di Annely Zeni*
Trento, Auditorium Centro Santa Chiara, 18.10.2023 ALLE 20.30
STAGIONE SINFONICA 2023-24
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Direttore, Ottavio Dantone
JOSEPH HAYDN: SINFONIA N. 103 IN MI BEMOLLE MAGGIORE, “RULLO DI TIMPANI”
LUDWIG VAN BEETHOVEN: SINFONIA N. 7 IN LA MAGGIORE, OP. 92

Nel film di Bernard Rose “Amata immortale”, dedicato al giallo delle celeberrime lettere d’amore scritte da Beethoven ad una donna “misteriosa”, Gary Oldmann, nel ruolo del geniale sordo, sullo sfondo di un ordinatissimo viennese giardino all’italiana, memoria evidente di razionalistiche filosofie rinascimentali in risalita illuminista prima di essere soppiantati dalla confusione romantica, al braccio della contessa Guicciardi (una splendida Valeria Golino) spintona con violenza un gruppo di nobili, apostrofandoli con “Il vostro mondo è finito” ed aggiungendo rivolto alla compagna “un tempo mi avrebbero arrestato per molto meno”.  Certo non è mai lecito dar credito alle narrazioni biografiche romanzate di film e libri o di libri da film – come in questo caso – tuttavia che  Beethoven non fosse né un nobile educato né un damerino attento al bonton e che nella sua musica ci siano gli elementi di una radicale rivoluzione è piuttosto assodato. Che tali elementi si traducano in un procedere musicale in continua tensione, dominato dal dinamismo di un tempo-ritmo in vertiginoso divenire, anche, è piuttosto assodato. E che dalla musica di Beethoven ci si aspettino emozioni travolgenti, ancora, è piuttosto assodato. La lunga premessa solo per dire che la Settima Sinfonia del sordo, conclusiva del programma inaugurale (a Bolzano e a Trento 18-19 ottobre) per la stagione sinfonica firmata dalla Fondazione Orchestra Haydn, sembrava evitare proprio l’assodato. Nulla di sbagliato ben s’intenda, tutto chiaro, pulito, luminoso, ordinato, come nel giardino rinascimental-settecentesco di cui sopra. Curato meticolosamente e con attenzione all’appropriatezza degli abbinamenti coloristici da un giardiniere sopraffino, Ottavio Dantone, nominato recentemente direttore musicale della compagine regionale e dunque giustificatamente sul podio per il vernissage. 
La sua bacchetta – si fa per dire visto che dirige senza – è signorile, il gesto elegante, tra l’altro armoniosamente distribuito dal busto al corpo (quanti se ne vedono che piantano le gambe come tronchi o che saltellano inutilmente come grilli): un gentleman che trasforma la materia bruta in spirito. Sublimazione ad uno stato gassoso, di sicuro godimento per la mente e per il celebre allegretto che tutto intriso di sospirosa gentilezza ritornava, da certe pesantezze troppo funeree, alla sua profonda estatica malinconia. Poco coinvolgente tuttavia per il cuore, che nella Settima reclama, particolarmente nel movimento di coda, pure la violenza di una danza sfrenata, che stringe i polsi e le tempie, quella musica come diceva il romantico Wagner “del corpo”, diremmo noi liberata dalle pastoie educate della coreografia (alias dell’ancien regime) per farsi esplosione di un sentire “primordiale”, attraverso il ritmo, dato all’umanità intera.
https://www.rainews.it/tgr/bolzano/video/2023/10/stagione-sinfonica-haydn–c79f6e9b-7d9b-4950-8ea1-84a7fd537e0c.html
Di ritmi ancestrali, per altro, il concerto non più che suggerire, offriva esempio diretto grazie all’Ouverture barbara – invenzione del direttore artistico Battistelli per avvicinare il pubblico alle culture musicali “altre” rispetto all’Occidente – : dalla platea dell’Auditorium S. Chiara sortiva all’improvviso il “barbaro” Cheikh Sadibou Fall, virtuoso senegalese di Djembe, antichissimo tamburo africano destinato alla comunicazione ed alla ritualità civile e religiosa di quei popoli: una sorpresa che lasciava il pubblico dapprima stupirsi, poi meravigliarsi per le mirabolanti esecuzioni, quindi farsi coinvolgere nell’infantile/primitiva gioia della partecipazione diretta. Con arguzia teatrale al Djembe subentrava direttamente – il direttore usciva sul palco al tema lugubre dei bassi – il celebre “rullo di timpani” che caratterizza l’incipit della Sinfonia 103 di Haydn, altro numero sinfonico di questa locandina inaugurale.

Il carattere di Dantone sposava meglio il temperamento di un percorso musicale che, pure manifestando crepe considerevoli verso le prossime venture intemperanze romantiche, solidamente presta fede all’ottimismo della ragione. Anche qui della gentilezza si giovava soprattutto il movimento lento con le sue variazioni trasparenti, lontane dalla volgarità della materia.

**Ringraziamo per la disponibilità. La redazione
Ha conseguito il Diploma di pianoforte nel 1981 presso il Conservatorio di Trento e il Diploma di Clavicembalo nel 1986 presso il Conservatorio di Brescia, dedicandosi allo studio ed all’esecuzione della musica barocca. Dal 1980 al 1986 ha collaborato con la rete radiofonica e televisiva regionale della RAI, conducendo diverse serie di trasmissioni su problemi di critica musicale. Dal 1979 svolge attività di critico musicale per la testata l’Adige e ITrentino. Attualmente insegna educazione musicale presso la Scuola Musicale delle Giudicarie di Tione, dopo aver sostenuto l’incarico di direttore di detta scuola nel 2008.

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