Rossini Opera Festival – Pesaro, martedì 13 agosto, Teatro Rossini, ore 16
CONCERTO DI BELCANTO
Pietro Spagnoli baritono
Giulio Zappa pianoforte
ph. ROF 2024
Giovanni Paisiello
La molinara – Aria di Pistofolo “Nel cor più non mi sento”
Vincenzo Bellini
Arietta “Dolente immagine di Fille mia”
Arietta “Mi rendi pur contento
Gioachino Rossini
La Cenerentola – Aria di Don Magnifico “Sia qualunque delle figlie”
Il Turco in Italia – Aria di Geronio “Se ho da dirla, avrei molto piacere”
L’Italiana in Algeri – Aria di Mustafà “Già d’insolito ardore”
Ludwig van Beethoven
Sei variazioni per pianoforte sul duetto “Nel cor più non mi sento” da “La molinara” di Giovanni Paisiello
Giuseppe Verdi
Falstaff – Aria di Falstaff “Ei paggio! Andate a impendervi”
Falstaff – Monologo di Ford “È sogno? O realtà”
Giacomo Puccini
Le Villi – Aria di Guglielmo “No, possibil non è”
Alfredo Casella
Barcarola per pianoforte op. 15
Nino Rota
Il cappello di paglia di Firenze – Aria di Beaupertuis “È una cosa incredibile”
Iniziato con applausi di prammatica dopo la breve aria di Paisiello e le due ariette di Bellini, il recital di Pietro Spagnoli è proseguito in un climax di gradimento in crescita costante, manifestato con acclamazioni sempre più vigorose. Anche se il repertorio del baritono romano e vasto e copre numerosi generi, è nelle opere di Rossini, Donizetti e Mozart che maggiormente si è affermato. Numerose le sue presenze al ROF, a partire dal 1989, dove ha cantato in Bianca e Falliero (Capellio), Otello (Elmiro), Matilde di Shabran, due allestimenti de “Il signor Bruschino”, come Gaudenzio e come Bruschino padre, in Adina, La gazzetta, La pietra del paragone, Il Turco in Italia, nella magnifica edizione del Barbiere di Siviglia del 2018 col ruolo cardine di Bartolo, oltre che in eventi collaterali.
Nel suo recital, validamente accompagnato da Giulio Zappa, proponeva un programma interessante, da apprezzare per qualche brano poco noto e per l’efficace focus sul “basso buffo”, che ha dato modo a Spagnoli di esprimere generose qualità istrioniche oltre a quelle vocali, delle quali dimostra di non mancare. In un crescendo di partecipazione e di divertimento, le acclamazioni cominciavano dopo ciascuna delle arie rossiniane, dove veniva esaltato il grottesco dei personaggi di Don Magnifico, reso qua e là anche con un’affettazione che richiama la pronuncia tipica dell’alticcio, di un Geronio virtuosistico nello sciorinare il catalogo dei capricci di Fiorilla e di Mustafà che sente le avvisaglie dell’infatuazione che lo condurrà allo status di “pappataci”. Ancor più caricate la caratterizzazione di Falstaff, antieroe che dà il titolo all’ultima e unica opera buffa di Verdi, irrefrenabile in un’invettiva violenta e colorita (il monologo “L’onore? Ladri!”) e quella del gelosissimo Ford, fuori di sé alla rivelazione di quanto sia effimera la fedeltà di Alice. Giulio Zappa è musicista di navigata esperienza ed è costantemente impegnato quale maestro collaboratore in numerosi teatri e festival, oltre a svolgere attività concertistica in tutto il mondo; ha avuto tutto il teatro per sé con le sei variazioni beethoveniane del duetto “Nel cor più non mi sento” dalla “Molinara” di Paisiello (senza opus) e con la Barcarola op. 15 di Alfredo Casella, pagine che la sala non mancava di gratificare generosamente con applausi e acclamazioni. Un doveroso omaggio a Puccini nell’anno dell’anniversario con l’aria “No, possibil non è” da “Le Villi”; quale conclusione si ritornava al ruolo del basso buffo con il Beaupertuis del “Cappello di paglia di Firenze”, a sua volta alle prese con l’infedeltà della moglie. A fronte delle ripetute chiamate in scena, Spagnoli e Zappa eseguivano fuori programma due serenate romane, “Serenata sincera” di Alessandro Derevinski e “’Na serenata a Ponte”, di tradizione orale, raccolta da Nicola Piovani, oltre all’aria e cavatina “Largo al factotum”, quale eloquente suggello dell’evento.