Discografia

Imperia. Le nuove leve di cantautrici liguri. Irene Buselli in concerto

di Damiano Verda *
A ventisei anni, nel 2023, Irene Buselli, cantautrice genovese, vince il premio Bindi: è lei ad aprire la seconda serata del festival Imperia Unplugged 2024, giunto alla sua nona edizione. Quando si parla di Genova e di cantautorato, è facile lasciarsi trasportare dall’entusiasmo, e scivolare in paragoni tanto allettanti quanto delicati.   Sarebbe un peccato però rifugiarsi nei paragoni, perché la caratteristica più interessante delle canzoni della giovane Irene è proprio l’originalità. Chitarra delicata, voce sottile e, spesso, la mancanza o quasi di un ritornello. Ad affiancare la passione, tipica di chi scrive i propri testi, per la narrazione, si affaccia un singolare e affascinante gusto per il paradosso.
Ce lo ricorda, ad esempio, il brano “Il palombaro”, che comincia così:
Se vedessi un palombaro dentro una foresta
Penseresti che i problemi siano essenzialmente tre
Come ci è arrivato, come se ne andrà
E che fatica respirare con quel coso sulla testa
Al sorriso dedicato a questo incipit si accompagnano poi i pensieri e le domande quando, parola dopo parola, nota dopo nota, si capisce che il problema più autentico, per quel palombaro (e forse non solo) è essere equipaggiato per andare a fondo, e trovarsi costretto in un ambiente che richiede di muoversi in superficie.
E così, prigionieri di un incantesimo che ci induce a essere, perché no, attenti osservatori di palombari prigionieri di foreste, si riflette. Si riflette, come sa farlo uno studioso, ma anche come sa farlo uno specchio.
Non caso l’album di Irene Buselli dello scorso anno ha per titolo “Io, io, io”, a rimarcare con ironico orgoglio la vena introspettiva, ora più evidente, ora più sfumata, dei brani che lo compongono. Interessante, in questa chiave, che ai brani “Dai amore voglio un cane”, “Il palombaro” e “Così sottile”, degli scorsi anni, si affacci sul palco di Imperia una nuova canzone, dal significativo titolo “Spalle larghe”.
E se De Gregori, quasi quaranta anni fa (1987), quelle “Spalle larghe” le disegnava addosso a un uomo che
“…ogni sera fa cadere le stelle, ogni mattina le raccoglie con te,
e se bastassero le cartoline, te ne manderebbe una ogni anno,
e poi potresti vederlo piangere, come gli uomini non fanno,
un uomo che mangia il fuoco, e per scaldarti si fa bruciare.”
Irene oggi le cerca in se stessa e per se stessa, tra un dubbio e una risposta, tra una domanda e una canzone. Dolcemente, ma con sicurezza. O, per dirla in musica, adagio ma non troppo.
Irene Buselli ha 27 anni e vive a Genova. Matematica penitente, di giorno si occupa di intelligenza artificiale e di notte indaga quella umana scrivendo canzoni. Negli anni ha suonato nei luoghi più disparati, tra cui un container, un’area archeologica, un film, un palco condiviso con Samuel al _resetfestival, quello dell’Eurovision Village e del Capodanno in Piazza Castello a Torino. Nel 2023 ha vinto il Premio Bindi e il Premio della Critica e per il Miglior Testo al Premio Bianca d’Aponte; è stata finalista a L’Artista che non c’era. Irene Buselli é anche una delle fondatrici di Canta fino a dieci, collettivo femminista di cantautrici unite nello sforzo di affermare uno spazio per le donne nella scena musicale italiana. A settembre di quest’anno è uscito per Pioggia Rossa Dischi il suo primo album dal titolo Io, io, io.

 

  • *Damiano Verda
    Genovese, classe 1985, ingegnere informatico, appassionato di scrittura. There’s four and twenty million doors on life’s endless corridor (ci sono milioni di porte lungo l’infinito corridoio della vita), cantavano gli Oasis. Convinto che anche giocare, leggere, scrivere possano essere un modo per tentare la scommessa di socchiudere qualcuna di quelle porte, su quel corridoio senza fine. In ambito teatrale, ha lavorato in passato con il portale Teatro.it
Redazione Artesnews

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