Verona,Teatro Filarmonico, 26 marzo ore 15.30
Werther
Dramma lirico in quattro atti di Jules Massenet
Libretto di Édouard Blau, Paul Milliet, Georges Hartmann
dal romanzo I dolori del giovane Werther di J. W. von Goethe
Direttore Francesco Pasqualetti
Regia Stefano Vizioli
Aiuto regista Pierluigi Vanelli
Scene Emanuele Sinisi
Costumi Anna Maria Heinreich
Luci Vincenzo Raponi
Visual Imaginarium Creative studio
Personaggi e interpreti
Werther Dmitry Korchak
Albert Gëzim Myshketa
Le Bailli Youngjun Park
Schmidt Matteo Mezzaro
Johann Gabriele Sagona
Charlotte Vasilisa Berzhanskaya
Sophie Veronica Granatiero
Brűhlmann Pierre Todorovitch
Käthchen Maria Giuditta Guglielmi
Orchestra e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Coro di Voci Bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani
Allestimento dei Teatri di OperaLombardia

Werther EnneviFoto

Un foglio accartocciato e poi disteso che accoglie parole e inchiostro colante: questo lo sfondo del Werther in scena sul palcoscenico del Teatro Filarmonico nella regia di Stefano Vizioli. Già al suo apparire nel 1774, il romanzo epistolare di Goethe destò scalpore in tutta Europa: I dolori del giovane Werther, manifesto dello Sturm und Drang, unisce la consapevolezza dell’uomo illuminista all’urgenza emotiva del venturo Romanticismo, in una storia in grado di avvincere i lettori di ogni epoca, compreso Jules Massenet (1842-1912), prolifico operista di punta della scuola francese. Nasce così un adattamento musicale a sei mani con i librettisti Blau, Miliet, e Hartmann che debuttò nel 1887 a Vienna e che arrivò a Parigi solo l’anno successivo, a causa della reticenza francese verso una così nota narrazione tedesca. La regia di questa produzione, prodotta dai Teatri di OperaLombardia nel primo autunno della pandemia, quindi ripensata per norme e recitazione più libera, lavora per sottrazione.
Un foglio accartocciato e poi disteso che accoglie parole e inchiostro colante: questo lo sfondo del Werther in scena.

Werther EnneviFoto

Partendo da un foglio bianco, Stefano Vizioli si riaggancia all’origine epistolare del testo tedesco con un focus sullo Sturm, la tempesta, in veste malinconica. Lo struggente atto quarto, con Charlotte anziana, costretta su una sedia, lontana dal suo amato ma ancora vicina al dolore della sua perdita, si rivela una scelta stimolante in continuità con il tocco poetico che percorre tutta l’opera. Nel Werther i cantanti, oltre che impavidi, devono dimostrarsi attori impegnati e credibili ed il cast scelto da Fondazione Arena di Verona ha ben adempito alla missione. Werther è interpretato da Dmitry Korchak, tenore lirico già applaudito in Arena, che ha dato prova di notevole preparazione e ottima destrezza teatrale, regalando un richiestissimo bis nel terzo atto di “Pourquoi me réveiller, ô souffle du printemps”. Al suo fianco il mezzosoprano Vasilisa Berzhanskaya, abile nel legato e con voce dal colore ambrato, ha dimostrato una forte espressività di colori sebbene le note più gravi siano state meno piene. Il baritono Gëzim Myshketa, nei panni di Albert, ha spiccato per la rotondità di suono mentre la sorella Sophie, impersonata dal soprano Veronica Granatiero, si è distinta per grazia giovanile e precisione di intonazione. In scena anche i sei figli più piccoli del Borgomastro, interpretati dai valorosi solisti del Coro di voci bianche A.Li.Ve. preparati da Paolo Facincani, che hanno dato quel tocco di fresca spensieratezza, impeccabili sia vocalmente che scenicamente.  La direzione di Francesco Pasqualetti, maestro apprezzato in Italia e all’estero, che ben conosce questa produzione sin dalla sua prima a Como nel 2020, è stata piacevole e degna di nota soprattutto nel Clair de lune iniziale.

PH ALESSIA SANTAMBROGIO WERTHER

 

 

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