di Stefano Torboli
Torino, Teatro Regio, 18 giugno 2024, Anteprima giovani
Stagione 2023/24
IL TRITTICO
Musica di Giacomo Puccini
IL TABARRO
Libretto di Giuseppe Adami
Michele Roberto Frontali
Luigi Samuele Simoncini
Giorgetta Elena Stikhina
La “Frugola” Annunziata Vestri
Il “Tinca” Roberto Covatta
Il “Talpa” Gianfranco Montresor
Una giovane amante Lucrezia Drei
Un giovane amante Matteo Mezzaro
Un venditore di canzonette e Voce di tenorino Enrico Maria Piazza*
Voce di sopranino Irina Bogdanova*
SUOR ANGELICA
Opera in un atto di Giovacchino Forzano
Suor Angelica Elena Stikhina
La Zia Principessa Anna Maria Chiuri
La suora infermiera e La maestra delle novizie Tineke Van Ingelgem
La suora Zelatrice Annunziata Vestri
Suor Genovieffa Lucrezia Drei
La badessa Monica Bacelli
Suor Osmina Annalies Kerstens
Una novizia e Prima conversa Emma Posman
Suor Dolcina e Seconda conversa Ksenia Chubunova*
Prima sorella cercatrice Irina Bogdanova*
Seconda sorella cercatrice e Seconda suora Daniela Valdenassi
Prima suora Caterina Borruso
Terza suora M. Lourdes R. Martins
GIANNI SCHICCHI
Opera in un atto di Giovacchino Forzano
Gianni Schicchi Roberto Frontali
Lauretta Lucrezia Drei
Zita Elena Zilio
Rinuccio Matteo Mezzaro
Gherardo Roberto Covatta
Nella Irina Bogdanova*
Gherardino Ludovico Longo
Betto di Signa Tyler Zimmerman*
Simone Gianfranco Montresor
Marco Andres Cascante*
La Ciesca Tineke Van Ingelgem
Maestro Spinelloccio Roberto Accurso
Pinellino Lorenzo Battagion
Guccio Alessandro Agostinacchio
Buoso Donati Riccardo Mattiotto
*Artista del Regio Ensemble
Orchestra, Coro e Coro di voci bianche Teatro Regio Torino
Direttore Pinchas Steinberg
Maestro del coro Ulisse Trabacchin
Maestro del coro di voci bianche Claudio Fenoglio
Regia Tobias Kratzer
Ripresa dalla regia Ludivine Petit
Scene e costumi Rainer Sellmaier
ripresi da Clara Hertel
Luci Bern Purkrabek
riprese da Gianni Bertoli
Video Manuel Braun
Collaboratori ai video Jonas Dahl, Janic Bebi
Assistente alla regia video Matthias Piro
Direttore dell’allestimento Antonio Stallone
Nuovo allestimento Teatro Regio Torino
in coproduzione con Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles
Foto@Teatro Regio Torino

Il 18 giugno è andata in scena l’anteprima giovani del Trittico di Puccini, al Teatro Regio di Torino. Nell’anno dei festeggiamenti del maestro lucchese, la Fondazione non si è lasciata sfuggire l’occasione di presentare la quintessenza del lavoro di Puccini. Siamo di fronte al penultimo capolavoro pucciniano che precede la fiabesca e incompleta Turandot. Puccini era alla ricerca di un nuovo modo di presentare l’opera al grande pubblico e cercava di scardinare la classica struttura del melodramma, esigenza che aveva già mostrato in alcuni rifacimenti di Madama Butterfly e di Tosca, per poi passare al canto declamato di Fanciulla
del West e alle strutture chiuse della Rondine. Per molto tempo ebbe l’idea di organizzare tre opere distinte in unica serata e, finalmente, con l’aiuto dei librettisti Adami e Forzano, si compì la grande fatica.
Originariamente, il Trittico è fortemente voluto e concepito come un unico grande arco narrativo con tre distinte finestre di indagine sull’esistenza umana. Anche la scelta dei soggetti e il loro conseguente adattamento in musica presenta tre stili molto diversi: un dramma tragico con forti connotazioni veriste, Il tabarro, un dramma sentimentale dalle tinte eteree, Suor Angelica, e una commedia buffa (unico esempio di Puccini, come similmente aveva fatto Verdi con Falstaff),
Gianni Schicchi. Puccini teneva molto a questa successione di esecuzione ma, sia per l’enorme impegno produttivo dei teatri, sia per una questione editoriale di Ricordi, è decisamente raro veder messa in scena l’integrale di queste opere.
Nonostante i tre racconti siano così divergenti tra loro (per soggetto, periodo storico, sonorità e ambientazione emotiva), Puccini aveva creato dei collegamenti di difficile fruizione (brevi cellule tematiche variate, il tema della morte visto sotto tre luci diverse, la divisione drammaturgica bipartita) che creano un ponte inconscio che guida lo spettatore.

Ed è qui che, con un ingegnoso studio narrativo, il regista teutonico Tobias Kratzer riesce a collegare i tre momenti del Trittico creando dei racconti di fantasia all’interno dei tre mondi. Nell’oscura ambientazione del Tabarro, che ricorda molto il mondo a fumetti di Sin City di Miller, intravvediamo Michele che guarda uno spettacolo (che poi si rivelerà essere Gianni Schicchi) come sit-com sulla sua TV. Per Michele, l’immaginario Gianni Schicchi è una sorta di eroe della classe operaia. Lo spettacolo non è solo un intrattenimento che lo distrae nelle ore libere dal lavoro, ma anche un esempio di come fare soldi facili… qualcosa che lo stesso Michele potrebbe sognare. Mentre Gianni Schicchi esiste come sit-com televisiva nel mondo del Tabarro, quest’ultimo, con le sue forti emozioni e la struttura scenica in pannelli, esiste come graphic novel in Suor Angelica.
È il fumetto che le suore più giovani si passano di nascosto, perché racchiude tutto ciò che è proibito nel loro mondo: romanticismo bollente e passioni segrete. Il secondo atto di questo trittico presenta una scenografia essenziale, quasi inesistente, ma ben sostituita dalla proiezione in bianco e nero a fondo palco che mostra le azioni fuori scena o amplifica dettagli della storia in palcoscenico. È qui che la graphic novel del Tabarro (le cui pagine ricalcano esattamente la scenografia e i costumi del primo atto) è vista ingrandita nella proiezione (l’unico elemento a colori anzichè in bianco e nero) e come un vero e proprio oggetto di scena con cui si recita sul palco. Per concludere il cerchio dei riferimenti, una registrazione di Suor Angelica diventa il punto di partenza di Gianni Schicchi. Buoso Donati, amante della musica borghese, ascolta la fine di quest’opera di Puccini sul suo giradischi e così, commosso, decide di lasciare in eredità tutti i suoi soldi a un monastero.
Quello che può sembrare un semplice artificio drammaturgico, risulta essere quindi un acuto studio dei tre mondi che, nonostante siano completamente separati tra loro, hanno comunque elementi in grado di controbilanciare e influenzare il comportamento dei personaggi.

La direzione musicale, affidata al quasi ottantenne Pinchas Steinberg, garantisce un andamento scorrevole del tempo scenico, preservando omogeneità nella tenuta agogica e evitando qualsiasi tipo di esagerazione, in acuti straziati dei cantanti o sonorità aggressive. L’orchestra mostra sempre tinte e dettagli adeguati a tutte e tre le pagine pucciniane: l’andamento continuo e ineluttabile del Tabarro, che ricorda le onde della Senna; il senso d’attesa in Suor Angelica che
presagisce il tragico finale; la brillantezza timbrica e ritmica del Gianni Schicchi. Grande attenzione rivolta anche al palco, che viene seguito con puntualità.
Veniamo ora all’immenso cast coinvolto in questo triplice spettacolo. Nel Tabarro possiamo godere della grande voce corposa e penetrante di Samuele Simoncini, nei panni dell’amante Luigi. Simoncini si mostra padrone della scena con un’ottima presenza attoriale. Di notevole valore anche la performance di Roberto Frontali (il magnifico Gianni Schicchi che farà sognare nella terza parte della serata), nei panni del marito Michele, pieno di risentimento nei confronti della moglie Giorgetta, interpretata da Elena Stikhina (che darà il meglio di sè vestendo la tunica
monastica di Suor Angelica). Fanno da contorno al trio dei primari, la Frugola di Annunziata Vestri, il Tinca di Roberto Covatta e il Talpa di Gianfranco Montesor.
Suor Angelica fa apprezzare appieno il lavoro certosino del maestro del coro Ulisse Trabacchin che porta in scena un coro femminile di prim’ordine che è in grado di regalare al pubblico forti emozioni. Come si diceva poc’anzi, la Stikhina trova perfettamente il proprio posto nel lirismo tragico e drammatico di Suor Angelica, toccando la vetta nell’aria Senza mamma. Il suo canto morbido e ricco di armonici riempie il teatro prediligendo sempre linee vocali legate. A farle da contraltare, il mezzosoprano Anna Maria Chiuri che interpreta uno dei personaggi pucciniani più
negativi e cinici (farebbe paura pure a Scarpia…): la rigidissima zia principessa. Il suo registro grave fa accapponare la pelle per intensità e drammaticità, mentre l’acuto risulta essere prorompente. Di ulteriore rilievo, il timbro corpulento della Suora zelatrice di Annunziata Vestri. Le comprimarie che completano il cast delle suore offrono ottime prestazioni con le loro comparse nella prima parte dell’opera.
Chiude la serata il Gianni Schicchi con Roberto Frontali che, da un cupo e truce Michele, si trasforma in un buffo e simpatico Schicchi. Davvero lodevole il cambio di stile vocale e attoriale. Lucrezia Drei, anche lei presente nell’opera precedente come Suor Genovieffa, canta senza alcuna esitazione O mio babbino caro, dando la giusta interpretazione di stucchevole supplica nei confronti del padre. La simpatia e frenesia dei comprimari rendono quest’ultima parte della serata leggera e ricca di momenti divertenti. Le recite del Trittico saranno domenica 23 giugno, martedì 25, giovedì 27, domenica 30, martedì 2 luglio e giovedì 4. Non perdete l’occasione di godere di quattro ore di spettacolo, ricco di emozioni indimenticabili.

 

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