Bolzano, Teatro Comunale, 3 settembre 2021, ore 20.15
63° CONCORSO PIANISTICO INTERNAZIONALE FERRUCCIO BUSONI
Gran finale. Finalissima
OrchestraHaydn Orchester
Arvo Volmer, direttore
Jae Hong Park
Sergej Rachmaninov
Concerto per pianoforte e orchestra n.3
Lukas Sternath
Ludwig van Beethoven
Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 in mi bem magg, op 73 “Imperatore”
Do-Hyun Kim
Sergej Prokof’ev
Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in sol min, op. 16.
Costituisce sempre un evento per la città di Bolzano la finale del Concorso pianistico Ferruccio Busoni, fondato nel 1953 da Arturo Benedetti Michelangeli ai tempi della sua docenza al Conservatorio cittadino, giunto alla sua 63a edizione (dal 2003 a cadenza biennale). E’ il momento in cui il mondo culturale musicale e gli ambienti economici e finanziari della città si incontrano a sostegno del concorso e dei giovani concorrenti che giungono da ogni parte del mondo. Superando le difficoltà imposte dalla pandemia, il Concorso è riuscito nel 2020 ad effettuare le sue selezioni dando vita ad una piattaforma on line Glocal Piano Project, di alta tecnologia, sulla quale dai 23 saloni di esposizione della Steinway & Sons sparse tra 4 continenti, si sono potuti esibire i 93 candidati da 28 paesi. Questo progetto è stato un evento che ha dato grande visibilità a tutti i candidati del Concorso; tra di essi sono stati scelti i 28 concorrenti invitati a questa fase finale del 2021 a Bolzano. L’Italia era rappresentata con 8 candidati, e allo stesso modo il grande successo del concorso in ambito asiatico è evidente con i 10 partecipanti finalisti sudcoreani e i 4 cinesi. Non sono mancate certamente difficoltà di natura logistica e sanitaria per accogliere i finalisti da ogni parte del mondo, superate dal perfetto coordinamento tra autorità sanitarie locali e diplomazia internazionale. Alla fine si è trattato di un lavoro complesso premiato con la diretta televisiva della prova finale su RAI5 che finalmente ha dato riconoscibilità mediatica alla manifestazione. Al gran finale, dopo le prove solistiche e l’ulteriore dura selezione con la prova di musica da camera, con il quartetto per archi Schumann, erano stati selezionati i tre finalisti, i due coreani Jae Hong Park e Do-Hyun Kim, con il giovanissimo austriaco, poco più che ventenne, Lukas Sternath. La giuria, guidata dal pianista Louis Lortie, era rappresentativa del complesso mondo del pianoforte (Nareh Arghamanyan, Alessio Bax, Federico Colli, Till Janczukowicz, Francesco Filideo, Hèlène Mercier, Eliane Rodrigues, Alexander Romanovsky e Mikhail Rudy) giovani concertisti con accanto musicisti di lunga esperienza, e docenti di pianoforte, con l’incarico di scegliere il vincitore. Il concorso richiede maturità ai partecipanti, oltre che competenze tecniche e interpretative, e visioni in prospettiva non dando per scontato l’assegnazione del primo premio. Al termine della prova finale con orchestra, la giuria, dopo una attesa di neppure mezz’ora, ha emesso il suo verdetto proclamando i vincitori del 63° Concorso Pianistico Internazionale Ferruccio Busoni: primo premio al coreano Jae Hong Park, il secondo assegnato al coreano Do-Hyun Kim e il terzo all’austriaco Lukas Sternath. Le scelte della giuria spesso si discostano dai gradimenti del pubblico che ha fatto sentire la sua vicinanza al coreano giunto secondo che ha offerto una lettura di ricerca del secondo Concerto per pianoforte n. 2 di Prokof’ev più posizionata alla poetica del ‘900, sfruttando al meglio le complesse articolazioni dei movimenti sottolineando le discordanze tra pianoforte e orchestra con un finale che irrompe assegnando al pianoforte la ribalta sonora. Defilata la prova del giovane austriaco con una gestione del concerto beethoveniano molto rigorosa, attenta alla ricerca del suono e a soppesare il tocco sui tasti, piuttosto che a ricercare nuove vie interpretative.
Alla fine per coerenza interpretativa e continuità di rendimento è stato prescelto il coreano Jae Hong Park che si presentava con l’impegnativa partitura del terzo concerto per pianoforte di Rachmaninov, considerato da alcuni il più difficile del repertorio pianistico, dando prova oltre che di un grande possesso di tecnica anche con una scelta interpretativa originale, rendendo l’esecuzione molto fluida cercando tra le note diversi stili di scrittura, il rigore classico, il virtuosismo da antiche tastiere, senza cedere negli effetti della scrittura rutilante del tardo romanticismo, o nel virtuosismo di facile effetto. Del resto, tra i fedelissimi frequentatori delle selezioni, si sosteneva che la vittoria l’aveva già guadagnata nella finale solistica con una Sonata n.29, Op.106 di Beethoven eseguita con una tecnica e interpretazione impeccabile. L’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, diretta da Arvo Volmer, ha saputo abilmente gestire e supportare le scelte interpretative dei finalisti in brani che dispiegavano mondi musicali assai complessi e preparati nello spazio di una giornata per adeguarsi ai diversi stili di lettura. La prova dei 3 finalisti è stata preceduta dalla proclamazione delle assegnazioni dei premi minori al complesso dei 7 candidati ammessi. Lukas Sternath si è conquistato anche il premio come il più giovane partecipante alle finali, il 6° posto ex aequo conferito all’italiano Francesco Granata e all’ucraino Illia Ovcharenko, il russo Vladimir Petrov il merito del 5° posto mentre all’italiana Serena Valluzzi (unica donna in questa fase e ammessa come 7a finalista per l’alta qualità della prestazione) la 4a posizione. Sorpresa per esito del vincitore nel voto del pubblico, che poteva esprimere la sua scelta anche on line. Le preferenze sono andate al russo Vladimir Petrov: il pubblico così si è espresso, a dimostrazione di una autonomia di giudizio e di gusto rispetto ai proclami degli esperti giurati. Spetta adesso al vincitore Jae Hong Park dimostrare di saper gestire con sapienza la carriera che tale vincita gli sta prospettando. Non sempre la vincita al concorso comporta prospettive di facilità carriera, anzi la lista dei vincitori delle precedenti edizioni è impietosa sulle difficoltà nell’ imporsi nel mondo del concertismo internazionale.