di Alessandro Arnoldo
Venezia | Fondazione Teatro La Fenice | Teatro Malibran | 3 giugno, ore 15.30
Lirica e Balletto | Stagione 2022 – 2023
Il trionfo del tempo e del disinganno
(La bellezza ravveduta nel trionfo del tempo e del disinganno)
Oratorio in due parti su libretto di Benedetto Pamphilj
Musica di Georg Friedrich Händel
Bellezza Silvia Frigato
Piacere Giuseppina Bridelli
Disinganno Valeria Girardello
Tempo Krystian Adam
Orchestra del Teatro La Fenice
Maestro concertatore e direttore Andrea Marcon
Regia, scene, costumi, light design e coreografia Saburo Teshigawara
Assistente alla regia e alla coreografia Rihoko Sato
Danzatori Saburo Teshigawara, Rihoko Sato, Alexandre Ryabko, Javier Ara Sauco
Nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice e prima rappresentazione veneziana
Il Trionfo della “musica visibile”!
Immaginiamo di essere tra gli eminenti romani invitati nell’intimo auditorium dell’Ordine Clementino per ascoltare la prima di un oratorio dell’ultimo virtuoso che ha conquistato l’aristocrazia musicale della città: un ventiduenne tedesco di nome Georg Friedrich Händel. Quando il suo Trionfo del tempo e del disinganno fu eseguito per la prima volta, Händel aveva lasciato da soli quattro anni la sua città natale, ma l’acclamazione per la sua vertiginosa abilità come organista lo aveva preceduto, e la maggior parte del pubblico del Collegio Clementino era lì più per sentirlo improvvisare su quello strumento che per ascoltare un dibattito musico-drammatico di due ore scritto da un pilastro dell’establishment della Chiesa cattolica, il cardinale Benedetto Pamphilj. La “storia” è semplice. Bellezza è un po’ in difficoltà, esiste e forse qualcosa di più nella vita del divertimento? La sua ancella Piacere dice di no, ma il Tempo entra in scena con un messaggio diverso: pentiti delle tue frivolezze prima che sia troppo tardi, tuona, sostenuto dal suo discreto alleato Disinganno, che preferisce lavorare con la persuasione piuttosto che con le minacce. A trasformare questo tira e molla moraleggiante in un vero dramma è l’infinita serie di sorprese musicali di Händel. All’interno di una struttura di arie da capo convenzionali troviamo gighe, ninne nanne, seduzioni e preghiere, ognuna con un accompagnamento strumentale differente e ognuna capace di sfidare l’interprete, invitandolo a mostrarci quanto possa improvvisare sulle note scritte.
Lo spettacolo al Malibran è affidato interamente all’arte e alla raffinatezza di Saburo Teshigawara, Leone d’oro alla carriera per la danza della Biennale di Venezia (2022), che prende parte alla scena anche in qualità di danzatore insieme ad altri tre ballerini, andando a creare una sorta di doppio-cast: i quattro personaggi vocali, cui sono richiesti piccoli e semplici movimenti, e i loro quattro “alter-ego” che li seguono assecondando le emozioni suggerite dalla partitura nelle numerose arie. Una presenza costante, sempre discreta e sobria, caratterizzata da movimenti di grande espressività alternati a semplici presenze statiche. Non esiste scenografia, eccezion fatta per quattro cornici cubiche, mosse all’occorrenza dai danzatori stessi per definire lo spazio dell’azione. A identificare gli interpreti (vocali e aerei) anche l’essenzialità e ancora una volta la grande eleganza dei costumi: bianco quello della Bellezza, argentato quello del Piacere, neri quelli del Tempo e del Disinganno.
Equilibrato nel suo complesso il cast vocale, in cui spicca la Bellezza e la freschezza del soprano leggero Silvia Frigato che si destreggia con agilità e grande precisione tra gli acuti e i ritmi concitati delle sue arie. Giuseppina Bridelli nei panni di Piacere è un mezzosoprano vocalmente convincente, potrebbe giocare di più con il suo personaggio, ma riesce a catturare il pubblico nell’interpretazione della sua più celebre aria “Lascia la spina, cogli la rosa” (abilmente recuperata da Händel nel Rinaldo). Il contralto Valeria Girardello interpreta un Disinganno molto pensieroso e introspettivo ma mai pesante, con una presenza scenica di gran livello. Severissimo nelle sue vesti di Tempo il tenore polacco Krystian Adam, risolve il suo personaggio con fermezza vocale e scenica e con una dizione a tratti perfetta!
La direzione musicale di Andrea Marcon conferma la sua grande conoscenza del repertorio händeliano (HändelPreis 2021; Stiftung Händel-Haus di Halle). Il suo gesto sprona e tende a staccare tempi “avventurosi” con colori molto accesi (in alcuni punti a scapito del cast vocale), restituendo in sala un continuo fermento creativo ed espressivo. L’orchestra risponde con grande agilità e intonazione, da segnalare lo splendido assolo dell’oboista nell’aria della Bellezza “Io sperai trovar nel vero il piacer”.
A fine spettacolo successo caloroso per tutti.
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