di Fabio Larovere
Macerata, Sferisterio, 29 luglio 2023, ore 21.00
Giuseppe Verdi
Messa da Requiem per coro, soli e orchestra
Orchestra e coro del Teatro Comunale di Bologna
Direttore Donato Renzetti
Maestro del coro Gea Garatti Ansini
In coproduzione con la Fondazione Teatro Comunale per il concerto commemorativo della Strage di Bologna del 2 Agosto
Soprano Selene Zanetti
Mezzosoprano Vasilisa Berzhanskaya
Tenore Antonio Poli
Basso-Baritono Roberto Tagliavini

Musica sacra o teatro travestito da chiesa? Sin dal suo debutto si discute dell’afflato religioso del Requiem di Giuseppe Verdi. Un confronto che torna puntuale ad ogni esecuzione di questo straordinario capolavoro. Anche al Macerata Opera Festival, dove è stato inserito in cartellone in occasione dell’anniversario della morte di Alessandro Manzoni. Bisogna partire proprio da qui, dal fatto all’origine della sua scrittura, per tentare una risposta alla domanda in apertura. Verdi e Manzoni condividevano una visione pessimista della storia e della vita, visione che nel Gran Lombardo si trasfigurava alla luce della fede. Uno sguardo di cui il compositore fu incapace: ateo e anticlericale, Verdi seppe tuttavia esprimere una autentica sensibilità “spirituale” in diverse pagine di molte sue opere (si pensi alle preghiere che sovente fioriscono sulle labbra delle sue eroine). Così accade anche con il Requiem: le parole severe della messa latina per i morti vengono come nuovamente forgiate nel crogiuolo della potente ispirazione del musicista, che ne fa un vivido affresco del terrore dell’uomo di fronte alla morte. Una rappresentazione temperata da un involo melodico che apre orizzonti di speranza laddove sembrava albergare solo la disperazione (valga come unico esempio il sublime Lacrimosa).

A Macerata, il direttore Donato Renzetti, alla guida degli ottimi strumentisti del Comunale di Bologna, è sembrato propendere per l’autenticità dell’ispirazione verdiana. I tempi distesi, il lavoro di cesello sulle sonorità – pur essendo in uno spazio aperto – la generale delicatezza del disegno melodico e quel singolare gusto per l’impasto timbrico hanno sortito l’effetto di offrire all’ascolto più un affresco alla Correggio che non alla Michelangelo (nome, quest’ultimo, spesso accostato al Verdi del Requiem). I momenti più suggestivi sono così stati quelli lirici, anche se non è mancato mordente ai passaggi più possenti (ove talvolta si avvertiva un qualche squilibrio tra le sezioni, ma l’esecuzione all’aperto è sempre rischiosa). Eccellente la prova del coro, istruito da Gea Garatti Ansini: preciso, intonato, pulito negli attacchi e morbido nell’impasto delle voci (bravissimi i bassi, davvero vigorosi). Tra i solisti, ha brillato la prova del mezzosoprano Vasilisa Berzhanskaya, la cui voce dal particolarissimo colore di miele brunito è stata messa a servizio di una squisita sensibilità d’interprete. Sensibilità che non manca al tenore Antonio Poli (belle le mezzevoci con cui ha affrontato diversi momenti della partitura), ma la fatica negli acuti era forse dovuta ad una non perfetta forma fisica. Ottima la prestazione del basso Roberto Tagliavini, di voce scura e ampia, nobile nel fraseggio. Selene Zanetti, chiamata a sostituire Eleonora Buratto, debuttava nel Requiem e una certa prudenza si è notata, anche se il giovane soprano non ha fatto mancare belle sfumature al suo canto.