Ferrara, Teatro Comunale Claudio Abbado, 30 giugno 2023 (replica 2 luglio), ore 21
Le Nozze di Figaro
Opera buffa in quattro atti su libretto di Lorenzo Da Ponte
musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Una nuova produzione
Fondazione Teatro Comunale di Ferrara
Il Conte d’Almaviva Guido Dazzini
Rosina, la Contessa Marta Lazzaro
Susanna Gesua Gallifoco
Figaro Giovanni Luca Failla
Cherubino Nicolò Balducci
Marcellina Alessandra Adorno
Antonio Bartolo Gianluca Convertino
Don Curzio Basilio Lorenzo Martelli
Barbarina Silvia Caliò
direzione musicale Leone Magiera
Orchestra Città di Ferrara
direttore Massimo Raccanelli
Coro del Teatro Comunale di Ferrara
maestro del coro Teresa Auletta
maestro al cembalo Andrea Ambrosini
regia Adrian Schvarzstein
scene e costumi Lilli Hartmann
luci Marco Cazzola
assistente alla regia e coreografia Jūratė Širvytė-Rukštelė
direttrice di scena Chiara Tarabotti
maestri accompagnatori di sala Andrea Ambrosini, Mattia Mazzini
maestro collaboratore di palcoscenico Giulio Zambon
maestro alle luci Mattia Mazzini
foto di Marco Caselli Nirmal

Ha debuttato il 30 giugno alle 21 al Teatro “Claudio Abbado” (con replica il 2 luglio, sempre
alle 21) il nuovo allestimento de Le nozze di Figaro, capolavoro di Wolfgang Amadeus
Mozart, prima delle tre opere buffe scritte dal compositore salisburghese su libretto di
Lorenzo Da Ponte, altro titolo del percorso nel repertorio mozartiano avviato dalla
Fondazione Teatro Comunale di Ferrara dopo il successo, nella scorsa stagione, dell’opera
Don Giovanni, sempre di produzione ferrarese.
L’Orchestra Città di Ferrara era diretta da Massimo Raccanelli, al suo debutto in Italia
alla direzione d’opera, che dando il giusto ritmo, ha saputo musicalmente sostenere questo progetto creato dal maestro Leone Magiera che ha appositamente curato l’esecuzione della commedia mozartiana affidata al suo gruppo di giovani cantanti, selezionati tra oltre 300 voci under 35 provenienti da tutto il mondo, e che si stanno affermando nei palcoscenici più prestigiosi.
Per Le nozze di Figaro il cast vocale comprendeva Guido Dazzini (Conte), Giovanni Luca Failla (Figaro), Marta Lazzaro (Contessa), Gesua Gallifoco (Susanna), Silvia Caliò (Barbarina), Alessandra Adorno (Marcellina), Gianluca Convertino (Antonio e Bartolo) e Lorenzo Martelli (Basilio e Don Curzio), cui si unisce per questa produzione Nicolò Balducci (Cherubino), un altro giovanissimo talento scelto dal M° Magiera. Il Coro del Teatro Comunale era affidato a Teresa Auletta.

Ispirato dalle vicende di Le mariage de Figaro, commedia di Beaumarchais scritta nel 1778, fu lo stesso Mozart a portare una copia del testo a Da Ponte, che la tradusse in lingua italiana e che, in accordo con il compositore, rimosse tutti gli elementi di satira politica dalla storia. La commedia era stata oggetto di pesante censura da parte dell’imperatore, Giuseppe II, per il timore che aizzasse l’odio tra classi sociali: come riportano le stesse Memorie del librettista, era «scritta troppo liberamente per un costumato uditorio». Eppure nel 1786 Mozart riuscì a convincere l’imperatore a mettere in scena la “folle giornata” di Figaro, in un intreccio serrato e travolgente in cui donne e uomini si contrappongono nel corso di un unico giorno di passione, ricco di eventi sia drammatici che comici, nel quale alla fine i servi si dimostrano più signori e più furbi rispetto ai loro padroni. L’opera mozartiana diventa così l’opportunità per sorridere delle convenzioni e delle diverse classi sociali che oggi non hanno alcun senso.

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La regia portava la firmata da Adrian Schvarzstein, poliedrico attore e regista di origini argentine, spagnole e italiane, che per l’occasione ha unito la lirica ad altre discipline artistiche come il teatro di strada, esaltando il capolavoro di Mozart con brillanti momenti di spettacolo e una travolgente ironia. Nell’allestimento di Ferrara l’ambiente scelto è quello della misera periferia degli anni Sessanta del secolo scorso, ispirandosi al film Brutti, sporchi e cattivi di Ettore Scola, che Schvarzstein riprende dove i personaggi si mescolano in un continuo andirivieni di vicende che sono il frutto di una tensione sociale, recuperando le provocazioni di Beaumarchais.  Costumi e scene a cura di Lilli Hartmann e il design luci di Marco Cazzola, assistente alla regia e coreografa è Jūratė Širvytė-Rukštelė, scena fissa che riproduceva lo spaccato di una baracca a due piani con un singolare cesso, in cui tutti a turno si nascondono.
 
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E’ lo stessa regista Adrian Schvarzstein, che ne ha curato l’allestimento in maniera provocatoria ma sostanzialmente divertente a raccontare la genesi del progetto.
 
Le nozze di Figaro ambientate non nel consueto palazzo del Conte, ma tra baracche e catapecchie. Una provocazione?
“Non la facciamo noi, la provocazione la fece già lo scrittore francese Beaumarchais quando scrisse Il matrimonio di Figaro, commedia censurata al tempo perché inneggiava alla libertà contro il potere e i potenti, cui Mozart si ispirò per Le nozze di Figaro. Il tutto pochi anni prima dello scoppio della Rivoluzione Francese”.
Le nozze di Figaro sono ambientate in un mondo ispirato al film Brutti, sporchi e cattivi di Ettore Scola, perché questa scelta?
“Prendiamo il testo, ambientato nel 18° secolo, che parla della realtà dell’epoca:ci sono il conte, la contessa, i servi e tutte queste classi sociali, che non vengono più chiamate così, anche se di fatto esistono ancora. In quest’opera vogliamo modernizzare il messaggio dell’autore pur tenendo fede al testo originario. Chi è oggi una Contessa? Chi è un conte? Lo è un politico corrotto, un mafioso latitante che per anni ha vissuto tranquillamente nel suo paese, lo è chiunque si creda superiore. La classe lavoratrice, che viene sfruttata o che crede di ottenere favori e protezione dai potenti di turno, sarà quella che poi farà la rivoluzione, che è quello che ha scritto Beaumarchais con il suo famoso barbiere Figaro”.
In Italia non si è abituati spesso a “modernizzare” le opere.
“Credo che il nostro compito sia parlare al pubblico. Dobbiamo trasmettere l’idea dell’autore che in questo caso parte dal testo dello scrittore francese e da quello del librettista Lorenzo Da Ponte, dove tutto si mescola ed è tutto incestuoso. Di questo ridiamo, perché è tutto ancora attualissimo, fa parte anche del nostro mondo. Potevamo metterla nell’America dei gangster, ho voluto portarla in una periferia italliana povera e meschina degli anni Settanta, animata dalle suggestioni dei personaggi e delle ambientazioni del film capolavoro di Scola”.
Chi è il conte in queste “Nozze”?
“È quello che nel quartiere ha il negozietto, che gestisce giri loschi di prostituzione, che fa gestire una bisca, che porta le sigarette di contrabbando e le fa vendere, che fa favori per chiederne altri in cambio, e che soprattutto vuole appropriarsi della moglie di un suo fidato, di uno che lavora per lui. Il conflitto parte da qui, dallo Ius primae noctis, che al tempo esisteva veramente. Dobbiamo parlare alla gente di oggi, altrimenti diventa un lavoro di archeologia: Marcellina, non a caso, qui una donna dell’Est che pulisce il teatro, uno dei personaggi è un tifoso della Spal, un altro è fissato con le piante”.
“Il Castello” del conte di Almaviva, dove solitamente è ambientata parte dell’opera, è una catapecchia.
“Questo termine nel libretto viene esplicitato due volte. Anche noi a volte chiamiamo casa “il nostro reame”. In questo spettacolo è una vera e propria baracca, dove tutti vivono uno accanto all’altro, alcuni sbucano perfino dagli armadi altrui… Chiamarlo castello diventa un eufemismo di fronte a tutta questa miseria. Altre parole si tramutano in gergo in questo sottomondo: una pistola viene indicata come “le carte”, com’è di prassi nei contesti malfamati o in certi clan”.
C’è un unico luogo in cui tutti sono uguali…
“Il bagno, o meglio, una latrina. Presente in scena costantemente. Un luogo viscerale, basico, forse il principale nella nostra vita, in cui tutti i personaggi sono uguali, è quello che unisce tutti. L’unico luogo che permette questa uguaglianza. La musica di Mozart rimane sublime, grazie al lavoro dell’Orchestra Città di Ferrara diretta da Massimo Raccanelli e alla preparazione vocale del cast di Leone Magiera, ma in questo modo restituiamo dignità e valore al testo che anticipò la Rivoluzione più famosa della storia, e che ancora sa parlarci”.

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Si ride e ci si diverte in queste mozartiane Nozze di Figaro, grazie alla bravura di tutto il cast dove la vicenda di 3 secoli fa diventa storia d’attualità e dove tutto circola tra i rispettivi intrighi e mascheramenti.
Uno spettacolo che coinvolge anche il pubblico con simpatici interventi di alcuni artisti  e responsabili del progetto, regista, aiuto regista, coristi, che in attesa dell’orario di inizio si fingono contrabbandieri di sigarette e maneggioni di valuta, donne delle pulizie o meccanici che vogliono rifilare come nuovo un oggetto scassato (lo stesso regista nel foyer accoglie gli spettatori in una improvvisata officina) correndo il rischio anche di scambiare la costumista in platea per una figurante.

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Tanti applausi in un teatro esaurito da un pubblico variamente composito, di giovani e abbonati, che fino a tarda notte (lo spettacolo è terminato alle ore 1.00) ha condiviso le vicende di questa “folle giornata” di Figaro.

 

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