Dalla cima della torre guardo indietro la terra allontanarsi. I rifornimenti ci aspettavano già sulla piattaforma esterna. Il tempo di caricare tutto il fresco, la posta e certi pezzi di ricambio, siamo di nuovo in mare, ma la mia testa corre fra i monti intorno alla base Nibraforbe. Lascio il secondo focalizzarsi sulla nostra traiettoria, si appoggia i binocoli sul petto e si gira verso di me:
– Tutto chiaro, Capitan.
– Beh, immersione allora…
Il tempo di scendere due livelli, siamo nel centrale, sappiamo che dobbiamo cercare un segnale strano; una formazione fuori della nostra giurisdizione, ma con un misterioso schedato incorporato nel gruppo. Tanto ho la testa altrove. Ma il capo centrale non è rimasto inattivo, durante le nostre due ore ormeggiati alla piattaforma esterna. Ha raccolto un dossier completo sul nostro obbiettivo:
– Isole minori, Capitan. Un gruppo di Bolzano con Stefano Petrungaro alla voce, chitarra elettrica ed acustica, armonica. Andrea Palaia al basso e Rino Cavalli che suona la batteria. Un Ep Chiamato “Troppo facile” registrato presso Sol Music nel 2021 e prodotto da Isole Minori e recentemente un album “Attorno a noi” con la stessa band, ma si aggiunge Nick Petricci che suona chitarre, synth, pianoforte.
Mi raddrizzo subito nella poltrona del centrale:
– Quello di “Escape” l’album ferroviario del 2020?
– Si, si, le ben quello…
– Ah beh, ecco una buona ragione di avventurarsi fuori giurisdizione allora. Prosegua capo, prosegua…
– Allora tutte due registrazioni sono scritte da Stefano Petrungaro con arrangiamenti di Isole Minori produttore esecutivo: Rino Cavalli, il batterista. Registrati presso Sol Music da Francesco Mattuzzi, le copertine sono di Giulia Palaia. Ritroviamo sull’album Roberta Manzini ai cori, Francesco Mattuzzi alle tastiere, Giuliano Eccher alla viola da gamba.
– Andiamo a cercarli. Jones? dove era l’ultimo segnale?
– Fra 358 e 002 Capitan! Profondità 050.
– Rotta nel 360. Avanti tre quarti! Scanner, doppler, spettrometro, decoder audio!
Raggiungiamo il primo Ep di 4 canzoni, storia di passare allo scanner la prima uscita. Ci servirà di referenza per sentire la progressione a l’aggiunzione di Nick, il nostro diplomato del conservatorio Francesco Antonio Bonporti e batterista dei Jambow Jane. Quattro brani che riflettono un’attitudine che tende verso la perfezione e la sua ricerca: suoni scelti, esecuzione precisa, testi pensati, registrazione aerata e limpida. Due canzoni in italiano e due in inglese, che tendono più verso l’esercizio di stile, che verso la necessita di usare la lingua di Boris Johnson… Le composizioni tendono verso il genere progressista, con un atteggiamento pop, che le rende accessibili nella loro ricerca di perfezione. Il prodotto finale è liscio, accessibile e strutturato nella sua complessità.
– Segnale! Nel 359 rotta nel 010, distanza 23 miglia, velocita 6 nodi, profondità 095, nuova firma sonar in trattamento. Isole minori è il nostro rilevamento, Capitan!
– Cominciamo!
“Sicuro comandante” apre l’album con un ritmo sostenuto che permette al gruppo di spedire il pezzo in meno di tre minuti. La canzone sembra originare dal primo EP, non inserita per genere o per finalizzazione, al mini album “Troppo facile”.  La situazione descritta descrive l’incapacità di prendere buone decisioni per incompetenza o disdegno dell’origine sociale delle truppe, il rifiuto ancorato dell’esistenza dell’intelligenza collettiva. La cultura di considerare eserciti come una quantità sacrificabile per ambizione personale.
“Rimani qui” si campa su un ritmo più posato e invita a dondolare in ritmo. Invita anche ad una compagnia sentimentale di nascondersi sotto le coperte.  Si sentono le tastiere di Nick Petricci creare uno strato sotto tutto il brano. Oltre il secondo minuto e mezzo uno stupendo ponte musicale è tirato da un basso ossessivo ed ipnotizzante, lasciando chitarre bagnate di riverberazione e sintetizzatori piangere in secondo piano. Voci telefonate, ribadite nel eco, scorrono sul fondo della scena. Percepiamo direttamente il volume creato da questo passaggio. Bellissima riconnessione attraverso il ritornello per concludere il brano.
“Pensavo per sempre” sembra costruito come un tango, solo gli versi sono sviluppati con sintassi e raccontano le speranze di un uomo, davanti al deterioramento della sua relazione. Perché anche barche non resistono a l’acqua. I ritornelli sono sprovvisti di parole per non appesantire la canzone in un’argomentazione superflua, la loro intensità pero, descrive bene l’atmosfera della canzone. Roberta Manzini si distacca molto meglio nel ritornello e lo rialza veramente dalla sua presenza vocale, su una bella combinazione di chitarre includendo una Lap steel Guitar.
“Prima di andare” è una ballata, in quale si riconosce già nelle prime battute, la viola di gamba di Giuliano Eccher, creando un momento di calma di mezzo a l’album. Un basso fretless è stato una buona scelta per disegnare il fondale del pezzo, perché si combina molto bene con la viola. Cioè non devora dal suo attacco le frasi musicali del vecchio strumento. La chitarra folk sembra dialogare meglio con una batteria discreta, formando una partizione equilibrata del insieme. E chi sarebbe il piccolo genio a venire con queste idee, nel gruppo?
“Attorno a noi” è un altro lento portato ancora da un basso bello presente e da tastiere al gusto di Procol Harum suonate da Francesco Mattuzzi, ma rimaste un po’ troppo arretrate al mio umile gusto. Roberta Manzini sostiene bene ogni seconda parte dei ritornelli, portando l’accento necessario alla loro intensità. Pezzo un po’ classico, ma suonato come Nettuno comanda.
“J.J. cerca” inizia vocalmente con forza. Inizia con vocalizzi che potrebbero pretendere al posto di ritornello e che ritroviamo da l’inizio alla fine del brano, intercalato fra i versi. Non si sa chi è il misterioso J.J. Ne conosco uno che suona il basso negli Stranglers. Non si sa neanche cosa cerca ma la sua ostinazione confina a l’ossessione. Magari cerca il modo di inserire un quinto ritornello nel pezzo Parlando di Basso stavo cercando nei dati dello spettrometro dov’era il pianoforte di Nick Petricci, è nascosto dietro la partitura di basso, suonando a l’unisono. Per un attimino J.J. sono stato Io.
“Un uomo” sembra cominciare con un riff di chitarra quasi stereotipato, già visto, già sentito. Non sballiamoci; la struttura di questo pezzo è poco comune, con un ponte musicale di mezzo al brano inquadrato da due versi, gemellati dallo stesso riff di chitarra. C’è quasi un’atmosfera di film western con personaggi che si incontrano nell’immensità da esplorare, illustrata unicamente dal eco messo sulla rullante. Questo effetto crea spazio, spinge l’immaginazione a creare un quadro mentale in quale si svolge la scena.
Isole minore sanno illustrare, o anche meglio; dipingere atmosfere e situazioni con semplici ma efficienti trucchi o effetti su una strumentazione spogliata e parsimoniosa, ma che ha la capacita di descrivere più di quello che si può aspettare. Nello stesso stile delle copertine minimalisti di Giulia Palaia sulle due registrazioni, che sta diventando una carta d’identità, un aggancio visuale. Le due opere, in immagine o musicale, lasciano un largo campo in quale la personalità e l’esperienza di ogni uno invitano ad uno svago mentale libero. Aggiungeremo questi due registrazioni alle 4495 tracce Trentine rinserrate nel computer centrale del Wyznoscafo, nel dossier gruppi ibridi. Con tutto questo abbiamo superato i 11 giorni complessivi di musica regionale e sembra che ne incroceremo altra nella nostra immersione.
Mi sento quasi di fare un Ivan il Pazzo e fare strada a sud.

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