EDUARDO E CRISTINA di Gioachino Rossini al ROF 2023: l’opera-centone rivalutata. di Daniele Valersi
Il 44° Rossini Opera Festival sarà inaugurato, l’11 agosto alla Vitrifrigo Arena di Pesaro, dalla prima rappresentazione moderna di Eduardo e Cristina, nell’edizione critica della Fondazione Rossini. Con questo titolo, il trentanovesimo del catalogo operistico rossiniano, il ROF conclude il ciclo integrale del teatro musicale di Gioachino Rossini, uno dei suoi obiettivi fondanti. Jader Bignamini dirigerà l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e il Coro del Teatro Ventidio Basso; nella compagnia di canto figurano Enea Scala (Carlo), Anastasia Bartoli (Cristina), Daniela Barcellona (Eduardo), Grigory Shkarupa (Giacomo) e Matteo Roma (Atlei); regia, scene, costumi, luci e coreografie sono interamente affidati a Stefano Poda.
Segnata da un giudizio storico negativo, l’”opera centone”, come viene comunemente definita, fu messa insieme su un precedente libretto, Odoardo e Cristina, scritto nel 1810 da Giovanni Schmidt per le musiche di Stefano Pavesi, che venne rimaneggiato per l’occasione da Andrea Leone Tottola e Gherardo Bevilacqua Aldobrandini. Rossini, allora sotto contratto al San Carlo di Napoli, aveva da poco incassato due delusioni (il fiasco di Ricciardo e Zoraide e quello di Ermione, quest’ultima stroncata anche da Stendhal) e faceva ritorno a Venezia cinque anni dopo l’insuccesso del Sigismondo. Questo rientro era fortemente voluto dall’impresario del Teatro San Benedetto, Giuseppe Cortesi, il quale teneva all’esordio della figlia nella parte en travesti di Eduardo, contando sul vantaggio portato dalla chiara fama che ormai si legava al nome di Rossini. Il dramma per musica andò in scena, il 24 aprile del 1819, con Eliodoro Bianchi nella parte di Carlo, Rosa Morandi (Cristina), Carolina Cortesi (Eduardo), Luciano Bianchi (Giacomo), Vincenzo Fracalini (Atlei); ebbe un successo eclatante e venne replicato una trentina di volte nel giro di due mesi. La “Gazzetta privilegiata di Venezia” il 27 aprile vi dedicò quello che Giovanni Carli Ballola definisce un lunghissimo, sperticato peana: “[…] un trionfo del quale la storia di queste scene musicali non ricorda altro simile […]”. Gran parte del materiale musicale del dramma, liquidato da Gaia Servadio nel suo Gioachino Rossini. Una vita (2015) come “un guazzabuglio di autoprestiti”, proviene da altre partiture dell’autore, ma, evidentemente, i veneziani non potevano saperlo. Anche l’opinione di Lord Byron, espressa in una lettera datata 18 maggio 1819, è entusiastica: “C’è stata una splendida opera di Rossini, che è venuto di persona a suonare il clavicembalo. La gente lo ha seguito, incoronato, gli ha tagliato ciocche di capelli per ricordo, lo ha acclamato e gli ha dedicato sonetti, lo ha festeggiato e reso immortale”. Alexis Jacob Azevedo suggerisce che ci sarebbe stato un accordo preventivo tra compositore e impresario in merito all’utilizzazione di musiche provenienti da precedenti partiture, ipotesi che sarà smentita da Rossini in persona contestualmente alla pubblicazione del volume di Azevedo, G. Rossini – Sa vie et ses oeuvres (1864). La fortuna di Eduardo e Cristina continua: il 15 gennaio 1820 ha luogo la “prima” al Teatro La Fenice di Venezia con il tenore Nicola Tacchinardi; il 26 dicembre 1821 l’opera esordisce al Teatro Regio di Torino (col titolo Edoardo e Cristina) con Giuditta Pasta e Tacchinardi; il 13 dicembre 1822 prima rappresentazione al Teatro Nacional de São Carlos di Lisbona; l’8 aprile 1824 “prima” al Teatro della Canobbiana di Milano; quindi, il 7 febbraio 1831 Eduardo e Cristina esordisce al Teatro Comunale di Bologna. Dei sedici numeri di cui il dramma consta nella versione definitiva, ben dodici furono ricavati da brani contenuti in opere composte nello stesso periodo, alcuni utilizzati per intero, altri parzialmente: da Adelaide di Borgogna, Ermione, Ricciardo e Zoraide e Mosè in Egitto; gli interventi ex novo, una ventina, consistono per lo più in brevi pagine di collegamento; la Sinfonia è realizzata con materiali provenienti da Ricciardo e Zoraide e da Ermione.
Questo l’impianto definitivo:
– Sinfonia
Atto 1:
1) Introduzione Giubila, o patria, omai (Coro, Atlei, Giacomo, Cristina, Carlo)
2) Coro, scena e cavatina Serti intrecciar le vergini – Vinsi, ché fui d’eroi (Eduardo)
3) Coro e aria O ritiro che soggiorno – È svanita ogni speranza (Cristina)
4) Duetto In que’ soavi sguardi (Cristina, Eduardo)
5) Coro Vieni al tempio
6) Scena e cavatina D’esempio all’alme infide (Carlo, Coro)
7) Finale primo A che, spietata sorte (Coro, Carlo, Cristina, Giacomo, Eduardo, Atlei)
Atto 2:
8) Introduzione Giorno terribile (Coro)
9) Coro Impera severa
10) Aria Questa man la toglie a morte (Giacomo)
11) Scena e duetto Ahi, qual orror, oh stelle! (Cristina, Carlo)
12) Coro, scena e cavatina Nel misero tuo stato – La pietà che in sen serbate (Eduardo)
13) Scena e duetto Arresta il colpo – Ah, nati è ver noi siamo (Cristina, Eduardo, Coro)
14) Battaglia
15) Duetto Come? Tu sei? (Carlo, Eduardo)
16) Finale Or più dolci intorno al core (Carlo, Eduardo, Cristina, Giacomo, Atlei, Coro)
L’organico orchestrale prevede gli archi, 2 flauti (anche ottavini), 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, grancassa, piatti, triangolo, banda sul palco.
Nel suo libro Rossini. L’uomo, la musica (2009), Giovanni Carli Ballola ribalta il giudizio storico negativo sull’opera, valutandola positivamente per la sua efficacia drammaturgica, fondata su di un libretto tutt’altro che disprezzabile. I brani già usati in altre opere trovano qui una collocazione ottimale, realizzando episodi di ampio e forte respiro tragico e adeguata struttura formale. Un’operazione di riciclaggio ben riuscita, tutto sommato, in cui il rimescolamento delle carte ha servito una mano vincente. Conclude Carli Ballola: “Qualcosa di più, quest’Eduardo e Cristina, di un’opera-centone di tipo corrente o corrivo, destinata al botteghino. Un’operazione di riciclaggio entro efficaci contenitori teatrali di materiali alieni di diversa caratura, riutilizzati al meglio delle loro potenzialità di «atmosfera morale» e al posto giusto, nell’ambito di una precisa strategia drammaturgica. Di tutto ciò potrebbe dare conferma un suo auspicabile ritorno sulle scene”.
Questa la trama, in estrema sintesi: Eduardo, condottiero dell’esercito svedese e Cristina, figlia del re Carlo di Svezia, sono sposati segretamente e hanno avuto un figlio, Gustavo. Il legame tra i due viene scoperto quando il re promette la mano di Cristina al principe Giacomo; Cristina rifiuta il matrimonio riparatore, così Eduardo e lei vengono imprigionati. Eduardo si riabilita quando l’amico Atlei lo libera, a seguito di un improvviso attacco dei russi. Sconfitti i nemici, Eduardo rimette al re la propria vita, chiedendo la libertà per Cristina e Gustavo; Carlo perdona tutti e accetta Eduardo come marito della figlia.
Gioachino Rossini – Eduardo e Cristina – Discografia
Cd Bongiovanni (1997), Orchestra e Coro “I virtuosi di Praga”, Francesco Corti direttore, Omar Jara (Carlo), Carmen Acosta (Cristina), Eliseda Dumitru (Eduardo), Konstantin Gorny (Giacomo), Jorge Orlando Gómez (Atlei); registrazione dal vivo, in forma di concerto, al Festival “Rossini in Wildbad”, luglio 1997.
Cd Naxos (2019), Orchestra “Virtuosi Brunensis”, Gianluigi Gelmetti direttore, Kenneth Tarver (Carlo), Silvia Dalla Benetta (Cristina), Laura Polverelli (Eduardo), Baurzhan Anderzhanov (Giacomo), Xiang Xu (Atlei); Registrato dal vivo, in forma di concerto, al Festival “Rossini in Wildbad”, luglio 2017.