Padova Stagione Lirica 2023, 22 ottobre 2023, ore 16.00
LA BOHÈME di G. Puccini
OPERA IN QUATTRO QUADRI
Musica di Giacomo Puccini
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
tratto dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henri Murger
MIMI’ Claudia Pavone
MUSETTA Giulia Mazzola
RODOLFO Davide Tuscano
MARCELLO Jorge Nelson Martínez
SCHAUNARD William Hernandez
COLLINE Alejandro López
BENOÎT/ALCINDORO Enrico Di Geronimo
PARPIGNOL Bruno Nogara
SERGENTE DEI DOGANIERI Francesco Toso
UN DOGANIERE Stefano Lovato
UN VENDITORE Roberto Capovilla
Coro Lirico Veneto, Maestro del Coro Giuliano Fracasso
Coro Voci Bianche “A.Li.Ve.”, Maestro del coro Paolo Facincani
Orchestra di Padova e del Veneto
Direttore d’Orchestra Alvise Casellati
SCENE Fabio Carpene
REGIA Bepi Morassi
Il secondo titolo della stagione Lirica di Padova è una delle opere più rappresentate e amate di Puccini, a ricordo del maestro lucchese nell’avvicendarsi del centenario della sua morte (avvenuta il 29 novembre 1924).
Dopo la prima di venerdì 20 ottobre 2023, domenica 22 il sipario del Teatro Verdi si alza su Boheme, in un nuovo allestimento del Comune di Padova – Assessorato alla cultura in co-produzione con il Comune di Treviso e il comune di Rovigo.
La regia di Bepi Morassi costruisce la scena con maestria, mettendo in primo piano il dramma emozionale, evidenziato da accorgimenti tutt’altro che scontati e supportato da una scenografia tanto semplice quanto evocativa. Una grande ma scarna impalcatura metallica segna la scena, trasformandosi di quadro in quadro da soffitta a cafè Momus, barriera d’Enfer e di nuovo in soffitta. La struttura si veste e si sveste di pannelli velati, mettendo a nudo sentimenti e passioni che si dipanano nella vicenda. Ombre e presenze in secondo piano portano lo spettatore in un’ambientazione “vera”, senza però distogliere lo sguardo dal nucleo. In questo senso, l’entrata del coro nel secondo quadro dai diversi ingressi della platea immerge il pubblico nella realtà di un’opera fatta di gente comune, favorendo ancor più la compartecipazione degli spettatori per i sentimenti quotidiani di amore e disillusione.
Seppur fedele alla realtà dell’opera, questa drammaturgia si snoda su continue suggestioni; così, quella struttura scenica che è in continuo mutamento, resta al contempo immanente, suggerendo l’ineluttabilità del tragico destino dei protagonisti. Anche luci e colori sono sfruttati in modo sottilmente allusivo, come il vestito nero di Mimì al termine della vicenda, in severo contrasto con il lenzuolo bianco che poi ricopre il suo corpo esanime.
La concertazione è affidata alla bacchetta di Alvise Castellati, che dirige ordinariamente la partitura, esitando tendenzialmente in sonorità piene e forti, talvolta a discapito delle raffinate sfumature dinamiche e agogiche della scrittura pucciniana e degli interpreti. Non facilita forse anche l’architettura del teatro, che estromette parte delle percussioni dalla buca, per collocarle nei palchi adiacenti al proscenio. L’impegno nell’amministrazione di sezioni così distribuite complica la gestione vocale e orchestrale e, di conseguenza, la sintonia tra voci e orchestra talvolta salta e l’equilibrio dei pesi sonori tra buca e palco non è sempre rispettato (soprattutto nel primo quadro). L’Orchestra di Padova e del Veneto offre comunque un suono intenso e incisivo, enfatizzando il profondo turbamento emozionale che anima la vicenda.
Il coro del maestro Giuliano Fracasso sfoggia compattezza sonora e fervore notevoli. Ancor più sorprendente appare il coro di voci Bianche A.LI.VE., guidato dal maestro Paolo Facincani, che risulta gioioso nell’interpretazione, sempre intonato e preciso.
Mimì è Claudia Pavone, che entra in scena mescolando timidezza e malizia, tratteggiando così la dolce fanciulla in modo coerente con il ruolo, ma allo stesso tempo attuale. Con timbro caldo, ricco di sfumature ed emissione morbida e flessibile, il soprano modella accuratamente la linea vocale, in un crescendo di toccante drammaticità.
Rodolfo è interpretato da Davide Tuscano, in sostituzione di Stephen Costello. E se l’annuncio dell’indisposizione del celebre tenore statunitense incontra un sonoro rammarico del pubblico, la prestazione di Tuscano non dà adito a delusioni. Il giovane interprete calabrese sfoggia infatti voce raggiante e spontanea, timbro vocale ricco di sfumature e intensa presenza scenica.
Sulla scena spicca in particolare Giulia Mazzola, nei panni di Musetta, che conquista gli spettatori per le impressionanti abilità vocali e per le convincenti doti attoriali. La voce agile e brillante affronta con naturalezza gli slanci di rapido passaggio dal registro basso all’acuto, per divenire poi drammatica grazie a un ricercato utilizzo delle dinamiche. La lettura del personaggio che ne risulta è articolata e sfaccettata, una Musetta a tutto tondo.
Il baritono cubano Jorge Nelson Martìnez mette in scena un Marcello ardente, dal timbro rotondo e fraseggio ben curato. Ottime anche le interpretazioni di William Hernandez in Schaunard e Alejandro Lopez in Colline, entrambi meritevoli di vivacità vocale, varietà espressiva e doti attoriali di rilievo.
Efficaci anche i comprimari Enrico Di Geronimo (Benoit/Alcindoro), Bruno Nogara (Parpignol), Francesco Toso (sergente dei doganieri), Stefano Lovato (un doganiere) e Roberto Capovilla (un venditore ambulante).
Il sipario si chiude con fragorosi applausi del numeroso pubblico, che acclamano con particolare entusiasmo i protagonisti.