti i suoi capricci e disavventure.
Anche i comprimari partecipano con forte presenza scenica e buon apporto vocale: Madame Bancelin, Manuela Custer; Renaud, Guillaume Andrieux; la dolce Marguerite, Lamia Beuque; Gervais, Anicio Zorzi Giustiniani.
L’eterogeneo pubblico che ha assistito a questa rappresentazione è stato senza dubbio conquistato dalla bellezza della musica, dalla maestria degli interpreti e dall’originalità della regia. Un’esperienza indimenticabile che conferma il Teatro Regio di Torino come una delle più importanti
istituzioni liriche italiane.
Si replica giovedì 24 e domenica 27 ottobre

*Stefano Torboli
https://www.operabase.com/stefano-torboli-a2144247/it

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