Trieste | Teatro Verdi | 26 aprile 2024, ore 20 | Stagione Lirica e di Balletto 2023/2024La Cenerentola
Dramma giocoso in due atti di Gioachino Rossini
Libretto di Jacopo Ferretti
Angelina Laura Verrecchia
Don Ramiro Dave Monaco
Don Magnifico Carlo Lepore
Dandini Giorgio Caoduro
Alidoro Matteo D’Apolito
Tisbe Carlotta Vichi
Clorinda Federica Sardella
Orchestra, Coro e tecnici della Fondazione Teatro Verdi di Trieste | Maestro del coro Paolo Longo
direttore Enrico Calesso
Regia Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi | Costumi ripresi da Nicoletta Ceccolini
Scene e costumi ispirati all’allestimento di Emanuele Luzzati
Allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova
Giunge a Trieste la libera rilettura della celebre Cenerentola di Emanuele Luzzati (1978), allestimento ancor oggi riferimento nella storia del teatro musicale grazie alla creatività del famoso scenografo e illustratore genovese, che diede alla fiaba rossiniana la sua inconfondibile cifra stilistica. La rilettura del duo Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi risulta molto libera, i due registi recuperano l’essenza spirituale della visione di Luzzati (colori, luci, disegni, animazioni proiettate… ) ma eliminano completamente ogni tipo di complessità (spariscono le scale, la struttura labirintica della scenografia). Il risultato è gradevole, ma a questo punto la definizione di “dramma gioioso” diventa ridondante. Va detto che tra i momenti comici e i personaggi fuori dalla realtà, l’opera di Rossini è essenzialmente una favola morale: con la semplice bontà, la povera serva oppressa può davvero sposare il principe e vivere per sempre felice e contenta, da qui il sottotitolo “La bontà in trionfo”. Da sola funziona magnificamente, con il pathos di Cenerentola messo in risalto dai momenti di tipica comicità rossiniana.
Ad ogni modo, tra comparse perennemente “su di giri” e un coro goffo e leggermente sovraeccitato non sempre in sintonia con le proiezioni “fiabesche”, rimane molto da apprezzare. Angelina, interpretata dal mezzosoprano Laura Verrecchia, entra con una bellissima ballata su un re che sposa una popolana. Il ruolo vocale di Angelina è impegnativo, con cambi di nota complessi e veloci, ma la sua voce lirica risplende nella ballata con il suo tono malinconico. La musica dà al pubblico un immediato senso di magia nel mondo disincantato. L’interpretazione emotiva di Angelina rende il personaggio comprensibile, soprattutto nell’aria finale “Nacqui all’affanno… Non più mesta”. L’aria si evolve magnificamente, mentre Angelina racconta il suo dolore infantile e il suo stupore per l’improvviso cambiamento del suo destino. La sua genuinità è commovente, grazie alla tensione ben costruita dal mezzosoprano molisano, dai crescendo agli abbellimenti fino all’ottima presenza scenica. Dave Monaco, nel ruolo del principe Ramiro, ritrae in modo convincente la sua lotta emotiva per nascondere l’amore per Angelina mentre è travestito da valletto. Il loro primo incontro è segnato dall’emozione dell’amore a prima vista, caratterizzato dalle note brevi e staccate della sua aria. L’interpretazione complessiva del giovane tenore porta un’energia positiva all’intero spettacolo, contraddistinta da vivacità e vigore. Nel ruolo del valletto, Giorgio Caoduro riesce a trovare un buon equilibrio tra momenti comici e composta nobiltà, mentre finge di essere il Principe. Incarna abilmente il ruolo del baritono buffo, fornendo una divertente performance comica impreziosita da un tempismo impeccabile. Carlo Lepore nei panni di Don Magnifico, specialista dei personaggi di Buffo, ha una voce potente e magnetica e passa con estrema facilità e lucidità dalle linee più rapide a quelle più declamate. Anche la recitazione risulta impeccabile, divertente perché assai realistica… un vero piacere vederlo sul palco. Matteo D’Apolito assume il ruolo di Alidoro, offrendo un’interpretazione notevole del personaggio della “fata madrina”, con una bella qualità vellutata nella voce, un ottimo legato e spiccate capacità recitative. Infine, l’interpretazione delle due sorellastre da parte di Carlotta Vichi e Federica Sardella risulta esilarante e divertente e le loro voci si combinano bene insieme.
L’orchestra è diretta dal direttore musicale del Teatro, Enrico Calesso, da anni ormai dedito ad una costante ricerca sul repertorio mozartiano e rossiniano. Tuttavia, l’esecuzione incontra diversi problemi, da un inizio traballante con l’attacco incerto del primo accordo dell’ouverture a ricorrenti imprecisioni, soprattutto nella sezione dei fiati. I tempi di Calesso tendono alla vivacità, ad eccezione del celebre Sestetto “avviluppato” del tutto privo di accellerando finale. I restanti concertati risultano assai rapidi, a scapito dell’insieme tra palco e buca d’orchestra. La serata è comunque nel complesso riuscita, con riguardevoli interpretazioni vocali, e il pubblico apprezza con numerosi applausi a scena aperta e fine spettacolo.
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