– Secondo, mi traccia una strada per la base Nibraforbe. Credo abbiamo bisogno di rifornimenti.
– Aye, Aye sir.
– Jones, so che ci sono movimenti in zona, non farmi troppo zelo. Ok?
– Spiacente Capitan, questo è un pesce grosso nel 269, rotta nel 181, distanza 11 miglia, velocita 5 nodi, profondità 065, firma sonar dei Bastard Sons of Dioniso.
Nella mia schiena, il telex della rete flash sta masticando carta perforata a volumi storici.  Sono sicuro che si tratta del dossier che l’Intel ci manda, con il consiglio a forma di ordine, di prendere questo fresco rilevamento in caccia.  Dico: addio rifornimenti e riposo, perché mando questo ordine:
– Rotta nel 225, Avanti 5 nodi, profondità 065, Secondo, una volta sulla loro traiettoria li lascio infilarci dietro, nella loro scia, come lei sa fare.
– Aye, aye, sir.
– Capo è il dossier del Intel che sento, li?
– Certo, Capitan! le ben quello.
– Mi faccia il suo rapporto appena possibile.
Nonostante la voglia di tornare alla base, non possiamo lasciare passare un rilevamento di quel calibro. Avevamo sorvolato nelle nostre prime missioni, la discografia da “Great tits Heat” fino a “Per non fermarsi mai” passeggiando sopra “Even Lemmy sometime sleeps” attardandoci su “Dinamica stasi”. Non avevamo potuto coprire le missioni su l’album eponimo “Bastard sons of Dioniso” e su “Cambodia” occupati che eravamo di fare bollicine da un’altra parte, a l’epoca della loro uscita. Non lasceremo scappare questo rilevamento per nessun’motivo. Il capo centrale si avvicina, galvanizzato dall’importanza della missione:
– Allora, L’album è prodotto da The Bastard Sons of Dioniso e Piero Fiabane. Etichetta e Management: Fiabamusic. Distribuzione: Artist First. Ufficio Stampa e Promozione: Agenzia Big Time. Registrato da The Bastard Sons of Dioniso nel loro studio di Vigolo Vattaro. Mixato da Marco Dal Lago presso Wasabi Studios di Trento. Masterizzato da Giacomo Plotegher. Le batterie di Sirene, Il tuo tesoro, L’isola di chi, Tali e squali, Ribelli altrove, È l’ora sono state registrate presso la Metrò Rec Studio di Riva del Garda da Marco Sirio Pivetti. Le batterie di Restiamo umani, Ti piace o no? Sono state registrate presso il Blue Noise Recording Studio di Trento da Fabio De Pretis e Mauro Iseppi. Tutte le Musiche sono di The Bastard Sons of Dioniso. Testi generalmente di Antonio Fiabane, Piero Fiabane e TBSOD, tranne “Tali e squali” di Emmanuele Lapiana, Antonio Fiabane e TBSOD. Felix Lalu co-firma Restiamo Umani con Piero Fiabane e TBSOD, Ti piace o No è firmata Emmanuele Lapiana e TBSOD, E l’ora solo TBSOD.  Il solito trio si compone di Michele Vicentini: voce, chitarra. Jacopo Broseghini: voce, basso. Federico Sassudelli: voce, batteria. Hanno suonato sul disco: Clemente Ferrari: organo Hammond, sintetizzatori, sequencer, tastiere. Poi, lo schedato Tommaso Pedrinolli che è il batterista degli Ammutinati: percussioni. Luca Frisanco: flicorno baritono. Massimo Costa: tromba. Alessandro Serioli: sintetizzatori e tastiere. Nei cori abbiamo la schedatissima Sara Picone e Ambra Marie, in fine Caterina Cropelli: cori in Ti piace o no? Mi sembra tutto…
Il Wyznoscafo si inclina, poi riprende gradualmente un assetto normale, il Secondo conclude la sua manovra.
– Siamo nella loro scia, capitan!
– Brao Secondo! Jenkins? Scanner, doppler, spettrometro, decoder audio! Cominciamo!
Non siamo sorpresi dagli datti dello scanner. Le chitarre sono taglienti e precise, i vocali sono ovviamente calibrati al mezzo pelo, perché è sempre stato il punto forte del trio. La batteria è precisa e muscolosa quando ci vuole, il basso serve di fondazione al insieme. Essendo tutti tre diplomati in proiezioni edilizie penso che sanno con cosa iniziare. In fine, non penso che Ben Harper, Robert Plant o Green Day scelgono i gruppi che aprono per loro concerti a caso, siamo davanti a una formazione che gira l’Italia e che firma il suo ottavo album, dopo 15 anni di esistenza. L’album è preceduto da tre single che sono apparsi sul tubo; “Tali e Squali” dell’Aprile 2021, nominato al Trentin’ music Award 2021. Segue “Ribelli altrove” in giugno 2021 seguito da un lungo tour estivo. In fine “Restiamo umani” il primo aprile 2022. L’album, lui esce l’8 aprile 2022.
Le mitologiche “Sirene” cantano e richiamano chi non si attacca all’albero della nave. Il primo verso è stroncato a fette regolari, da una chitarra a spalle larghe, ripetitiva e precisa. Un’altra chitarra appare sotto il secondo verso, tirando lunghe note che danno un po’ di rettitudine, prima il primo ritornello. E lì che il trio brilla, con le loro voci sperimentate, influenzate da un’infanzia passata di mezzo a cori di montagna. Intorno a 2.30 un corto stacco più calmo è disteso dalla presenza dei fiati. Il pezzo aggancia l’orecchia e tira l’uditore verso la qualità della canzone: “Chiamano e abbocchi subito, in fondo non puoi dire no.”
“Il tuo tesoro” è più melodico, molto più pop e vocalmente più elaborato e lavorato, con la voce di Federico messa leggermente più avanti di suoi compagni. Ambra Marie e Sara Picone sollevano l’assolo di chitarra e il ponte musicale che lo segue, con il loro coro. Le tastiere di Clemente Ferrari sono la trama che scorre dietro tutto il brano e si distinguono con frase musicali che sono i punti di aggancio della canzone. Che bella costruzione!
“L’Isola di chi” è introdotta dalla chitarra folk e della voce di Michele. Federico e Jacopo sollevano i ritornelli con potenza. Visto da qui, credo che si parla di “Tivù realtà” e dello filo spinato che accerchia le menti di quelli abbastanza volontari, per lasciarsi ingannare da tale spettacolo.  Mi ricorda le parole di una canzone di Maria Devigili: “e le catene addobbate per bene, sono leggere nel regno della distrazione, e il veleno addolcito per bene, ha un buon sapore nel mondo della distrazione” Quando le storie odorano da lontano, corroborate da radio e giornali, tendo a pensare che è per assopire l’attenzione di una nazione intera.
La Batteria e gli strumenti arrivano da lontano, per piantarsi davanti a noi, sullo stupendo “Tali e squali” un bel power pop melodico.  Fuori dal testo che aggancia dal suo appiombo: “Sai di me, so di te, poco meno degli abiti, che consumo sul culo, sul pacco e sui gomiti…” Non potrei perdermi nella descrizione dell’esecuzione esemplare del brano senza ripetermi. Il video invece merita un po’ più di attenzione. Il suo primo aspetto lo rende relativamente semplice, ma la gestione di tutti accessori che entrano ed escono dall’angusto spazio della zattera, in quale il video è stato filmato, richiede una gestione accurata e di una logistica organizzata, perché è filmato di mezzo ad un lago. Bisogna pensarci.
Rimettiamo una buona dosa di Rock e di chitarre grintose su “Ribelli altrove”. Questo pezzo è un perfetto esempio della capacita vocale del trio. Non hanno solo ciascuno un timbro particolare, ma è la combinazione e la scelta della parte del testo affidata ad ogni uno, che mette in valore il risultato finale. Federico si distacca con la sua capacita in falsetto, su questa canzone. Avere la capacita di suonare partiture elaborate e cantare allo stesso tempo mi sbalordisce. Io che non sono neanche capace di fischiare facendo la pipi, posso solo essere ammirevole.
“Restiamo umani” sembra essere la ciliegia sul tris compatto di successi radunati qui, di mezzo a l’album. Inizio a credere che “Tulu lulu lulu” è la linea di coro preferita dal gruppo, che ritroviamo sparsa attraverso la loro discografia. Mi piace tantissimo il cambio di effetto molto più muscoloso sulla chitarra all’arrivo del ritornello, propulsando tutta la formazione al piano di sopra, raggiunti dagli vocali che loro, sfondano il tetto. Un salutone a Felix. Capel bas dal Capitan.
Leggera atmosfera alla Crosby Still, Nash & Young su “Ti piace o no?” una canzone interamente tirata da chitarre folk, a l’eccezione di una sola elettrica per l’assolo. Tanto per l’occasione mettiamo tutti sul ponte pronti all’arrembaggio: Alessandro Serioli aggiunge il suo sintetizzatore, Caterina Cropelli seconda i vocali nel ritornello, Tommaso Pedrinolli è bello presente alle percussioni, Sara Picone e Ambra Marie aerano i cori. Un salutone al N.A.N.O. Reverenza dal Capitan.
“E l’ora”. Speravo si trattasse da una brezza che scorre nella val dei laghi, non dimenticando il Bondone, ma il soggetto parla del momento di decidere di rimanere con il compagno o la compagna, con o senza le suggerite difficolta di percorso, anche su parete. Ma l’auto indulgenza che ogni uno fa per sé, incide l’ultima massima della canzone, nel marmo: “Se alla fine si potesse rimediare, quanti sbagli che di nuovo rifarei”. Questo detto rimane in testa, come altre formule lasciate qua e là attraverso le varie canzoni dell’album. Che bel finale. Un invito a sentire l’album di nuovo.
Siamo a poche miglia della base Nibraforbe, so già che avremo poco tempo per rifornire lo Wyznoscafo, prima di riprendere il mare. Lasciamo dietro di noi qualche segnali annusati da Jones, avendo registrato la loro traiettoria e profondità. Ho richiesto di ormeggiare alla piattaforma esterna avrei bisogno di rivedere anche un po’ di nuvole.

 

 

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