Venezia | Teatro La Fenice | 27 agosto 2023, ore 17.00
Lirica e Balletto | Stagione 2022 – 2023
Cavalleria rusticana
Melodramma in un atto su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci
dal dramma omonimo di Giovanni Verga
Musica di Pietro Mascagni
Santuzza Silvia Beltrami
Turiddu Jean-François Borras
Lucia Anna Malavasi
Alfio Dalibor Jenis
Lola Martina Belli
Una donna Mariateresa Bonera
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice | Maestro del coro Alfonso Caiani
Direttore Donato Renzetti
Regia Italo Nunziata | Regista collaboratore e movimenti coreografici Danilo Rubeca
Light designer Fabio Barettin | Scene e costumi Scuola di Scenografia e Costume per lo Spettacolo dell’Accademia di Belle Arti
Lorenzo Cutùli coordinamento progettazione delle scene e di Atelier Malibran al Teatro La Fenice – Opera Nuova per ABAV Venezia
Marta Valtolina, Giovanna Fiorentini coordinamento progettazione dei costumi
Angelo Linzalata coordinamento scenotecnico e collaborazione lighting design per ABAV Venezia
Studente vincitore per le scene Bruno Antonetti | Studente vincitore per i costumi Anna Poletto
Studenti assistenti ai costumi Camilla Triban, Giulia Negrin | Studenti assistenti lighting design Jenny Cappelloni, Daniel Mall
Mimi Marco Arzenton, Isabella Casola, Anastasia Crastolla, Maria Novella Della Martira, Giovanni Imbroglia, Vincenzo Luongo
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Venezia
***
Melodramma in un atto su libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, la Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni è la prima traduzione operistica dell’estetica verista, tratta dall’omonima novella di Giovanni Verga. Raffigura l’arcaico conflitto siciliano tra amore e gelosia, religione e ‘onore’ virile, controllo sociale e violenza. La trama parla di umili paesani: Turiddu, giovane fresco di congedo, sua madre Lucia, i suoi due amori Lola e Santuzza, il carrettiere Alfio, vendicativo marito di Lola. Semplice e diretta l’espressione melodica delle loro emozioni; intermezzi e sostegno orchestrale esaltano la drammaturgia.
Il nuovo allestimento di questo titolo rinnova la collaborazione della Fenice con l’Accademia di Belle Arti ed è proposto con le scene e i costumi ideati e realizzati dagli studenti della Scuola di Scenografia e Costume per lo Spettacolo dell’Accademia veneziana, con la regia di Italo Nunziata e il light design di Fabio Barettin.
Siamo in un paese siciliano, negli Anni ‘50, un paese povero ma pulito, dove la ritualità di alcuni gesti è quotidiana e serve per continuare a vivere. Una scena fatta di mura, che si spostano intorno ai protagonisti e definiscono ogni volta degli ambienti diversi. Muri non del tutto costruiti, o distrutti da una guerra, dentro ai quali, probabilmente, è già successo qualcosa di simile negli anni precedenti, una tragedia antica che continua a ripetersi sotto ad un sole che non lascia scampo. Tutto parte dal ricordo di Santuzza, tutto è già avvenuto e lei è torturata dall’impossibilità di dimenticare. Il ruolo di Santuzza è affidato al mezzosoprano Silvia Beltrami. Santuzza è una contadina, scomunicata perché usata e messa incinta da un uomo che cercava di far ingelosire un’altra donna, l’amante che desiderava. Nei panni della Santuzza offesa, l’espressività vocale e il potere drammatico della Beltrami hanno effettivamente mostrato il tratto più isterico del suo personaggio vulnerabile e socialmente emarginato, forse a scapito di altre sfumature più morbide che non sono emerse. Il tenore Jean-François Borras nel suo debutto nel ruolo di Turiddu risulta efficace dal punto di vista drammatico e, certamente, vocale. La sua voce lirica risplende fuori scena nel suo O Lola che dà inizio all’opera e nella sua furiosa sfida Bada, Santuzza in cui con caparbietà difende la sua infedeltà. Nei suoi duetti prima con Alfio, poi con Mamma Lucia, Borras trasmette con sensibilità e senza mai eccedere, il tumulto interiore di Turiddu nel riconoscere le conseguenze delle sue trasgressioni.
Il baritono slovacco Dalibor Jenis canta il ruolo del marito cornuto di Lola, Alfio, interpretando ciò che è richiesto dal ruolo: una forte voce baritonale che, in poche frasi, rende chiara l’indignazione interiore che il personaggio prova per l’insulto al suo onore in una comunità in cui l’onore è cruciale per vivere.
Il mezzosoprano Martina Belli è una Lola altezzosa, il disprezzo del personaggio per la sua rivale Santuzza viene comunicato in modo inequivocabile, con una vocalità ben piazzata e un’ottima presenza scenica. Il ruolo di Mamma Lucia è affidato al mezzosoprano Anna Malavasi, che emerge per l’impeccabile interpretazione, grande durezza nei confronti di Santuzza, amore materno e incondizionato per Turiddu. Da segnalare anche il celebre grido finale Hanno ammazzato compare Turiddu, pieno di trasporto e sgomento a cura di Mariateresa Bonera.
Alla testa di Orchestra e Coro del Teatro La Fenice, la sapiente direzione musicale di Donato Renzetti che conduce una performance tesa ed emozionante. Il preludio è intrigante, il coro è in ottima forma (ha molto da fare in quest’opera!) e l’atmosfera è così tesa che l’Intermezzo, magnificamente suonato, è una gradita oasi di tranquillità in mezzo a tutto lo strazio emotivo.
Il pubblico della prima al Teatro Costanzi di Roma (17 maggio 1890) fu subito conquistato dall’intensità e dalla forza emotiva dell’opera: ottenne ovazioni trionfali, le stesse che riesce a riscuotere oggi in una Fenice sold-out.
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