– Ho un segnale debole nel 050, rotta nel 310, distanza 50 miglia, velocita tre nodi, profondità 050. Nuova firma sonar in trattamento.
– 50 miglia? Beh, dobbiamo avvicinarsi un po’ prima di sapere di cosa si tratta. Avanti due quarti, rotta nel 010, profondità 050.
Il Wyznoscafo si inclina, risalendo verso la sua nuova strada. Avremo sicuramente il tempo di ascoltare il rapporto del capo centrale, mentre stiamo in cammino.
– Identificati Elettroliti! Capitan. Firma sonar in banca dati. Abbiamo un doppio segnale un EP e un single abbastanza recente. Notare che son apparsi sulla playlist spotify di Massimo Zorer il chitarrista dei The Virgin.
– Ok, Capo? Fammi una domanda di dossier a l’Intel. Jones fammi una ricerca larga al sonar passivo, casomai becchiamo qualcosa sulla strada.
Il capo centrale conclude la sua preparazione e si avvicina, una volta il telex fermo.
– Allora la formazione è di Fiera del Primiero, abbiamo Michael Bonomelli detto “Spyro” alla voce, batteria: Michele Loss detto “Wolf”, poi al basso: Fabrizio Boninsegna aka “Faber”, in fine Ruben “Buba” Bernardin alla chitarra. Due registrazioni disponibili su bandcamp: L’assenzio pubblicato August 24, 2019. Un EP di 4 brani registrato in studio, e the Dwarf rilasciato il 27 Novembre 2020. Registrato a casa e masterizzato dal batterista. Un’impresa che porta il gruppo a lavorare per due anni sul pezzo, che faceva 3 minuti originalmente. Uno solo e semplice cambio di personale con l’arrivo di un altro bassista Roberto “Rob” Zancaner su certe parte. Le copertine sono di Moreno Paissan la prima mi ricorda un’interpretazione post moderna di “L’absinthe” de Degas. Tutto li.
– Jones? Distanza?
– 35 miglia capitan, CPA nel 010, in quattro ore, 30 miglia.
– Scanner, doppler, spettrometro, decoder audio, cominciamo!
Mi tolgo le cuffie che mi lascio intorno al collo.
– Jenkins ripassami i dati dello spettrometro su molteplici canali secondari, c’è qualcosa che non quadra.
Una differenza netta salta in evidenza all’ascolto delle registrazioni. L’assenzio, primo lancio del gruppo, è stato registrato in studio, con mezzi finanziari limitati. E non dava all’tecnico suono i mezzi di passare tre volte più tempo alle post produzioni, che alla registrazione pura. Il prodotto finale rifletta una parte del lavoro da fare, ma rifletta anche l’assenza di necessarie finalizzazioni, dovuta a mezzi limitati. Come lo dice il gruppo stesso: “durante le registrazioni trovavamo errori o cose che non ci piacevano, ma il tempo era quello che era, sia a causa di soldi, che di tempo materiale.” Il risultato evidenziato dal decoder audio è che il recente single sembra registrato in studio, mentre il primo lancio sembra arrivare direttamente dalla cantina. Questo fatto posiziona tutti amici musicisti ed ascoltatori dei prodotti finali davanti l’imbarazzo della scelta: consacrare soldi a l’impresa o consacrarci tempo. In questo caso il tempo vince, alta la mano, già prima perché la scrittura del pezzo “The dwarf” è stato un cantiere evolutivo. Poi al momento di incidere la canzone, il tempo è stato utilizzato per palliare al risultato delle precedenti disavventure. Lo stile della band è orientato verso il rock progressista, anche se passaggi muscolosi nel primo lancio, li danno un aspetto leggermente metal. Penso che il punto focale di questa missione deve naturalmente orientarsi verso la produzione recente. La prima esperienza comporta pero degli elementi che definiscono la personalità del gruppo, dove mira, cosa vuole fare e quale tempo e lavoro è pronto a mettere sulla tavola, per raggiungere l’obbiettivo.
“A different flow” inizia in un modo un po’ grossolano ma che definisce già le ambizioni del gruppo. Mirano alto e francamente progressista: la scala e alta, ma salgono. La tendenza è francamente sul metal. Ci sono tutti ingredienti. Ci sono delle sbandate, passato il minuto del brano, e verso il secondo minuto e mezzo, di quelle che una quantificazione potrebbe rimettere apposto. Barrando leggermente per necessita. Il testo in inglese diventa più udibile verso la meta del brano, quando la voce si riavvicina per insistere un po’ più, subito prima del classico assolo di chitarra, nel ponte musicale. L’Uso dell’inglese non porta niente rialzo al pezzo. Sarei quasi ad invitare il gruppo a pensare a scrivere una versione italiana, o Primierosa perché no, e rivisitare la traccia con le loro capacita attuale.
“L’assenzio” inizia su un modo più calmo prima di spettinarsi dopo pochi secondi. Ci si canta in Italiano e una voce leggermente più solida, si avventura su vari stili da cantautoriale, a lirico, a spara sillabe. Ecco di un colpo, delle capacita vocale rivelate. Dietro, le cose stanno on po’ più in riga, anche durante un notevole cambio di ritmo verso 2.13, tranne magari la chitarra verso 2.37 e un po’ dopo. Notevole basso, chiaro e presente nel finale, ricoperto da un assolo di chitarra. Le 5 minuti del brano si concludono sul testo più importante, ribadito fortemente, su un ritmo di nuovo frenetico.
Parliamo di “Cachet” e delle mentalità di proprietari di locali. Discorso troppo lungo per essere dibattuto qui. Comunque le chitarre e le batterie sono a costo di polvere, e l’assicurazione anche del cartoccio in quale si caricano, va sul gratis, non contiamo nel conto, le ore di prove del musicista stesso, per arrivare al livello in quale viene abbastanza solido, da esporsi in pubblico. Quella del Krapfen, pero è abbastanza originale da provocare la scrittura di una canzone. Il titolo di “birra e pannino” avrebbe potuto riflettere banalità. Un altro titolo “Quanta gente mi porti” avrebbe potuto essere mal interpretato. La vita è dura anche per i “Thénardier”. Tranne questo, un tono rock teatrale si esprime, sia nella voce che negli strumenti ruvidi e potenti, in questa canzone che incolla a realtà odierna.
“Tsukuyomi” è un nome in giapponese ma inizia con un didgeridoo australiano e un basso acuto. Cori alti solevano il lamento della chitarra ripetendo la stessa frase. Poi si parte nel brano per cinque minuti. Niente scivolate nel pezzo, la loro stella brillava durante le registrazioni. Il brano evolve in un insieme musicale preciso e solido combinati a vocali maestrali a due voci, magari tre nel finale.
“The Dwarf” incorpora d’entrata un nuovo componente: delle tastiere scure e cerimoniose scortano una voce grave nella sua teatralità. La canzone si apre verso le 8 minuti che definiscono, oltre agli strumenti, le tinte progressiste che prenderanno forme nei vari “movimenti” dell’opera. Da calmo a tempestoso, spiagge di tastiere, assolo di chitarra, un occhiolino verso Rush e Tool sul finale. Un pezzone lungo, cantato sorprendentemente bene, con una voce accattivante. Un pezzo da scoprire assolutamente.
Dopo questo, la band sembra avere definito la sua direzione, tornerà sicuramente alla madre lingua per mettere in piedi dei pezzi di qualità, nonostante un notevole uso dell’inglese nell’ultimo brano. Credo che hanno scelto un luogo di registrazione e daranno del tempo al tempo, per continuare la loro avventura.
Stavo giusto pensando che abbiamo iniziato questa immersione come un giro di routine e che siamo al nostro terzo rapporto di missione nell’anno. Tutto l’equipaggio sì è ormai abituato a missioni lunghe e di impacchettare rapporti alla catena. Sara Jones ad aggiungere un anello alla collana:
– Segnale! Uno schedato nel 280, rotta nel 111, velocita 05 nodi, distanza 8 miglia, profondità 030. Firma sonar Pumpkiller un EP del 2021 siamo visibilmente passati accanto…
– Non abbiamo finito di passare accanto ad uscite Jones… Non abbiamo finito…