Verona | Fondazione Arena di Verona | 9 agosto 2024, ore 21
101° Arena di Verona Opera Festival
Tosca
Melodramma in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Musica di Giacomo Puccini
Floria Tosca Anna Netrebko
Mario Cavaradossi Yusif Eyvazov
Il Barone Scarpia Luca Salsi
Cesare Angelotti Gabriele Sagona
Il Sagrestano Giulio Mastrototaro
Spoletta Carlo Bosi
Sciarrone Nicolò Ceriani
Un Carceriere Carlo Striuli
Un Pastore Erika Zaha
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona | Maestro del Coro Roberto Gabbiani
Coro di voci bianche A.Li.Ve. | Direttore Paolo Facincani
Direttore Daniel Oren
Regia, scene, costumi e luci Hugo De Ana | Direttore Allestimenti scenici Michele Olcese
“Immensa, s’abbuia a poco a poco, sfiorata di rintocchi” (A. Pozzi)
Ci sono pochi scenari più spettacolari per l’opera lirica dell’Arena di Verona. Per cento anni più 1, il vasto anfiteatro romano del I secolo d.C. ha offerto una sede unica per allestimenti di grande effetto durante i mesi estivi. Oggi il pubblico ha un motivo in più per assistere agli spettacoli: alcuni dei migliori cantanti del mondo calcano abitualmente il palco dell’Arena. Questa Tosca, in omaggio a Puccini, ne è la conferma!
L’allestimento, curato per regia, scene, costumi e luci da Hugo De Ana (2006), segue il libretto ambientando l’azione a Roma sullo sfondo del fervore rivoluzionario napoleonico, con soldati e chierichetti che sfilano in costume d’epoca, blocchi di armamenti militari disposti su un lato del palcoscenico e un’enorme statua di Michele Arcangelo che brandisce una spada a fare da sfondo. Una presenza incombente, che sembra delineare sin dall’inizio l’ineluttabile e vorticosa corsa verso il tragico finale.
Nei panni della protagonista Floria Tosca, cantante devota e innamorata, diva del suo tempo catapultata in un intrigo politico a rischio della vita, è Anna Netrebko che torna in Arena, per la prima volta in questo ruolo. Al suo arrivo viene sommersa dagli applausi, prima ancora di aprir bocca. Al netto di qualche umana imperfezione, è difficile immaginare una rappresentazione più vivida di Tosca oggi! La Netrebko dalla voce di marmo conquista da subito i più di 20.000 spettatori, passando già solo nel primo atto dall’ira infantile e incostante alla sensualità, alla colpa e alla gelosia. La trasformazione del soprano in una donna capace di uccidere il suo aguzzino nel secondo atto è agghiacciante, ogni sillaba del suo italiano più chiaro del solito ribolle di rabbia. Traspare tutto l’orrore che prova prima di uccidere. L’omicidio nasce da un profondo terrore che mina le sue facoltà mentali e la spinge a reagire, come una tigre che protegge il suo cucciolo e sentiamo tutte queste emozioni incessantemente sulla nostra pelle (brividi – nonostante il caldo – all’attaco più che pianissimo del suo Vissi d’arte).
Accanto a lei, nei panni di Mario Cavaradossi, pittore e rivoluzionario, appassionato amante di Tosca, il tenore Yusif Eyvazov. Lui e la Netrebko, marito e moglie nella vita reale che hanno annunciato la loro separazione a giugno, sembrano aver perso poco del loro affiatamento sul palco nei duetti d’amore. Il tenore azero trasmette tutto il calore del suo ruolo, con virile magnetismo, ottima tecnica vocale che gli permette di osare in molti punti e grande espressività, capace di commuovere.
Luca Salsi trasuda pura depravazione nelle eleganti vesti di Scarpia, spietato capo della polizia, persecutore di rivoluzionari come Cavaradossi, e ardente di passione per la diva Tosca, antagonista fra i più iconici di tutto il repertorio operistico. Uno Scarpia brutale, viscido e sibilante, alimentato da una galante lussuria che riesce, insieme all’orchestra e al coro, a far tremare l’Arena nel “Te Deum”. Tra i ruoli minori, merita una menzione speciale l’interpretazione del canto del pastorello, intonato dalla giovanissima Erika Zaha e il baritono trentino Giulio Mastrotatoro, ormai uno specialista per questo ruolo. Quarant’anni dopo il suo debutto all’Arena di Verona con Tosca, anche il direttore d’orchestra Daniel Oren viene accolto calorosamente dal suo affezionato pubblico. La sua lettura plasma ogni singolo accordo quasi volesse renderlo tangibile, allunga le frasi in modo da spremere fino all’ultima goccia di emozione, accentua i colori per garantire che il dramma e l’atmosfera della partitura di Puccini riempiano la difficile acustica dell’arena all’aperto. Oren ha la capacità magnetica di attirare tutto il potenziale artistico (e questa volta era davvero tanto) su di sé e di liberarlo con l’equilibrio necessario per renderlo inequivocabile, potente e vero! A fine spettacolo, applausi scroscianti per tutti.
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