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[Wyznoscafo-tappa 46] Il Grigio mini album volume 1 e 2, singles di confinamento

Il Grigio mini album volume 1 e 2, singles di confinamento

– Segnale nel 250, rotta nel 090, distanza 26 miglia, velocita 7 nodi, profondità 035, nuova firma sonar in trattamento.
– Riprendo la mano, Secondo. Conservare profondità e velocita. Rotta nel 180, Jenkins? la strumentazione è ancora in moto?
– Firma sonar Il grigio, registrata in banca dati.
– Tutta la strumentazione già in funzione, Capitan.
– Che nome strano… mi penso ad alta voce. Capo, fammi una richiesta di dossier sulla rete flash. Portatemi dati appena trattati.
Il telex finisce di masticare carta perforata e il capo centrale si prepara, si vede la matita gialla scorrere sul blocco, il riassunto prende forma.
– Allora, Il Grigio è Dario Pellegrini per l’anagrafe, viene da Bergamo, ma studia sociologia a Trento. Ha pubblicato due EP:  Il grigio volume 1 in Novembre 2018, Il grigio Volume 2 in  Aprile 2019, I Due volumi esistono adesso in versione album, e recentemente due single Primavera in una camera pubblicato il 18 giugno 2021 e Tiramisù uscito il 10 gennaio 2022. I due Ep sono stati prodotti da un certo Rotshko alias di Diego Rossetti, produttore bresciano, presso il Lipsticks Studio. Le canzoni sono state suonate interamente da Dario Pellegrini e da Diego Rossetti, hanno solo invitato due batteristi per suonare: Giovanni Mori suona nel Vol.1 e nel Vol.2, esclusa “Non è vero niente”, che assieme a “Risiko” è stata suonata da Sebastiano Danelli, tutti due sono musicisti bresciani. Il mix è stato curato dallo stesso Rotshko, mentre il master dei due volumi è stato affidato all’Elfostudio in provincia di Piacenza; “Risiko” è stata masterizzata agli Ovox studio di Mantova. Le grafiche dei due volumi, sia del formato fisico che delle copertine sono state fatte da Paola Posco, grafica di Brescia. La copertina digitale di Risiko è una foto scattata da Dario e modificata tramite programmi fotografici. Tutto li.
– Grazie Capo, abbiamo dati della strumentazione? Cominciamo!
“Il grigio” si spiega da sé nella prima canzone del primo mini album, una carta da visita in somma. Un perché… Per descrivere le composizioni; sono generalmente intorno ad una chitarra sofisticata, che fa da base ad una metrica che tende sul rap. Il grigio si distacca leggermente dal genere stesso nel suo testo, che non ha bisogno di parolacce per arrivare all’intensità che desidera comunicare. Io dico: se alzi il livello qualitativo della musica, alzi anche il livello del testo. Come l’avevo già detto per il trio “Got it”. Divieta solo il passaggio radiofonico, se questa chimera potesse esistere al giorno d’oggi in 2022, anche con parole scelte, le radio hertziane passano pochissima musica locale.
Tutto regolare” dondola tranquillamente sul ritmo lento del batterista, c’è anche una tastiera che sbanda del retro nelle curve, evitando le macchie nel testo dagli primi secondi. La canzone possiede un bel groove, a dire la verità, tirato da una chitarra folk. Prende veramente, perché l’orchestrazione è veramente notevole e l’arrangiamento è accurato.
“Tutto cambia come l’aria” sembra registrato in un modo più naturale, o più ampio. Notevole ritornello che scorre, sollevato da un fondo di tastiere. Il suono sembra di origine diversa, o di una presa diversa nello stesso studio o una scelta di missaggio, per accentuare una riverberazione naturale.
Io respiro” inizia con il riff di chitarra folk che tende sul metal pesante o colonna sonora per momenti di suspense in un western spaghetti. Ritroviamo gli stessi ingredienti che nel primo EP. Batteria, tastiere, basso, chitarra folk e voce. Noto che l’uso delle tastiere si campa spesso nei rumori e slittate di sotto fondo. Ci sono cori dietro il ritornello. Va bene, respirano tutti…
Hey vecchio” si apre sullo stesso suono aerato di chitarra folk che risuona in una stanza ampia e apre il volume due, di mezzo a rumori parassiti lasciati sfumare nell’introduzione. Il testo parla di un amico musicista che ribadisce luoghi comuni, su quello che sogna del showbusiness, rifiutando di affacciare la realtà. Le parole sono un po’ dure da sentire nella vita reale, meglio mascherarne il contenuto dietro una canzone e personaggi di fantasia. Il messaggio lui rimane chiaro.
Una tastiera al suono di organo apre “Bugiardo”. La canzone si distacca leggermente del insieme con i suoi versi cantati, lontano dagli accenti rap. La calma iniziale conduce al ritmo sostenuto che appare senza stacco al quarantesimo secondo. C’è un ballo di bicchieri e atteggiamenti disinibiti, freddo e pattatine di traverso, momenti di gloria e risultati poco scontati.
Nella musica” conferma che il secondo mini album segue un cammino diverso. Porta variazioni, stile diversi. La canzone è calma, il testo prega a l’attenzione. La forma della canzone è parabolica; decolla, prende quota, arriva a l’apice, scende in planata, ritorna al suolo come è decollata.
Non è vero niente” scorre sulla tranquillità della sua partitura. La voce non spinge con decisione le note finale dei versi, ne scandisce il testo, lo sussurra più che altro. La voce potrebbe dare consistenza al contenuto del brano, ma la scelta del tono per declamare il testo, insiste sull’aspetto intimo. La canzone sembra la meno decisa del EP, magari la più leggera, perché galleggia su una nuvola di cori. Qui si conclude il secondo EP.
Risiko” esce come single nel Febbraio 2019. La sua uscita è l’occasione di combinare i due EP, di aggiungerci il single “Risiko” per sicuramente secondare l’esaurimento delle scorte di CD dopo il timido ordine della prima pubblicazione. Un album completo vede così il giorno. Risiko o scacchi quindi, giochi in quali non si vince in due, pareggio magari? Prima del minuto, la batteria di Sebastiano Danelli, taglia, trancia, macina con il resto della strumentazione, sincopa le esitazioni del secondo verso.
Quello che sorprende di più sono due single rilasciati nel 2021 e inizio dell’anno 2022. Due tracce enorme “La primavera in una camera” e “Tiramisù”. Su questi due brani l’orchestrazione è leggera ma piena, appariscono dettagli, estratti di film, voce in sovraincisione, basso bello presente, bella post produzione. Il sorprendente è che i due pezzi sono registrati senza studio, durante il Lockdown.
La primavera in una camera” viene della collaborazione con Stefano Lanza, un bassista. Una scena del film “La Haine” illustra l’introduzione. L’uso di batteria in cerchio chiuso dà al pezzo l’aspetto di un ritmo programmato. L’enfasi di riverberazione sulle percussioni del ponte musicale, la ripresa al basso per condurre al finale, danno agli arrangiamenti un aspetto coinvolgente: Non si può star immobile. Il canto riprende radici nel rap, ma la canzone, la copertina, la produzione portano alla canzone la consistenza di un prodotto lucido e brillante.  Questa è la direzione giusta.
E come direzione giusta “Tiramisù” conferma che Dario ha imboccato l’autostrada, da lì, basta premere un po’ col piede destro per viaggiare. La costruzione del brano invece parte da l’uso del ritmo di un altro artista locale di Bergamo: Marlon. Solo l’ascolto del ritmo ha portato l’inspirazione della canzone. Solo da qui, si può intuire l’ascolto ripetuto, facendo altre cose, canticchiando, suonando un po’ di chitarra, un po’ di basso, canticchiando ancora, imbrattando carta, cancellature, scarabocchi in margina, finché il puzzle prende forma. Su una miscela fra canto e rap, la voce scorre su una composizione scorrevole e fluida. Una voce trasformata per piombare nei bassi appare accanto alla voce principale, sicuramente un amico immaginario di confinamento. Registrato, missato, masterizzato da Dario da solo, durante l’immobilita di un infortunio, la traccia è solo, per il momento, disponibile sul Tubo. Ma vorrei incoraggiare il sior Pellegrini a pubblicarla, casomai sia nominata al Trentin’ Music Award 2022, per ora è già nelle preselezioni.
Spero solo che Il Grigio si appoggiasse su l’esperienza dei suoi EP e le sue canzoni single per tracciare la sua strada. Notiamo una produzione importante di canzoni sul Tubo; abbozzi, canzoni dal vivo, registrazioni artigianali, ma di qualità. Il tizio è da tenere d’occhio, il materiale per un altro album completo sembra già scritto e provato.
– Buono! Stacchiamo! Secondo, mi traccia una strada per la base Nibraforbe, che vediamo un po’ di cielo ogni tanto. Jones? Non farmi troppo zelo che è un mese intero che siamo lì dentro, andiamo a respirare aria buona! Dai! Casa!

 

Capitan Wyzno

Erick Wozny è francese, vive in Inghilterra, ma frequenta il Monte Bondone dal 1988. Nel 2012 scopre casualmente la musica Trentina e decide di esplorarla e di supportarla. Tante recensioni on line sono fatte sullo stesso modello, quindi il Capitan preferisce raccontare le sue avventure rocambolesche, surreale, un po’ lunghe ma precise, a contro corrente e traccia per traccia.

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