Genova, OPERA CARLO FELICE, 14 giugno 2024, ore 20.30
Il barbiere di Siviglia
Dramma comico in due atti di Gioachino Rossini
su libretto di Cesare Sterbini, dalla commedia di Pierre Beaumarchais
Solisti dell’Accademia di alto perfezionamento e inserimento professionale dell’Opera Carlo Felice Genova; direzione artistica di Francesco Meli, coordinamento di Serena Gamberoni, direzione musicale di Davide Cavalli.
Figaro, Carlo Sgura
Rosina, Greta Carlino
Il Conte d’Almaviva, Paolo Nevi
Don Bartolo, Gianpiero Delle Grazie
Don Basilio, Davide Sabatino
Berta, Gabriella Ingenito
Fiorello, Ernesto de Nittis
Un ufficiale, Angelo Parisi
Franco Rios Castro (15/18/20)
Maestro concertatore e direttore d’orchestra
Giancarlo Andretta
Regia e impianto scenico
Damiano Michieletto
Regia ripresa da Andrea Bernard
Costumi Carla Teti
Luci Luciano Novelli
Orchestra, coro e tecnici dell’Opera Carlo Felice Genova
Maestro del coro Claudio Marino Moretti
Maestro ai recitativi Sirio Restani
Allestimento della Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Il titolo rossiniano più celebre in assoluto, “Il barbiere di Siviglia”, è stato scelto per concludere la stagione 2023-2024 dell’Opera Carlo Felice di Genova, con una compagnia di canto composta di allievi e allieve dell’Accademia di alto perfezionamento per cantanti lirici dell’Opera Carlo Felice, che hanno così siglato il loro percorso formativo debuttando in una stagione lirica di rilievo internazionale, accolti da un teatro gremito per la “prima” del 14 giugno. In questo allestimento che porta le firme di Damiano Michieletto per la regia e di Carla Teti per i costumi, la caratterizzazione dei personaggi, già ben chiara nel libretto in quanto riferentesi a noti stereotipi, viene ulteriormente enfatizzata da abiti di scena e trucco, con Figaro vistoso e variopinto al limite del clownesco, Bartolo che ricorda un pupazzo di gesso, Basilio, in assonanza con “basilisco”, imbellettato e camuffato da rettile in verde sgargiante, Almaviva in rosso porpora quando non travestito, Rosina elegante e femminile senza strafare, Berta in uniforme da cameriera come le si compete. “Il barbiere di Siviglia” è un susseguirsi di arie, duetti e concertati meravigliosi per inventiva, brio e genialità; la sua comicità è sempre sapiente e disincantata, irrobustita e resa arguta da una buona dose di sarcasmo, di ironia, anche di cinismo e di cattiveria, tutt’altro che semplicistica nel mettere a nudo le magagne di determinati tipi umani e le assurdità di una società invecchiata. In antitesi a un autoritarismo imbalsamato, vi trionfa l’eroe borghese, il faccendiere, l’uomo d’ingegno dalle mille risorse il cui amore per “quel metallo” diventa un movente positivo invece che un disvalore. Si può dire che tutti i numeri sono pezzi di bravura, dalle arie più conosciute fino a “Cessa di più resistere” del conte di Almaviva, che precede il finale. Damiano Michieletto vi imbastisce una regia agile, impreziosita da gag appropriate, stimolante a un’azione scenica dinamica ed eloquente. Minimale la scenografia, costituita solo da alcune sedie, una semplice scala e pochi altri oggetti con luci colorate a scandire il cambio di scena e uno schermo a cromia cangiante quale sfondo.
Riuscire a fare bene con poco è già di per sé un successo e in questo caso l’essenzialità si è rivelata vincente, poiché un apparato scenico poco invasivo e poco ingombrante non crea ostacoli a un’azione impostata a leggerezza e umorismo, che si accorda a un canto impreziosito da abbellimenti, varianti e alterazioni nell’agogica secondo la vocalità di ciascuno degli interpreti, come Belcanto comanda. La direzione di Giancarlo Andretta tende soprattutto a salvaguardare l’equilibrio tra palcoscenico e golfo mistico, anche sacrificando la pienezza di qualche “crescendo” e moderando la veemenza in alcuni episodi di virtuosismo orchestrale.
Apprezzabile la prova delle parti vocali; Paolo Nevi (Conte di Almaviva) si distingue per la tenuta costante, un bel timbro chiaro, agilità ed espressività generosa nei vocalizzi; Davide Sabatino (Don Basilio), che spiega una voce robusta, piena e coerente, convinceva appieno nell’aria della calunnia, alla cui conclusione però veniva meno la sintonia con l’orchestra nella scansione; la Rosina di Greta Carlino, pur episodicamente coperta dall’orchestra, si faceva notare per il timbro gradevole, scuro e brillante allo stesso tempo; bene andava Gianpiero Delle Grazie nei panni di Bartolo, superando l’insidioso sillabato dell’aria “A un dottor della mia sorte”; Carlo Sgura conferiva a Figaro un’esuberante brio e convinceva con presenza scenica dominante, nonostante un’emissione non sempre in grado di “bucare” l’orchestra; Gabriella Ingenito brillava nell’aria di Berta e si guadagnava una vivace acclamazione; le parti secondarie di Fiorello (Ernesto De Nittis) e di un ufficiale (Angelo Parisi) garantivano quella presenza scenica necessaria a una rappresentazione senza cali di tono. Il pieno successo di pubblico per questo “Barbiere” delle giovani voci del Carlo Felice si poteva constatare per la sensibile ilarità che percorreva la sala e per la vivida partecipazione che ha accompagnato la rappresentazione, oltre che per l’ovazione che ne ha suggellato la conclusione, con applausi prolungati, acclamazioni e ripetute chiamate in scena.