27 Agosto 2023 | 19.00
CSC San Bonaventura,
Bassano del Grappa
GIANMARIA BORZILLO
Under the Influence
iberamente ispirato a A woman under the influence di John Cassavetes
regia e drammaturgia Gianmaria Borzillo
con Elena Giannotti, Matteo Ramponi
luce Valeria Foti
costumi Ettore Lombardi
sound design Raffaele Lombardo
assistenza Francesco Cocco
cura e promozione Giulia Traversi

27 Agosto 2023 | 21.30
Teatro Remondini,
Bassano del Grappa
SERGI CASERO
El Pacto del Olvido
Prima Nazionale
di e con Sergi Casero
sviluppato nell’ambito del programma Live Works no9-Free School of Performance di Centrale Fies (Dro, Italia)
in collaborazione con il Centro de residencias Matadero di Madrid

ph. Artesnews

Bassano è sempre una gioia per gli occhi e, quando le sue strade si affollano di personaggi colorati muniti di borse di tela che con sguardo sognante si spostano da un punto all’altro del centro, vuol dire che in città è arrivata B motion.
La nostra serata parte con una location che lascia incantati, la vecchia Chiesa di SanBonaventura, dal 2010 adibita a teatro. Qui ci aspetta uno spettacolo dal linguaggio minimale di grande impatto emotivo.

Gianmaria Borzillo Under the influence ph-Giulia-Di-Vitantonio

Under the influence è una ricerca dell’ essenziale, del gesto minimo. Non ci sono parole, tutto è ridotto all’osso, le azioni sono poche e date con studiata lentezza. Sicuramente uno spettacolo difficile per uno spettatore medio nella frustrazione di una narrazione non immediata ma da ricercare nella minuzia del gesto e dell’espressione dei bravissimi interpreti, (Elena Giannotti e Matteo Ramponi). Ma una volta entrati nella forma di comunicazione minima che Gianmaria Borzillo disegna con precisione assoluta ci si ritrova rapiti da un lavoro universale sulla fine di di una relazione e sul suo superamento, indugiando sulle due diverse modalità del guardare avanti o restarne invischiati. All’inizio dello spettacolo ci troviamo davanti ad una distesa di macerie, non sappiamo cosa l’abbia preceduta, ma due personaggi interpretano la fatica e l’immobilità della disfatta, lei stesa a terra e senza scarpe sembra aver avuto la peggio mentre lui è seduto in una posizione che pare dominante.
Quando comincia l’azione però ci rendiamo conto lentamente della grande forza insita nello sguardo di lei che va oltre, guarda avanti, ristabilisce un contatto con la realtà e con il proprio corpo mentre lui smarrito la cerca senza il coraggio di toccarla, si interroga senza riuscire a capire. Avvicinamenti ed allontanamenti si susseguono senza riuscire a risolvere l’inconciliabilità una comunicazione che ormai va in due direzioni differenti. Lei pronta a ripartire, e anche a guardare indietro con serenità, lui bloccato, accecato da tutto ciò che non riesce a comprendere.
Un lavoro in cui ognuno leggerà qualcosa di se e del proprio vissuto, riempiendo il vuoto di quelle parole mancanti, di quegli spazi lasciati tra le righe.
È ora il momento di spostarsi verso la prossima location, il teatro Remondini, per farlo bisogna attraversare la città, e nell’ora e mezza di tempo a disposizione sarà impossibile non lasciarsi attirare da uno dei molti localini colorati del centro per bere un bicchiere di amaro locale e qualche golosità.

Sergi Casero el pacto del olvido

Il secondo spettacolo della serata cambia completamente registro e focus ma promette un impatto emotivo ancora più forte. Sergi Casero con El pacato del olvido propone un lavoro estremamente intimo ma che allo stesso tempo parla anche di noi, che pure abbiamo una dittatura inscritta nel dna, se solo siamo in grado di vederlo e di sentirlo. La messa in scena risulta in vero un po’ ingenua e ahimè banale l’uso della metafora di luce e buio per il ricordo e l’oblio. Macchinoso poi il disegno luci e i movimenti di scena ad esso legati che non sempre risultano perfettamente in linea con la narrazione ed efficaci.
Ciò nonostante lo spettacolo funziona, per merito di un testo estremamente efficace, che fa breccia lentamente, avvolge lo spettatore che pian piano, se riesce a superare le resistenze, si riconosce in un passato comune di segreti che possono pesare come macigni. L’idea della scrittura va oltre la semplice narrazione di fatti, o l’analisi di un periodo storico, la tesi che porta in scena Casera è quasi psicanalitica, e in questo senso riguarda profondamente ciascuno di noi, perché con il vissuto della dittatura inscritto nel nostro sangue dobbiamo fare i conti anche noi. Perché le paure, la vergogna e i segreti sottaciuti creano uno stile famigliare che viene tramandato, un trauma di cui si perde la radice nell’oblio. Finché qualcuno, una nuova generazione, non è chiamata a fare i conti con quel passato, a sanare quella ferita che per quanto negata è sempre rimasta aperta. Perché come conclude lo spettacolo “Lo que no comes hoy te lo comeras mañana” (quel che non mangi oggi, dovrai mangiarlo domani). Al di là della poco entusiasmante messa in scena, questo testo ha il grande pregio di affrontare il passato in modo sistemico, dal punto di vista psicologico e transgenerazionale e sarebbe davvero un modo vincente per affrontare i conflitti da cui non siamo in grado di emanciparci, ancora più quelli che per difesa non siamo nemmeno in grado di nominare. Al lavoro di Casero penseremo per giorni, questo è certo, e ci porteremo a casa un pochino di lavoro da fare su noi stessi.

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