Abbiamo avuto una settimana di riposo. Poco, considerando che il nostro giretto di inizio anno ci ha portato a rimanere nelle profondità per un mese intero. L’Intel, sempre pronto a dare importanza a rumori ed informazioni ritagliate, ci manda verso un quadrante a sud ovest della base, storia di confermare la veracità delle loro informazioni. Tanto, ci stiamo strafogati di verdure e ci siamo esposti al sole il più possibile, nonostante siamo ancora in inverno. Siamo di nuovo in missione e dalla cima della torre, provo di immagazzinare una dosa supplementare di raggi solari, prima di dare l’ordine al centrale: – Immersione!
Sud ovest quindi… siamo in rotta e Jones, come per incanto ci va della sua:
– Segnale! nel 090, rotta nel 101, distanza 8 miglia, velocita 6 nodi, profondità 035, uno schedato firma sonar di Luca Lorenzi.
– Ma, non sarebbe quello dei “To you mom”, Capo?
– Si, le ben quello.
– Mannaggia! sta per ricevere una telefonata dal ministero della produttività, da un minuto a l’altro! Abbiamo coperto l’uscita del suo album in settembre scorso; “Hikari dawn” era uscito in giugno… Buon, non è sulla nostra strada ma andiamo darci un’orecchiata. Decido di fare un gancetto e poi rotta nel 225, come lo vuole l’Intel… Tanto il rilevamento viaggia da nord a sud, posiamo anche rimanere dove stiamo…
– Capo? Radunami un po’ di dati mentre mettiamo la strumentazione in moto. Jenkins! Scanner, doppler, spettrometro, decoder audio!
Sorvolo i dati che arrivano, mentre il telex della rete flash sta consumando una sottile quantità di carta perforata. Questa pubblicazione non è veramente atipica, come il suo autore lo stipola, sembra orientarsi sul genere “ambient” … L’atipico l’abbiamo già incontrato con le produzioni di “Silent Carrion” o ancora “Geisterchor”, questo sì che è originale, insieme a disturbante e totalmente alieno. Magari lo è per Luca che si avventura in nuovi modi di trattare la sua ispirazione. Con i “To you mom” la canalizza o la struttura sicuramente. Qui, mi sembra che si lascia andare del tutto. Non impone sua volontà sulle scelte da fare; i suoni lo trascinano dove vanno. E ancora nella sedia dell’autista, ma ha lasciato il volante e chiuso gli occhi. Lo Spettrometro distingue 7 brani strumentali, di quale una reprise, e due tracce cantate. Il decoder audio tratta l’ultimo flusso di dati, mentre il capo centrale si avvicina col suo blocco.
– Allora, Luca Lorenzi membro dei “To You mom” si avventura in una creazione introspettiva componendo nella sua Baita, nei boschi di Vetriolo ai piedi della Panarotta e un po’ a casa. Le composizioni sono state registrate con strumenti virtuali e banca suoni on line, rumori esterni e qualche strumento a corda. Appariscono Massimiliano Santoni alla slide guitar e Mirko Di Luri al sassofono, campane tibetane e tamburo sciamanico. La copertina è una foto scattata da Luca stesso che rappresenta il “Beyond eclipses” a modo suo… è una immagine astratta rappresenta anche un abbraccio tra due entità, che raffigura proprio l’andare oltre l’eclissi, una volta le difficoltà della vita superate. Luca si esprime anche attraverso la fotografia ed espone le sue creazioni su il suo sito: www.thisluca.com. Il sottotitolo “Music for a book” rivela lo spirito delle composizioni, adatte probabilmente ad essere colonne sonore di qualche immaginario cortometraggio, estratto da un libro. Sembra che l’album doveva rimanere un po’ intimo, senza essere veramente pubblicato. Un articolo su l’Adige rivela la sua posizione e la sua discreta presenza su social lo fa apparire qui come un rilevamento. Tutto li.
– Hmm… strano che l’Intel non l’ha incluso nel quadrante di ricerca… Comunque gli album sono piuttosto rari al momento, meglio che non lo lasciamo passare. Siamo lì… Cominciamo: “Two” ci posiziona subito nell’essenza stessa dell’album. Sembra che stiamo per percorrere una collana di pezzi musicali, fatti per illustrare un immaginario filmato o anche magari solo l’immagine fissa di una delle fotografie di Luca, presente sul sito nominato qui sopra e che incoraggio ad esplorare mentre la musica scorre. La fotografia, misteriosa nel suo aspetto, è un campo libero per un momento di svago, di caduta libera in un vaporoso universo di cottone. Andando più profondamente e con la conoscenza delle precedenti creazioni musicali, “Two” o più prosaicamente “due” sembra determinare l’importanza portata a l’essere che li cammina accanto. Il completamento di un’entità a l’equilibrio con la presenza dell’altra meta.
“Eye Your ocean’s source” è il primo brano cantato dell’album ed è piuttosto corto, superando appena i due minuti. Non sapevo neanche che “eye” si poteva utilizzare qui, come un verbo e quindi questo titolo significa “osserva la fonte del tuo oceano” … in sostanza “parla onestamente con te stesso” … mettiti davanti ad uno specchio, guardati dentro e parlati… Il tono della voce sembra incollare al testo declamato da una persona appena svegliata, trascina dei piedi, esce dal coma con pena, cerca caffeina per riprendere vita, prima di affacciare lo specchio: “Everything you want to say, just say it to the mirror” “Wandering wondering why” viene da lontano e inizia in un rombo basso e profondo. Rumori artigianalmente registrati frusciano nell’introduzione. Un piano forte cerimonioso marca il passo lento e quasi triste della prima parte. Oltre il minuto e quaranta, spiagge di tastiere rappresentano il corpo centrale del brano prima del ritorno del piano forte. La slide guitar di Massimiliano piange discretamente in sotto fondo. Il rombo svanisce con lentezza per concludere il brano.
“Love and science” prende subito dalla metrica e dalla melodia del canto annegato nelle spiagge di tastiere e rivela il suo contenuto solo con un ascolto accurato. “Have you ever been here?” è la frase che si costruisce gradualmente attraverso la canzone e rimane il punto di aggancio melodico del brano. L’atmosfera planante è eterea e offre uno spazio che si espande a perdita di vista. Delle percussioni rimangono in secondo piano, perse nella riverberazione. Notevole pezzo nonostante la sua semplicità intrinseca.
“Universe Mechanics” è costruito su un arpeggio al pianoforte poi, si gonfia di rumori e nappe di tastiere vaporose. Le note di un basso sintetizzato ogni 2 bar, sono un punto di riferimento che lo spirito ricerca, tale un punto cardinale, nella massa sonora che si espande con l’andare. Un tamburino disegna l’unico ritmo del brano prima di sparire nella parte media, prendendo cura di tornare nel finale, appoggiato ad una corta sequenza.
“Beyond eclipse” si estirpa progressivamente da un rumore urbano. Una chitarra arpeggia assieme al tema del brano ed offre brevemente una partitura strutturata al pezzo, poi si spezza per partire in multipli direzioni oltre il secondo minuto. Credo di riconoscere il rumore di un treno lanciato negli ultimi secondi della traccia, un treno che unisce o che separa. Una sequenza è l’ossatura principale di “Slow pace of beauty” e scorre da cima a fondo di questo altro strumentale. Oltre il minuto, le nappe di tastiere perdono stranamente della loro definizione per saturarsi e ricoprire quasi pienamente la sequenza principale del pezzo. Uno sfrigolio permea il suono delle tastiere e svanisce con la sfumatura finale del brano. “Floating in the middle of nowhere” è un pezzo destrutturato che si perde da solo nel suo proprio eco. Solo una nota ribadita sembra dare un ritmo, campane tibetane passano brevemente sul fondo scena, il sassofono di Mirko Di Luri rimane uno de rari strumenti a galleggiare sopra la massa sonora, che continua ad auto alimentarsi nella sua risonanza.
“Two, reprise” propone un altro angolo di trattare il pezzo iniziale. Un piano forte è il protagonista della nuova interpretazione che galleggia di nuovo, senza effetti, sopra rumori di una puntina lasciata girare nel solco finale di un disco vinile ed una massa sonora nuvolosa, persa di nuovo nel eco e la riverberazione.È vero finalmente, questi brani possono tranquillamente illustrare un filmato o ancora più accuratamente una sfilata delle immagini scattate da Luca. Tanto il personaggio si riflette in entrambi le discipline e descrive più accuratamente il suo universo. Noi, lo lasciamo proseguire sulla sua strada, è tempo di staccare…
– Rotta nel 225, avanti due quarti. Sclamo, mentre mi alzo dalla poltrona del Centrale. Secondo, li lascio il centrale sono al mess degli ufficiali, vado vedere cosa Seven Seagul, nostro cuoco, ci ha preparato a pranzo.