Verona, Arena, 14 agosto 2022
99°Arena di Verona Opera Festival
Carmen
Opera-comique in quattro atti
Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy dalla novella omonima di Prosper Mérimée
Musica di Georges Bizet
CARMEN Elina Garanča
DON JOSÉ Brian Jagde
MICAELA Maria Teresa Leva
FRASQUITA Daniela Cappiello
MERCEDES Sofia Koberidze
ESCAMILLO Claudio Sgura
DANCAIRO Nicolò Ceriani
REMENDADO Carlo Bosi
ZUNIGA Gabriele Sagona
MORALES Biagio Pizzuti
DIRETTORE Marco Armiliato
REGIA E SCENE Franco Zeffirelli
COSTUMI Anna Anni
LUCI Paolo Mazzon
COREOGRAFIA El Camborio
RIPRESA da Lucia Real
Coordinatore al ballo Gaetano Petrosini
Con la partecipazione straordinaria della Compania Antonio Gades
Direttore Artistico Stella Arauzo
Orchestra, Coro, Ballo e tecnivi della Fondazione Arena di Verona
Maestro del coro Ulisse Trabacchin

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Debutto bagnato quello dell’11 agosto per l’attesa Carmen con il mezzosoprano Elīna Garanča nel ruolo di protagonista: lo spettacolo è stato interrotto prima della sua morte a causa della pioggia, quasi a conclusione. Quindi buona la seconda in questo caso, per un’altra la Carmen in locandina, se ne sono alternate quattro interpreti in questa stagione areniana. Non stiamo a soffermarsi sull’allestimento di Zeffirelli, tante volte riportato, ma piuttosto su quanto la cantante è stata capace di ritrovarsi in uno spazio nel quale non si è mai confrontata. E come una grande interprete, riesce a gestire lo spazio areniano, anche con nulle prove ha tirato fuori l’esperienza di un personaggio per tante volte interpretato e superano le 50 recite di un ruolo che la stessa Garanča riconosce di averle recato grandi soddisfazioni ma che sarebbe giunto il tempo di deporlo per altre nuove esperienze. Senza grandi spazi di movimento la sua è stata una interpretazione di una Carmen essenzialmente vocale che alterna grandi acrobazie vocali a note basse seducenti. Il suo personaggio si presenta dunque come una donna istintiva, indipendente e forte, certo, ma anche fragile e costantemente in dubbio sul suo futuro (consulta spesso e quasi compulsivamente le carte, quasi a cercar conforto o una risposta), sicura delle sue scelte e decisa a sacrificarsi per esse ma umanamente spaventata di fronte ad un uomo che, ne è certa, le darà per esse la morte, a cui va incontro con dolente consapevolezza. Occorre prendere atto della disponibilità di queste artiste dell’internazionalità della lirica di confrontarsi con l’Arena e di riuscire a conquistarlo scena per scena nota dopo nota, riuscendo anche con un colpo di scena, come entrando a cavallo nella scena della montagna o suonando le nacchere nella ballo della taverna. Brian Jadge, già ascoltato nel corso della stagione, si è confermato un robusto Don Josè e, soprattutto nel III e IV atto, ha dato prova di una solida e drammatica teatralità acquisendo espressività rispetto alla prima rappresentazione inaugurale, e maggior sicurezza nel gestire il rapporto sia scenico che drammatico con Carmen.

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Molto bene Maria Teresa Leva che nella sua Micaela, attraverso un attento uso della vocalità, ha evidenziato la forza che la pone in fiero contrasto con Carmen piuttosto che costantemente accanto al focolare quale angelo (bello in questo senso il confronto delle due donne nel finale Atto III) mentre Claudio Sgura delineava un Escamillo di tutto rispetto, elegante e solido nella linea del canto, quanto signore e sicuro nei modi. La sua chiara dizione del francese rafforza la precisione del suo fraseggio. Ben rodato anche il resto del cast nella sua interezza Nicoló Ceriani (Dancairo), Carlo Bosi (Remendado), Gabriele Sagona (Zuniga) e Biagio Pizzuti (Morales). Una segnalazione di merito per Frasquita interpretata da Daniela Cappiello con la sua voce ricca di sfumature, per la Mercedes di Sofia Koberidze che coglie i colori e gli accenti della partitura. L’agilità, la chiarezza vocale ma anche la volontaria frivolezza dei due cantanti nel leggere le carte, accresce per contrasto il carattere fatale della profezia e i terribili colori vocali di Garanča. Ottima riuscita il Coro della Fondazione diretto da Ulisse Trabacchin ed il coro di Voci bianche A.LI.VE diretto da Paolo Facincani. Marco Armiliato, impegnato quest’anno quale direttore musicale a compattare quasi ogni sera cast del tutto eterogenei con quasi totale assenza di prove, ha diretto con la consueta professionalità, eseguendo, nonostante qualche segno di stanchezza, dunque il suo compito.

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