Domenica 8 ottobre 2023 si è svolta presso il Teatro Filarmonico la finale del Concorso pianistico Città di Verona, giunto alla sua undicesima edizione.
Per una settimana, i 45 migliori talenti scelti tra gli iniziali 70 iscritti al concorso, tutti giovani under 36 provenienti da 23 nazioni, si sono esibiti con repertorio solistico nelle varie prove previste da regolamento.

Photo by @superbalduz

La giuria internazionale, composta dai pianisti Roberto Pegoraro, direttore artistico del concorso, Radomir Melmuka (Repubblica Ceca), Edoardo Strabbioli (Italia), Leslie Howard (Australia/Uk), Oxana Shevchenko (Kazakistan) e Ingrid Fliter (Argentina), ha infine decretato i 3 finalisti che hanno avuto l’occasione di esibirsi con l’accompagnamento dell’orchestra di Fondazione Arena di Verona. Per il secondo anno consecutivo, l’orchestra ha infatti regalato ai tre finalisti, pronti a spiccare il volo verso una carriera concertistica di successo, l’opportunità di esibirsi con un ensemble di professionisti con 110 anni di storia alle spalle, e che con le sue tournée si fa ambasciatore dell’eccellenza italiana nel mondo.
Quella dell’8 ottobre è stata la finale più giovane nella storia del prestigioso concorso, con i tre finalisti (tutti e tre russi) rispettivamente di 17, 26 e 20 anni.

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La diciassettenne Maya Oganyan (che ormai da dieci anni vive con la famiglia a Venezia) ha aperto la soirèe con il Terzo concerto in do minore op. 37 di Beethoven. La fresca interpretazione di una pianista così giovane ma altrettanto spigliata ha dato subito prova dell’alto livello dei partecipanti al Concorso pianistico Città di Verona. Oganyan ha esibito una grande abilità tecnica e caratteriale anche grazie alla notevole gamma sonora, che spaziava da suoni incisivi e coraggiosi a pianissimi scintillanti. La scelta dei tempi e di alcune visioni interpretative rispecchiano una lettura ancora acerba ma ricca di pathos.

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Simon Karakulidi prosegue la serata presentando il Quarto concerto in sol maggiore op. 58, sempre del genio di Bonn. Meno prepotente a livello sonoro, il ventiseienne Karakulidi punta sull’enfasi e su una dimensione del tutto personale a livello interpretativo. Notevoli le cadenze, dove si è lasciato trasportare da uno slancio di libertà maggiore, risultando più convincente e sicuro.

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Ultima candidata, appunto la ventenne Anisa Dazhaeva, con il Primo concerto in mi minore op. 11 di Fryderyk Chopin, emblema dell’esprit romantico musicale. Questo lavoro risale agli anni ’30 dell’800, quando Chopin si trovava ancora in Polonia, e fu proprio eseguendo questo concerto che concluse i suoi anni nella terra natale, dalla quale si sarebbe poi trasferito in Francia. Solo lì vennero pubblicati i due concerti per orchestra che scrisse in Polonia e questo, benché scritto successivamente al Concerto per pianoforte ed orchestra n.2, venne pubblicato per primo nel 1833.
La scrittura orchestrale chopiniana, si sa, non è di grande complessità, mentre la tessitura della scrittura pianistica è invece densa e coinvolgente da ogni punto di vista.
La padronanza tecnica di Anisa Dazhaeva si denota fin dalle prime note e non lascia spazio ad incertezze fino alla conclusione. La pienezza del suono del pianoforte sovrasta quello di un’orchestra timida, quasi intimorita dalla padronanza della pianista.
 Un’interpretazione solida, musicale, curata nei dettagli sia virtuosistici che stilistici non poteva che valere il primo premio. A Anisa è stato assegnato anche il premio Radomìr Melmuka per la migliore esecuzione del concerto presentato nella prova finale con orchestra, il premio assegnato dalla giuria junior composta dagli studenti di quinta del Liceo Musicale Carlo Montanari e il premio Enrico Paganuzzi assegnato dalla giuria.
A Maya Oganyan è andato invece il secondo premio e il premio Laura Scaratti per il miglior talento femminile del concorso, mentre a Simon Karakulidi il terzo premio e il premio Ugo Giorgio Bademer per l’esecuzione del miglior brano romantico. Infine il premio Sonata classica Vincenzo Ferrari, per la migliore sonata presentata nella prova semifinale, è stato assegnato alla vietnamita Ho Khanh Van.

«Fondazione Arena di Verona è stata lieta di tornare con entusiasmo al fianco di questo prestigioso concorso internazionale», dichiara Cecilia Gasdia, Sovrintendente di Fondazione Arena. «Un’edizione a livello artistico tra le più alte di questi 11 anni», commenta invece il direttore artistico del concorso Roberto Pegoraro.
«Tre giovani pianisti che hanno portato la loro esperienza musicale a Verona e si sono dimostrati non solo preparatissimi dal punto di vista tecnico, ma anche e soprattutto artisti maturi, pronti per intraprendere una sicura e brillante carriera concertistica».

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