Siamo tutti vestiti di bianco; è l’uniforme estivo, siamo al posto di manovra, uscendo dal porto e lo spettacolo dell’ordine militare navale ha qualcosa di ammirevole, pero la prima tipa a potenzialmente essere commossa da questo display di testosterone, deve trovarsi a qualche chilometro, spero che ha un binocolo potente perché sono particolarmente messo bene stamattina. Son sulla torre con il Secondo, il capo cantiere e due ingeneri dell’Arsenale, per la prima uscita test, dopo il cambio di propulsione magnetoidrodinamica, alimentata da due celle idrogeno, provvedendo più energia che c’è n’e bisogno abbordo. Abbiamo una nuova pittura opaca sullo scaffo chiamata “pelle di squalo” e l’ingegnere dietro di me mi garantisce che diminuisce la resistenza dell’acqua a grande profondata. Io guardo l’equipaggio in riga davanti e dietro la torre, la piattaforma che si allontana, e due Ammiragli Elle e Tosi già risalire in macchina per dirigersi verso i loro uffici rispettivi, mentre ci allontaniamo. Di un colpo di fischio l’equipaggio sparisce nella pancia del Wyznoscaffo e i due boccaporti si chiudono prima che gli ufficiali presenti sulla torre raggiungono il centrale, una volta cambiati.
C’è un test su quasi tutto, e la prima giornata di immersione le completa quasi tutti, lasciando il test di profondità per la notte, durante la quale raggiungeremo, a tappe, 350 metri, la profondità massima concessa alla nostra unita, poi passeremo in propulsione magnetoidrodinamica in gran finale. Il nuovo sonar può beccare lo starnuto di un cavalluccio di mare a 50 miglia, lo spettrometro ha il suo raggio operativo di frequenze raddoppiato, lo scanner e di nuova generazione, l’Interferometro gradisce di 10 canali supplementari, da oggi possiamo anche metterci in orbita al primo ordine se pedaliamo tutti abbastanza forte. Incredibile.
E notte, il test di profondità inizia. Stiamo scendendo puntando nel 090 quando Jones, sempre esemplare, annuncia:
– Segnali, Capitan… segnali!
– Spari!
– Firma sonar Perina nel 010, rotta nel 150, distanza 21 miglia, velocita 11 nodi, profondità 035. Nuova firma sonar in trattamento nel 320, rotta nel 090, distanza 28 miglia, velocita 9 nodi, profondità 030, Altra nuova firma sonar nel 090 rotta nel 091 distanza 11 miglia, velocita 03 nodi profondità 072.
– Metti in modo l’interferometro, distanza minima del primo e secondo segnale?
– Perina 8.5 miglia nel 089 e Trerosa, nuova firma sonar registrata, nel 029 distanza minima 11 miglia. Terzo segnale dei Karatechesi, firma sonar registrata.
– Brao Jones! Strumentazione in moto cominciamo! Secondo ci controlla la discesa in incremento di 50 metri. Capo cantiere lei sarà già occupato con i suoi controlli, non esitare a disturbare se problemi appariscono.
Guardo dalla coda dell’occhio i due ingeneri già il naso immerso negli schermi di loro 7 laptops collegati sulla strumentazione e stanno controllando calibrazione e portata dei sistemi. Bravi, mi lasciano tutti in pace.
– Capo? Cosa diset?
– Beeeeh, poc’; E Il secondo album in studio di Nicola Perina, interamente prodotto da Simone Laurino, rilasciato la settimana scorsa da Cabezon records il 19 giugno. Musica e parole di Nicola Perina, tranne “Milioni di strade” di Nicola Perina e Simone Laurino. Prodotto da Simone Laurino per Lo Studio, masterizzato da Davide Saggioro al Wise Mastering studio, Foto di copertina di Nicola Perina, Artwork di Michela Gaburro, ritroviamo il vecchio compagno di sempre Davide Caprioli ex Camp Lion ex Cascade alla batteria, ha partecipato anche Andrea Garofalo (Alchimia, Light Whales) con la chitarra elettrica SU “Asia”. Tutto li.
– Ah? Niente Glauco stavolta?
– Non sembra… C’è un riassunto del Intel vuol che leggo?
– Spari…
– “Passeggero spettatore” è un disco con il cuore che va a mille e una mente calma e tranquilla, racconta una condizione, uno “state of mind” vissuto con tutti i limiti e le allucinazioni di sempre, ma che poco alla volta ci permette di riuscire a prendere coscienza di noi stessi dopo una interminabile fase di caos. Quel caos non è scomparso, ma diventa controllabile e più facilmente comunicabile. Il Perina di “Passeggero spettatore” affronta il proprio mondo sonoro di getto con chitarre elettriche e ritornelli singalong, ma trasforma ripetutamente nel corso del disco le sue caratteristiche più peculiari in situazioni più intimiste, tornando alla primordiale fase di scrittura da camerata e una ricerca sonora più accurata.
Strafigo! I datti dello scanner e dello spettrometro son adesso a colori e le curve dei dati evidenziano più ovviamente le informazioni che contengono. L’album di Nicola Perina ci sembra più diretto, tante tracce son rimaste senza percussioni ne arrangiamenti che potevano dargli un aspetto più rock o più “dance” o più rifinito magari. L’album, di aspetto leggermente più nudo, fu preceduto da l’uscita di due single; Il primo “Flash back” del giugno 2019, seguito da “Asia” in marzo di 2020 che sono presenti tutti due su “Passeggero spettatore” che è il titolo di una traccia del ultima registrazione degli Camp Lion l’EP “Pangea” del Ottobre 2012.
“Asia” conforta la tesi del Intel sui ritornelli “sing along” o canta allungo mentre il pezzo score dal vostro stereo e nelle vostre cuffie. La voglia di canticchiare è evidente su questa canzone sollevata dagli interventi chitarristici di Andrea Garofalo. Ed è vero che passaggi del testo rimangono in testa allungo. Rimane ancora di capire il modo di chiudersi a chiave in una roccia. Una volta fatto, il più bello sarebbe di affidare la chiave a un bambino di due anni che gioca sopra un tombino. Ci piace sperimentare qui dentro.
“Malibu” lascia le tastiere designare la direzione in quale il pezzo va. Il mid tempo della batteria crea una calma rassicurante. Il testo sembra destinato un bambino di bassa età, di quelli che hanno ancora mostri blu sotto al letto. Le chitarre sono groovy un po’ nello stile di JMT.
“Milioni di strade” è un pezzo ballante tirato da percussioni manuale e leggere, tipo bongo, lasciate sul retroscena. Il ritmo vero è contenuto nelle battute delle due chitarre. Ancora qui un ritornello invitante portato da cori sottili, semplici ma che danno corpo e importanza al testo. Il basso appare solo all’inizio del terzo ritornello, nel finale della canzone. Potrebbe essere una base favolosa per un remix. Mio pezzo preferito su l’album.
Canzone spogliata, “Sincero” potrebbe anche rimanere solo con la chitarra folk, nella sua forma più semplice, perché sta bene in piedi cosi. Solo rumori sintetici disegnano un fondale atipico, sopra il secondo verso. Il finale è un po’ più gonfiato di riverberazione e mi ricorda il “Ritrovo del rouge squadron” dei Bob and the Apple.
“Sempre lei” è un pezzo al retro gusto Brit pop e più orchestrato che le tracce attorno. La sua presenza fra “sincero” e “l’occhio di vetro”, a quel punto del album, crea un rilievo che lo mette bene in evidenza. Abbiamo tutti musicisti sul ponte per creare questo rilievo: chitarre, batteria, basso e voci raddoppiate sul ritornello. Il pezzo sembra di aspetto più compatto con queste chitarre messe avanti. Un bel brano, notevole.
Ci sono solo due chitarre per “L’occhio di vetro” che si trova essere la traccia la più spogliata del album. La voce è molto più vicina sembra volere evidenziare della sincerità. Il pubblico presente applaude e tifa per l’esecuzione della canzone. Prima che tutto l’orchestra e il pubblico si lascia andare in un bello sfogo musicale completato di “na na na na” dal coro.
“Leggera” è un rock francamente martellato dal batterista tutto allungo il pezzo. La voce sembra essere gonfiata da un effetto telefonato sui versi e alternativamente distorto sui ritornelli. L’ accento rock è messo in evidenza su questo pezzo, anche se influenze Brit Pop sottostante sono presente.
“Lontano dal cuore” sembra conservare certi effetti vocali dalla traccia precedente. Una batteria temperata da veli di tessuto conserva un aspetto opaco e soffocato allungo il brano. La traccia si svolge sotto questo ritmo meccanico-a-vapore. Ecco una traccia colorata in un modo diverso e decisamente originale.
L’ultimo brano è di contenuto intimo e confidente, sembra essere direttO verso una persona sola. “Flashback” diventa più limpido di aspetto. La voce si è ravvicinata. Una chitarra avvolta nella riverberazione si lamenta per dare profondità al primo verso e il primo ritornello. Il secondo verso è più completo, tirato da un basso rotondo e dalla una batteria, che lascia un po’ di posto a un piano forte per punteggiare discretamente i versi. La voce raddoppiata rimane une buona scelta qui, come in altri passaggi del album.
Questo album si conclude bene. Anche se l’aspetto generale mette “Passeggero spettatore” su uno stile completamente diverso che “Seieventisette”, si trova sullo stesso gradino qualitativo che l’album precedente. L’album è più intimo e il modo di registrare mettono queste scelte in evidenza. Per chi segue Nicola da “La teoria di Romero” poi in “Camp lion”, o che ha seguito sue collaborazioni con Glauco Gabrieli e la sua carriera solista, questa registrazione e ovviamente da possedere. Non smentisce.
– Jones? Dove siamo con il secondo rilevamento?
– Trerose nel 320, rotta nel 090, distanza 20 miglia, velocita 8 nodi, hanno rallentato un po’, profondità 030, distanza minima nel 029, 11 miglia.
– Secondo, profondità?
– 250 Capitan…
– Capo cantiere tutto liscio?
– Solido, Capitan…
– Nen pianin pero sul resto della discesa, ok?
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