Non sembra esagerato definire Cremona come una città della musica, forse una delle più musicali al mondo. Nella stessa giornata è possibile ascoltare il suono di un Guarneri “del Gesù” del 1734, ad esempio, seguire qualche concerto del Monteverdi Festival 2024, più di trenta appuntamenti con produzioni d’opera, concerti, incontri, residenze formative ed esperienze crossover tra più linguaggi performativi dedicati a Claudio Monteverdi, padre dell’opera lirica oppure, ancora, conoscere da vicino una delle istituzioni musicali italiane più attive nell’alta formazione concertistica degli strumenti ad arco, la Fondazione Stauffer.
Cremona è, da cinque secoli, capitale della liuteria. E così, appena scesi dal treno si corre al Museo del Violino per scoprire la storia affascinante di quest’eccellenza. Nello “Scrigno dei Tesori” sono esposte opere di Amati, Stradivari, Guarneri, Rugeri: una collezione unica al mondo. Palcoscenico naturale per questi capolavori è l’Auditorium Giovanni Arvedi, un luogo unico dove l’architettura prova a “catturare” il suono per tradurlo in immagine; la musica, immateriale per sua natura, diviene forma, sostanza: permanente ed effimero in un dialogo senza tempo nel luogo della celebrazione della grande tradizione liutaria cremonese. Oggi (23.6, ore 12) ascoltiamo il suono del violino Giuseppe Guarneri “del Gesù” Stauffer 1734 affidato all’abile solista Lena Yokoyama.
Nata ad Osaka (Giappone), Lena Yokoyama ha iniziato gli studi di violino nella sua città e poi a Cremona, dove si è diplomata col massimo dei voti e ha frequentato la classe di Salvatore Accardo presso l’Accademia di Alto Perfezionamento Walter Stauffer di Cremona (di cui parleremo tra poco…). La giovane violinista ci fa conoscere, passando con destrezza dalle Quattro Stagioni di Vivaldi all’Intermezzo dalla Cavalleria Rusticana, fino ad un Folk irlandese, uno degli strumenti meglio conservati, appartenenti al secondo periodo di Giuseppe Guarnieri, conosciuto con il soprannome “del Gesù”, per la sua abitudine di inserire, accanto al suo nome, il trigramma “IHS”, abbreviazione del nome greco di Gesù, a cui si deve lo storico appellativo di questo maestro cremonese che lega la sua fama all’Ottocento romantico e al virtuosismo di Nicolò Paganini.Il tempo di assaporare un buon piatto di tortelli di zucca e un po’ di formaggi stagionati con la mostarda, altre eccellenze cremonesi e arriva il momento di gustare le prelibatezze proposte per la serata dalla 41ma Edizione del Monteverdi Festival.
Attraversando il centro, ci si dirige verso Palazzo Fodri che deve il nome alla famiglia che lo ha voluto alla fine del Quattrocento e che lo ha abitato a lungo. Nobiltà mercantile al servizio dei Visconti prima e degli Sforza dopo, in un periodo in cui la città era florida: il loro palazzo ne è lo specchio, elegante e raffinato. Il concerto fa parte delle MONTEVERDINCURSIONI sotto il cui nome sono racchiusi, in alcuni luoghi storici, religiosi e civili della città, appuntamenti musicali preziosi, in compagnia non solo della musica di Claudio Monteverdi, ma anche di quella di altri compositori a lui collegati da luoghi, periodi, produzioni, esperienze musicali affini. A riempire di musica lo splendido cortile interno a portico e loggia sovrapposti, troviamo un giovanile ensemble barocco capitanato da Ludovico Minasi (violoncelli e direttore), insieme a Teodoro Baù (viola da gamba e violoncello), Cristina Vidoni (violoncello) e Simone Vallerotonda (chitarra e arciliuto). Il programma propone l’evoluzione dei violoncelli, in un percorso alla ricerca di una forma, di una nuova dimensione in cui porsi, a cavallo tra due ere. Partendo dalle prime opere conosciute dedicate al violoncello, passando per nuove forme e la convivenza con la viola da gamba, fino ad arrivare alla definitiva conferma della totale indipendenza, in questo programma rappresentata dalle sonate per tre violoncelli di Ermenegildo Del Cinque, recentemente riscoperte nell’album di Ludovico Minasi, inserito da Gramophone tra i migliori dischi dell’anno, e premiato dalle più importanti riviste musicali quali Diapason, Classica, Presto, Musica, Classic Voice.
Qualche ora dopo nella Basilica di San Michele Vetere, solisti, coro e orchestra Monteverdi Festival-Cremona Antiqua, sotto la guida di Antonio Greco, omaggiano i compositori di San Marco. Attiva fin dal XIV secolo, nel 1403 Cappella Musicale della Basilica Patriarcale di San Marco diventa anche scuola musicale per volontà del Senato veneto. Essa è cappella ducale, essendo la basilica marciana la chiesa di palazzo del Doge; il suo nome ufficiale era quello di Serenissima Cappella Ducale di San Marco. In questo periodo la cappella Marciana fu una tra le istituzioni musicali più importanti del tempo, e divenne il centro propulsore a capo della gloriosa “Scuola Veneziana”. Qui nacque il cosiddetto stile policorale, sotto la guida di maestri insigni. Raffinato, fin dalle prime note, l’omaggio alla produzione musicale veneziana e allo stile policorale le cui guide furono, oltre a Monteverdi, Cavalli, Gabrieli e Legrenzi.
A chiusura della giornata e a culminare sulle ottime proposte concertistiche del Festival, il Gala Concert con l’icona mondiale del canto lirico italiano: Cecilia Bartoli (https://www.artesnews.it/tipologie/recensioni/cremona-cecilia-bartoli-al-monteverdi-festival-2024-viva-la-santa/)
Si avvia, inoltre, un programma di Masterclass strumentali, tenute da alcuni tra i più affermati musicisti della scena internazionale; residenze artistiche, per scambi artistici e didattici con alcune delle più prestigiose accademie e università al mondo (tra cui il Royal College of Music, la Juilliard School, la Yale School of Music); Stauffer Labs, dipartimenti creativi per la ricerca musicologica, la composizione, la liuteria, la produzione e l’innovazione musicali, il management artistico. La Fondazione è, inoltre, proprietaria di una collezione di strumenti storici di particolare pregio, esposti presso il Museo del Violino di Cremona, fra cui un violino Guarneri del Gesù, un violino Enrico Ceruti, una viola Girolamo Amati ed un violoncello Antonio Stradivari.
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