TMA-Wyznoscafo

[Wyznoscafo-tappa 1] Luciano Forlese e il suo album SINE

La nostra esplorazione nelle vicinanze immediate della base è stata di corta durata. Un messaggio sulla rete flash ci richiama velocemente per la preparazione del Trentino Music Award dell’anno e quello del decennio. E come per incanto, dalla giuria, sono apparsi altri suggerimenti, arrivando immancabilmente un po’ tardi, per partire in missione in questo periodo dell’anno. Due potenziali missioni erano già in progetto, mentre gli uomini dell’arsenale salgono a bordo, per manutenzione ed upgrades sulla preziosa strumentazione di bordo… Luciano Forlese con il suo album SINE nuota nell’underground dei nostri mari, seguito da Davide Prezzo con l’album Da che parte stai che è rimasto insospettato dal nostro sonar durante più di un anno, visto che l’uscita di Da che parte stai è datata dicembre 2018…

Il tempo di lasciare l’equipaggio alle loro famiglie e di festeggiare il Trentino Music Award a casa, che l’ordine di mission ci arriva già: Luciano forlese,le Mosche di Miyaghi, Davide Prezzo, Lost in a cinema, e mentre saliamo abbordo, Felix Lalù inizia il teasing del suo ultimo album. Poi ci si sussurra il nome di Nogaar, un duo elettrico, e ci immergiamo con l’insolente facilità che avremo di potere accidentalmente incrociare il loro segnale, prima dell’Ammiraglio Giusy Elle, e di colpo soffiargli una bella presa sotto il naso, prima che la sua enorme unita di vascello ammiraglio, uscisse della sua Base.

Comunque, siamo di ritorno con l’anno nuovo, nel nostro centrale, con Jones davanti alla sua console, a cercare un segnale, e Jenkins a raccontare, a chi vuole sentirlo, la lista completa di quello che ha avuto per Natale. Arrivano anche nell’archivio del capo centrale una quindicina di album o freschi, o vecchi da classificare. Mi sa che saremo immersi per un bel po’…

…è sempre Jones a tirarci fuori della monotonia del ronzo interno del Wyznoscafo:
– Segnale… no, segnali!!! Nel 025, rotta nel 160, velocita 12 nodi, profondità 045, ci passera a dritta distanza minima 4 miglia. Secondo segnale: nel 221, rotta nel 339, velocita 07 nodi, profondità 025, ci passera a Babordo distanza minima 6 miglia.
Mi sollevo dalla mia poltrona del centrale per leggere sopra la spalla del timoniere di profondità il suo display digitale: 063…
– Ferma propulsione, scendere a profondità 080, trattiamo quel segnale di dritta prima che è più rapido, chi è?
– Firma sonar in trattamento… Luciano Forlese, conferma Jones. Lo registro in banca dati.
– L’altro? chi è??? Ci hanno sentiti?
– Non penso… Risponde il secondo, il fondo è a quota 100, roccia, e scende verso Est…
– Davide Prezzo” per il secondo segnale. Conferma Jones.
– Cominciamo forte! Strumentazione in funzione, Capo Centrale al rapporto!
Il Blocco e la matita gialla, nuovi per l’occasione, tornano sopra la tavola delle carte:
– Allora tutti testi e musiche son di Luciano Forlese ad eccezione di “Intermezzo” scritto da uno già schedato: Ardan Dal Rì e della traccia fantasma Quindicianni che è un tradizionale. Prodotto da: Ardan Dal Rì, scampato da Joy Holler e da Radio Palinka. L’album e registrato e missato presso Old Country Studio di Mauro Iseppi, a Ravina. Masterizzato presso Blue Cave Studio di Daniele Cocca. Le fotografie e grafiche sono state affidate a Valentina Maistri. Suonano: Luciano Forlese, voce, cori, chitarra classica, bouzouki; Ardan Dal Rì, chitarra elettrica, sintetizzatori, cori, ocarina, melodica, aria spray (?) rubato nel bagno dello studio. Poi c’è Luciano Sorcinelli al basso, Sebastiano Cecchini alla batteria, Carolina Talamo al violoncello, Tommaso Pedrinolli alle percussioni e vibrafono, Livia Giaffreda, voce e tamburo a cornice, Mauro Iseppi con schiocchi di dita, Vladimiro Forlese come Voce, e in fine, Lucille per i cori… Label discografico: I dischi dell’oliva.
– La differenza tra il tamburo normale e quello a cornice la conosci? Chiedo.
– È un indovinello?
– No. Seriamente.
– Boh… non so ben miga….
Luciano è abbastanza giovane, ma suoi testi e la sua voce profonda danno piuttosto l’impressione di un cantautore agguerrito e con chilometri alle spalle. Cioè, senti una canzone e pensi: “Quel tizio deve avere fra 40 e 50 anni” solo dal timbro profondo e posato della voce. Magari colpa delle “Gitanes” che si fuma… Sembrano canzoni scritte da uno che ha vissuto a lungo, impone una saggezza poco comune, l’esperienza di un uomo che ha fatto tre volte il giro del mondo, la statura di un “De André” cosi, al primo ascolto.
La chitarra di Ardan invade la maggior parte dello spazio di Mani Dipinte su una ritmica soffice, costante, ma leggera di solidità. Il violoncello di Carolina Talamo appare per sostenere la voce di Luciano nei passaggi non definiti come ritornelli, ma che ne hanno la sostanza: “E pensavo a come vincere il tempo, soltanto con la fantasia, ma non era che lo spettro di un momento, la mia estasi di nostalgia.” Al primo pezzo l’atmosfera è definita. Non è musica volatile. È ancorata nella profondità della riflessione. Non nasce come fiori. È fatta per essere ricordata.
Ti continuo a pensare si presenta con un ritmo allegro, sgranato dalla chitarra di Ardan. Il basso si fa profondo e vibrante, la batteria entra progressivamente, fino a farci scrollare del capo su questa cadenza quasi ballante. Al secondo giro di “Na, na, na” la canzone si destruttura per dare più peso al testo: “In questa giornata di pioggia, ti vorrei parlare, se solo tu mi potessi ascoltare. E col pensiero ti spoglio dal tempo, ti nego uno spazio, ti porto vicina, e ti dono il mio impaccio”.
Ricordiamo che le “Gitanes” erano le sigarette favorite di Serge Gainsbourg, che li fecce scrivere “Dieu est un fumeur de Havane, Dieu est un fumeur de Gitanes” Ne ha fumato tre cartoni durante la settimana di registrazione del suo album Reggae. Sembra che questi strappa polmoni hanno successo oltre alpi. Basta aggiungerci un po’ di Kazoo e di chitarra leggera. Io, ho smesso di fumare.
L’atmosfera si fa tradizionale e campestre, colpa del Bouzouki, su Il Lampo. Il violoncello aggiunge questa profondità di campo su percussioni ancestrali. L’aspetto celtico della traccia viene a galla portato da questi colori.
Uguale a Campanile dei Dmanisi Intermezzo lascia la stampa internazionale a bocca aperta: The Gardian: “Syrupy tribute to guitar pedals manufacturers”. The Times: “Queasily fascinating”. The Herald tribune: “The pop culture bandana, still have a thrilling punch”. The Telegraph: “Impossible to surpass”. The Independent: “A technological marvel, an achievement”. Time out London: “Who fell asleep on the pedal board?”. The Lincolnshire Echo: “Continuously mesmerizing”. The North Hykeham Gazette: “Can we get rid of the producer?”. The Mill Ward parish leaflet: “What the fuck was that?”. Rock.it: “Eeeeeeeh… Si, dai!”
Kobane Calling alla frontiera Siriana e Turca. Quotidianità locale, mentre l’occidente, sazio di petrolio, guarda altrove. Ritroviamo uno schedato, un certo Yarin Sassudeli, chitarrista degli “Side C”, nel coro condotto dal maestro Francesco Dal Rì. Ah! mentre ci sono, Negli UK, la Turchia diffusa con forza frequenza uno spot commerciale per vantare, con tante immagini leccatissime, il turismo nel loro paese. Non ho più posto per vomitare.
Canzone faro dell’album Generazione Sconsolata è sostenuta da un video ed e stata proposta alla finale di Upload a metà dicembre. Il violoncello tempera il tempo della canzone. E un lento ricamato di note breve di chitarra e descrive la precarietà programmata della nuova generazione. Sognavamo un Europa emancipata, ne abbiamo una che ci spinge, passo a passo, verso “The Matrix” con il nostro consenso. 1984 di Orwell si srotola oggi davanti a noi, ma la Tivù è più colorata della nostra potenziale ribellione… Pecore… numerosissime, ma pecore.
Il vibrafono di Tommaso Pedrinolli si distingue su “Preghiera ad un gatto”. Sostituisce con suoni più concisi il violoncello di Carolina Talamo, per questo cambio di atmosfera. La leggerezza era voluta per dare, attraverso l’animale, un omaggio a sua madre: “Perché spero che un giorno il tuo spirito in riposo possa essere gatto, libero e dolce senza dolore.”
“Quest’oggi, ho deciso riparto da qui” cosi comincia la storia di una donna portata “all’altare con il ventre un poco gonfio” dopo avere incontrato un uomo, fino qui, galantuomo. “L’albero delle ciliegie” sembra arrivare dal 19imo o 20imo secolo in quale, la condizione femminile non si discuteva sui giornali e immancabilmente gira male: “E il giorno dopo che era nato lui mi riempì di botte è durata quindici anni, quattro figli, due ossa rotte. L’ho sepolto sotto a un albero che portava ciliegie mature e lì ho dato fondo a una bottiglia di vino dolce come il miele.” Trovo giustificazioni nel gesto descritto, potrei chiamarlo giustizia.
Solamente rumori elettronici, come canti di vetro accarezzato, si postano come un fondale cristallino per la chitarra nuda della “La signora dei cattivi pensieri”, la traccia la più corta dell’album. E solo la descrizione di un personaggio: una donna visibilmente sola, nera e triste, ma di grande statura: “E la vedresti al suo posto dentro ogni castello. Bella, tragica, smunta e fatale, elegante, in eterno finale.”

Questo album possiede un contenuto profondo e prende posizione, difende idee, testimonia di cura, riflessioni… Poi e prodotto più che bene, le scelte di orchestrazioni, gli arrangiamenti, i dosaggi sono curati. Merita al meno, la sua nominazione nei migliori album del 2019, del Trentin’ music award. Non c’è da sbagliarsi; prenderà valore con il tempo…
– Jones dove siamo con la posizione del rilevamento successivo?
– Credo che ne abbiamo non solo uno, ma tre in tutto! Capitan.
– Nettuno stridente!!! Cosa ci arriva addosso ancora?

Luciano Forlese-SIne
https://open.spotify.com/episode/7kvTWIdpbLgQJ0wm5QNoyp
Capitan Wyzno

Erick Wozny è francese, vive in Inghilterra, ma frequenta il Monte Bondone dal 1988. Nel 2012 scopre casualmente la musica Trentina e decide di esplorarla e di supportarla. Tante recensioni on line sono fatte sullo stesso modello, quindi il Capitan preferisce raccontare le sue avventure rocambolesche, surreale, un po’ lunghe ma precise, a contro corrente e traccia per traccia.

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