Teatro Casa della Comunità, Nago (Tn), 09 febbraio 2020, ore 21.00
Associazione 2Giga Teatro Musicato
Istria 1943. Joh Mene! Un grido nel buio.
Gli ultimi sei giorni di vita di un maestro trentino infoibato.
Testo e regia Gloria Gabrielli / Con Gloria Gabrielli, Alberto Scerbo, Roberto Garniga voce solista, Gabriele Girardelli armonica cromatica.
Gloria Gabrielli, attrice: interpreta Maria Grbac-Girardelli
Alberto Scerbo, attore: interpreta il protagonista, maestro Erminio Girardelli
Cantante: Roberto Garniga
Armonica a bocca: Gabriele Girardelli
Supporto illuminotecnico: Luca Brun
Sono passati più di settantacinque anni dal giorno dellʼarmistizio: 8 settembre 1943. Da quel giorno lʼItalia cambiò rotta politica e voltò le spalle alla Germania nazista, sua alleata. Russia e Stati comunisti passarono immediatamente al contrattacco con lʼobiettivo di conquistare terre e spazi europei e arginare lʼespansionismo anglo-americano. Questo «voltafaccia politico» provocò lʼinferno sia in Italia sia in Istria, a quel tempo italiana. Erminio Girardelli, protagonista del racconto, ne pagò le conseguenze. Maestro trentino nato nel 1884 a Valle S. Felice in Val di Gresta, insegnava a quel tempo a Lanischie, un piccolo borgo nel cuore della penisola istriana. Maestro di quel piccolo paese sposò la bidella della scuola, di nazionalità croata da cui nacque un figlio, evocato più volte in scena. Da quelle terre infiammate dalle ideologie non fece più ritorno. In questo dramma semplice e popolare testo e regia di Gloria Gabrielli e interprete lei stessa, con Alberto Scerbo, vengono rievocati gli ultimi 6 gorni di vita del maestro, una vita fatta di riti quotidiani, l’andare al lavoro, come le cene famigliari quando il racconto della vita quotidiana diventa narrazione storica degli accadimenti, e l’angoscia di dover prendere delle decisioni, che qualunque siano, sarebbero laceranti. Azioni di vita quotidiana, come apparecchiare la tavola o raccogliere gli oggetti personali sparsi, gesti di una vita normale fatta di lavoro e di sacrifici, compreso quello di essere lontani dalla propria terra. Il figlio Zeffirino non ha smesso un solo istante di ricordare e raccontare questo dramma familiare per fare in modo che esso non venga gettato nellʼoblio proprio come accadde a suo padre: scaraventato una notte di novembre nellʼoscuro di una foiba. Ma il figlio, protagonista assente in palcoscenico diventa persona reale, padre stesso di Gabriele Girardelli, musicista e compagno di vita di Gloria Gabrielli, autrice del testo. Compare nel momendo finale del dramma nell’atto consegnare uno rosa alla memoria di un padre visto per l’ultima volta in una notte di novembre del 1943 prelevato dal suo posto di lavoro. Un fiore, come sue parole, spontanee e cariche di emozione, da lasciare in ricordo di padre che non sa in quale voragine della storia sia stato fatto precipitare. Narrazione drammatica che rappresenta, con una vicenda personale, il dramma della Storia, a perseverare più di tante celebrazioni ufficiali, la memoria di chi quegli avvenimenti li ha subiti senza alcuna via di scampo o possibilità di scelta.
Musica dal vivo dall’armonica di a bocca di Gabriele Girardelli, inserimenti vocali di Roberto Garniga tra motivi istriani d’epoca e amare ballate italiane sull’abbandono della propria terra. per uno spettacolo che va oltre le celebrazioni per l’occasione. Musica dal vivo con l’armonica cromatca a bocca di Gabriele Girardelli e inservi vocali di Roberto Garniga, il tutto per uno spttacolo che va oltre l’occasionalità celebrative.
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