Milano | Teatro Dal Verme | 12 ottobre 2023, ore 20
79a Stagione Sinfonica | Strumenti dell’Anima
Orchestra I Pomeriggi Musicali
A. Pärt Fratres
C. Saint – Säens Concerto n. 1 per violoncello e orchestra op. 33
L. van Beethoven Sinfonia n. 5 op. 67
Mischa Maisky, violoncello
Orchestra I Pomeriggi Musicali | James Feddeck, direttore
Il grande violoncellista lettone è protagonista del concerto inaugurale della 79a Stagione Sinfonica dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali, dal titolo Strumenti dell’anima.
Ventuno concerti a formare un unico percorso artistico che vuole portarci nel cuore pulsante dell’universo orchestrale, indagando l’anima dei singoli strumenti che lo compongono e i rapporti che si creano tra solo e tutti. Viene offerto un ampio e variegato ventaglio di programmi che vanno a coprire gran parte del repertorio concertistico e sinfonico da Saint-Säens a Beethoven, da Mozart a Schumann ma anche Šostakovič, Martinů e tanti altri con particolare attenzione al repertorio per pianoforte e orchestra presentato attraverso pagine classiche, romantiche, moderne e contemporanee. Spazio, infatti, anche alle nuove commissioni con Luminary, concerto per pianoforte e orchestra del thailandese Narong Prangcharoen e Poker Face di Roberta Vacca. Nella Stagione, accanto a James Feddeck (direttore principale) e Alessandro Cadario (direttore ospite) avranno un ruolo significativo Stefano Montanari, George Pehlivanian, Alessandro Bonato e Pietari Inkinen e solisti impegnati anche sul podio come Louis Lortie e Julian Rachlin. Grandi nomi del concertismo internazionale come Mischa Maisky, Dimitri Ashkenazy, Veriko Tchumburidze e Lise de la Salle e ancora – per il ciclo dedicato ai concerti per pianoforte – Pietro De Maria, Davide Cabassi, Federico Colli, Giuseppe Albanese, Emanuele Arciuli e il giovanissimo Antonio Alessandri.
La platea del Teatro Dal Verme è al gran completo, colorata da un pubblico composito, dai fedeli abbonati alle classi di studenti per arrivare alle giovani famiglie (con neonati al seguito). Sale sul podio il direttore principale James Feddeck e le prime note sono quelle mistiche di Arvo Pärt, tese forse a significare un primo passo verso nuovi orizzonti. Un’esecuzione intensa, molto controllata ma allo stesso tempo espressiva, a tratti manchevole di quell’intimità silenziosa che ben si confà alla musica del compositore baltico, ma di certo carica di potere drammatico e fluente nel suo battito perpetuo. Dopo i primi applausi è il momento di far posto sul palco al resto dell’orchestra e al protagonista della serata, uno dei grandi solisti del nostro tempo, il violoncellista Mischa Maisky. Vincitore del Čajkovskij nel 1966, è stato allievo del leggendario Mstislav Rostropovič al Conservatorio di Mosca affermandosi nel corso di mezzo secolo quale uno dei più illustri violoncellisti a livello mondiale. A lui e al suo violoncello è affidata la parte solistica del Concerto di Saint – Säens e ce lo fa capire da subito, prendendosi musicamente la scena dall’incipit focoso in poi, una ventina di minuti preziosissimi! In un concerto senza un vero e proprio movimento lento, l’Andante con moto centrale fornisce una sorta di tregua, pur nel serrato botta e risposta tra l’orchestra e Maisky, capaci di mantenere una conversazione vigile e totalmente coinvolgente. Nel Finale, contraddistinto dalla successione di sezioni lente e commoventi con altre dal ritmo più serrato e altamente virtuosistiche, l’arte del grande concertista si esprime nella sua interezza, facendo cantare a piena voce lo strumento che quasi sembra essere parte del suo corpo (di certo della sua anima). Il pubblico estasiato è premiato con due bis dalle Suites di Bach.
Dopo una breve pausa, come per chiudere un ideale cerchio, si fa spazio nell’aria la più celebre sequenza di quattro note della musica. Feddeck si lancia nel focoso primo movimento della Quinta Sinfonia di Beethoven, con un’energia trascinante che riesce a dare alla sua drammatica retorica musicale un tocco più umano e viscerale. Da segnalare l’ottimo solo dell’oboe. I tempi ideali del secondo movimento mettono in risalto le sue linee melodiche dolorosamente belle e la sua forma perfettamente bilanciata. Degna di nota la cura nelle dinamiche del terzo movimento, che permette di cogliere dettagli melodici non sempre percepibili e di rimanere aggrappati ad ogni nota, fino al crescendo travolgente del movimento finale. Qui gli ottoni dei Pomeriggi ci conducono fieri all’inesorabile e trionfante conclusione dell’opera, seguita dai grandi applausi di una platea entusiasta.