Rossini Opera Festival – Pesaro, martedì 20 agosto, Teatro Rossini, ore 15.30
CONCERTO LIRICO-SINFONICO
Giorgio Caoduro baritono
Jacopo Brusa direttore
Orchestra Sinfonica “G. Rossini”
Georg Friedrich Haendel
Alexander’s Feast
Aria “Revenge, Timotheus cries”
(Arrangiamento di Wolfgang Amadeus Mozart K591)
Felix Mendelssohn-Bartholdy
Ouverture op. 101 “Trompeten Ouverture”
Georg Friedrich Haendel
Orlando
Recitativo “O voi, del mio poter”
Aria di Zoroastro “Sorge infausta una procella”
Gioachino Rossini
L’inganno felice
Sinfonia
Aria di Batone “Una voce m’ha colpito”
Benjamin Britten
Soirées musicales op. 9
Suite of five movements from Rossini
March, Canzonetta, Tirolese, Bolero, Tarantella
Gioachino Rossini
La Cenerentola
Cavatina di Dandini “Come un’ape ne’ giorni d’aprile”
Semiramide
Sinfonia
Aria di Assur “Si, vi sarà vendetta”
ph. Amati Bacciardi
Arie per basso tra le più apprezzabili, intervallate da intermezzi sinfonici di pari qualità erano gli ingredienti del concerto lirico-sinfonico di Giorgio Caoduro, basso-baritono, con l’Orchestra Sinfonica “G. Rossini”, validamente diretta da Jacopo Brusa, in locandina per la programmazione della 45^ edizione del Rossini Opera Festival. Un evento che si è rivelato pienamente appagante, dove il cantante, in piena forma, ha fornito un’interpretazione entusiasmante, grazie anche all’ottima sintonia con il direttore e con l’orchestra, questi ultimi impegnati anche in brani sinfonici di notevole spessore nonostante la loro concisione, lungi dal limitarsi a un profilo secondario, di intervallo tra i brani cantati.
Dal sontuoso oratorio di Haendel “Alexander’s Feast”, un bell’esempio di musica che celebra la musica, l’aria con cui il citaredo Timoteo risveglia il sovrano macedone dal suo torpore e chiede vendetta per i caduti (secondo l’orchestrazione realizzata da Mozart su commissione del barone van Swieten) suscita già le prime acclamazioni, a fronte di un’emissione sicura, piena, nonché di un’articolazione chiara nei vocalizzi. “Revenge, Timotheus cries” dava l’impronta alla struttura circolare del programma, almeno per quanto riguarda i titoli delle arie: anche il brano conclusivo presenta infatti il tema della vendetta, nell’aria di Assur dalla “Semiramide”. L’orchestra dal canto suo intraprende il primo passo di un crescendo qualitativo con una variopinta Ouverture, opera di un Mendelssohn diciassettenne, brano genuinamente vitale, apprezzabile per l’equilibrio delle forme classiche e per le linee affidate agli archi, liriche quanto brillanti, mentre legni e ottoni vi sono usati con parsimonia ed efficacia. La figura del cantante si staglia solitaria sul palcoscenico, dove l’artista è perfettamente a proprio agio; la sicurezza e il virtuosismo con i quali esegue il Recitativo e l’Aria di Zoroastro da ”Orlando” di Haendel infondono ulteriore entusiasmo nella sala, che acclama meritatamente anche l’aria rossiniana di Batone, preceduta dalla raffinata Sinfonia del “L’Inganno felice”. Sono un vero capolavoro i cinque movimenti che Benjamin Britten ha realizzato ispirandosi a Rossini (e intitolati emblematicamente “Soirées musicales”), cinque scherzi scritti per la regista Lotte Reiniger, autrice di lungometraggi animati da ombre cinesi, successivamente riveduti dall’autore e pubblicati come partitura a sé stante. Britten non rielabora Rossini, né lo plagia; non sceglie pagine specifiche e neppure temi o melodie, ma ne assimila l’ironia e si immedesima nel suo stile, al punto che nelle simmetrie, nei “crescendo”, nel gusto per l’orchestrazione la musica sembra essere quella di Rossini. Addirittura, Britten pare voler essere più rossiniano di Rossini stesso, marcando decisamente il carattere buffo dei pezzi, con la Marcia iniziale quale esempio eloquente. Jacopo Brusa non spreca una buona occasione per primeggiare e conduce l’orchestra in modo da evitare l’uniformità, esaltando invece la geniale strumentazione, di carattere rossiniano come più non si potrebbe. Ai vocalizzi articolati, nell’aria di Dandini “Come un’ape ne’ giorni d’aprile” si affianca un impegnativo sillabato, che l’artista affronta e porta a buon fine brillantemente, senza cali nella tensione né nella qualità del timbro.
Un concerto tutto all’insegna della bravura, da parte di tutti; l’orchestra raggiunge l’apice del climax con la Sinfonia della “Semiramide”, brano orchestrale tra i più belli in assoluto; Giorgio Caoduro conclude alla grande con l’aria di Assur “Sì, vi sarà vendetta”. Impensabile per i musicisti lasciare il teatro senza un brano fuori programma, richiesto a gran voce e a forza di battimani ritmati: non impreparati all’eventualità, gli artisti offrivano ancora un concentrato di vocalità rossiniana nell’aria “Quando la fama altera”, dalla “Gazzetta”.
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