Verona, 24 giugno 2023, ore 21.15, Arena di Verona
Il barbiere di Siviglia
melodramma buffo in due atti
libretto di Cesare Sterbini
dall’omonima commedia di
Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
musica di Gioachino Rossini
Prima rappresentazione
Il Conte d’Almaviva Antonino Siragusa
Don Bartolo Carlo Lepore
Rosina Vasilisa Berzhanskaya
Figaro Dalibor Jenis
Don Basilio Michele Pertusi
Berta Marianna Mappa
Fiorello Ambrogio Nicolò Ceriani
Un ufficiale Lorenzo Cescotti
Direttore Alessandro Bonato
Regia, scene, costumi e luci Hugo De Ana
Coreografia Leda Lojodice
Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Coordinatore del Ballo Gaetano Petrosino
Maestro al Cembalo Richard Barker
Continuo Sara Airoldi (violoncello), Riccardo Mazzoni (contrabbasso)
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
Nei cartelloni delle stagioni d’opera areniane – si sa – tendono a comparire quasi sempre gli stessi titoli. Da un lato la causa è un pubblico di massa, perlopiù turistico, abituato ad associare il teatro veronese a quelle quattro o cinque opere, ormai iconiche, che chi va in Arena può dar per scontato di incontrare. D’altra parte, ci si scontra inevitabilmente con le caratteristiche acustiche e volumetriche di un teatro strutturalmente così peculiare, che predilige per natura composizioni imponenti e di ampio respiro corale. Eppure, se si ha l’accortezza di concepire un allestimento adeguato alla situazione, e se si pesca tra quei titoli in grado di rapire un grande pubblico, la regola si può infrangere. Lo dimostra l’allestimento più che fortunato di Hugo de Ana, che dal 2007 colloca – tra un’Aida e una Carmen – l’opera buffa più celebre di Rossini: il Barbiere di Siviglia. Il lavoro del regista argentino, che firma anche scene, costumi e luci, posiziona i personaggi in un mondo fiabesco e colorato, ingigantito in scala così da farli apparire piccoli come miniature, creando un effetto simpatico e originale, che a molti ha ricordato l’ambientazione di Alice in Wonderland. Gli spazi sono allo stesso tempo estremamente funzionali, e assecondano lo svolgersi della vicenda mutando rapidamente e realizzando di volta in volta i diversi ambienti in cui hanno luogo le scene. Curate e simpatiche anche le coreografie di Leda Lojodice, perfettamente in linea con la ricostruzione scenica e in grado di accrescere il coinvolgimento del pubblico grazie al piacevole effetto visivo di un palco fresco e vivace.
Ottimo il cast, che guadagna rapidamente la simpatia del pubblico mettendo in campo una vincente combinazione di vivacità interpretativa e capacità musicale, con diversi nomi più che noti nel panorama operistico del genere. Figaro è Dalibor Jenis, baritono assai versatile che sentiremo anche nei panni di Escamillo in Carmen, e si presenta con sicurezza nel personaggio più noto del repertorio rossiniano. Ad Antonino Siragusa tocca invece il ruolo del Conte di Almaviva, che impersona con carattere e attenta interpretazione musicale, con una performance vocale più che buona nel complesso, seppur a tratti un po’ incostante. Nuova nel ruolo, Vasilisa Berzhanskaya è una riuscitissima Rosina, che convince sia per l’interpretazione scenica, sia per quella musicale. Vocalmente si dimostra precisa e generosa nel suono, e pare affrontare con scioltezza e serenità anche i tratti più complessi della parte. Personaggio simpatico ed efficace anche il Don Basilio di Michele Pertusi, il cui carattere suscita di certo grande simpatia, ma la cui performance vocale è semplicemente esemplare. Bene anche Carlo Lepore, nei panni di Bartolo, anch’egli divertente e musicalmente curato. Meritevole la prova di Marianna Mappa, una Berta frizzante e piacevole all’ascolto, e più che apprezzabili i contributi di Nicolò Ceriani, nei panni di Fiorello e di Ambrogio, e di Lorenzo Cescotti (un ufficiale).
In mezzo a tanti nomi che è abitudine leggere sui cartelloni veronesi, fa il suo debutto in Arena la bacchetta del giovane Alessandro Bonato. Il suo è un Barbiere perlopiù scorrevole e curato, che vince un’altra volta la sfida non scontata che il binomio Rossini-Arena rappresenta. Apprezzabile anche il rigore con cui Bonato ricerca un’interpretazione davvero Rossiniana, scegliendo una linea di conduzione sempre sobria e misurata. Bene la performance dell’orchestra della fondazione, quest’anno particolarmente in forma, del cembalo di Richard Barker e del coro, preparato da Roberto Gabbiani.
Il teatro sembra anche in questa occasione sold-out, e il numeroso pubblico conferma l’apprezzamento e il coinvolgimento che si erano visti nelle passate rappresentazioni dell’allestimento. Oltre a lunghi e calorosi applausi per tutto il cast, parecchie risate accendono l’Arena intera, che appare sinceramente divertita.