TMA-Wyznoscafo

[Wyznoscafo tappa 55] Pheromones Mini album Coconut milk

– Immersione! Ordino dalla cima della torre, prima di richiudere il boccaporto dietro di me… Due giorni… ci hanno lasciato due giorni… prima che l’ordine di missione arrivasse da l’Intel. A prima vista sembra una missione corta, con un rilevamento da trovare 40 miglia a sud della base, un giretto in somma. Ma fortunati come lo siamo, vai a vedere che beccheremo chi sa che cosa o chi sa quante altre cose, sul nostro percorso. In Tanto, il centrale è già pronto e febbrile, il capo centrale ha già preparato sia blocchetto che matita gialla con gommino ed inizia il suo rapporto, appena mi son seduto nella poltrona del centrale:
– Allora, la band si articola intorno ad Alberto Capuzzo che viene dalle Mosche di Miyagi e dei Patrick alla chitarra, ritroviamo anche Lorenzo Toniolli al basso che suona la batteria nei Patrick, Filippo Balestr alla batteria e in fine Margherita Deimichei alla voce. Prima apparizione su You tube con un video pubblicato in gennaio 2022, che era la prima versione di “Blue”, ritroviamo il brano all’inizio dell’album. Per i fortunati che hanno scaricato l’album da bandcamp immediatamente, hanno la copertina disegnata mano piena di simboli e di letture fra le righe, penso che la copertina sia già stata cambiata mentre parliamo. Il tutto registrato e missato da Alberto Capuzzo in sala prove per la Walkman records; Sempre presente e lo timbro del walkman garanzia di qualità.
– Ti pareva, grazie capo… Jones sappiamo dove sono adesso?
– Si capitan! Come previsto nel 190, rotta nel 060, distanza 32 miglia, velocita 9 nodi, profondità 110. Firma sonar in banca dati.
– Sono distanti ma si ravvicinano, rotta nel 120, velocita minima… Inutile forzare, tengo a rimanere a distanza modesta della base, mentre la formazione di Mori ci passera davanti e sarà a portata di strumentazione tutto il tempo. Noi, siamo ancora più silenziosi a velocita minima, perché non approfittarne?
– Scanner, doppler, spettrometro, decoder audio, cominciamo!
Ritroviamo di nuovo Alberto Capuzzo in questo gruppetto, la sua presenza in molteplici formazioni, mi ricorda un altro personaggio della zona; Marcello Orlandi. Ci sono al meno 10 gruppi in quale potrei nominarlo di memoria, l’ultimo essendo i “66 cl”. Credo che  Alberto Capuzzo gira parecchio intorno allo Smart Lab, al meno si incrocia spesso nelle attività che mette on line. Magari è lì dentro che incrocia altri musicisti e accetta che ha ancora abbastanza tempo e idee, per tirare su un altro gruppo. O magari un demone creativo li fa scrivere testi e musiche lunghezza di giornata e lui le deve trasformare in canzoni. I Pheromones si distinguono già dal suono leggermente saturato e increspato che Margherita usa per suoi vocali. La seconda cosa è il tono naturale che Margherita usa per cantare e che incolla al genere musicale. Questo sembra già essere un elemento della loro identità, aggiungiamo una batteria che sbanda leggermente qua e là, ma che dà un tono tutto particolare al insieme. Tutto come Laurence Tolhurst dava un colore caratteristico alle prime canzoni dei “Cure”, tranne che Filippo sceglie di imporsi delle partiture di batteria molto ricche ed intricate. I dati arrivano, credo sia tempo di buttarsi nello studio di queste cinque tracce.
Un basso chiaro e limpido è il motore della nuova versione di “Blue”, piccola meraviglia quasi pop, di questo mini album a tendenza post punk dichiarata. Questa registrazione, lasciata volontariamente con un suono leggermente grezzo, per incollare al genere musicale, è piuttosto gioiosa, psichedelica e invita a dondolare in ritmo.  “Blue” è una perla, non tanto dalla composizione pura del brano, ma dall’angolo in quale il soggetto è trattato, il colore dato a l’insieme e l’approccio convergente dei 4 elementi della formazione per combinare i loro sforzi. Il risultato è eloquente, piacevole e si incide da solo nella memoria. Basso magnifico. Bam! Centro.
“Borderline” si veste di accenti più rock, più grintosi, con una progressione un po’ nel modo “stop and go”, che taglia regolarmente il brano in vari tronchi, per lasciare la chitarra sollevare la fine dei versi, dell’immancabile e ripetuta nota acuta. I ritornelli sono potenti e strumentali. Ancora una volta, un basso al suono accattivante è l’armatura su di quale il pezzo si appoggia. La chitarra di Alberto li lascia spazi consistenti all’inizio del secondo verso per dimostrarlo. Bel pezzo.
Ci sono poche parole in “Dolphin”. Poi la fine dei versi è trattata a scatti, ripetuti in modo insistente, martellati con ostinazione e confortati nella loro costanza, da una chitarra tenace che conferma sul ritmo la perseveranza di mettere ancora più peso su questi punti ribaditi. La batteria e il basso coniugano i loro sforzi per sottolineare le ottave da distribuire alla catena, il risultato finale risulta uno scherzo pop e ballante… Un po’ alla moda twist anni sessanta, uno spazio di libertà per lo sfogo.
C’è sempre una canzone magnifica nascosta nel repertorio di tanti gruppetti di fondo garage, sparsi su nostro pianeta, basta andare a cercarla, basta trovarla. Visto l’ampiezza del lavoro vi propongo direttamente “Killer love” un lento potente ed energetico, che decolla francamente nel suo ritornello. Molto più melodico, con molto più rilievo e lirismo, “Killer Love” spinge Margherita a usare pienamente la sua voce. I colleghi sono qua per spingere di concerto: La batteria precisa e potente entra al primo ritornello. Margherita spinge la sua voce e si solleva sopra gli strumenti per dominare la totalità della strumentazione, declamando degli “Nobody knows how I feel” verso le stelle. Il cambio di sonorità della chitarra, li dà la spinta giusta per elevarsi sopra il branco. Un basso ossessivo, consolida il corpo principale della canzone e sa ritirarsi dall’equazione dopo il secondo ritornello, lasciando la chitarra e la batteria finire il pezzo da soli.
“Desire” inizia come un Twist un po’ più lento che la media… attualmente più dettagliato della media, un po’ più punk anche. Il brano rivendica “ho desideri” su una chitarra metodica, un basso che la segue da vicino ed una batteria che picchia forte, perché deve picchiare forte, anche un po’ acanto certe volte, ma cosa importa? Ci sono leggeri stacchi prima i ritornelli ed uno enorme prima del finale, che lascia la voce di Margherita perdersi nella riverberazione. Qui si conclude il mini album. Su un’impressione sodisfacente e una voglia di fare un altro giro di giostra.
Nonostante uno stile chiaramente identificabile, la formazione ha composto cinque tracce diverse l’una da l’altra, ha saputo cucinare vari generi musicali con ingredienti preparati in casa e il risultato finale è convincente. Margherita e il suo modo di abbordare naturalmente le sue parte vocali, rimane un elemento forte dell’identità del gruppo. Non ci sono Pheromones senza di lei. Non ci sono neanche Pheromones senza i altri a dire la verità. Ma la chitarra sembra leggermente più esperta nel suo ruolo di guidare la formazione verso il suo scopo: la voce di Margherita rimane la cosa da portare avanti, da tirare su in altitudine, da spalmare sui muri. Questo è il primo lancio della band e se volete ci potete trovare tutte le imperfezioni possibili. La vera essenza di questo gruppo si trova nel potenziale enorme delle riazioni chimiche, che generano una volta assieme. È bello, è eccitante, è nuovo, è fresco, è giovane ed è coinvolgente. Io ci trovo il mio conto. Siete liberi di non trovarci il vostro…
– Dai! missione compiuta torniamo alla base Nibra…
– Segnale! Nel 090, rotta nel 359, distanza 21 miglia, velocita 11 nodi, profondità 060, firma sonar in trattamento… Quattro schedati nella formazione!
A dire la verità me l’aspettavo, questo giretto programmato si trasforma in una delle lunghe serie vissute nel passato. In tanto tutte le opere composte durante la nostra festicciola mondiale devono sboccare verso l’esterno un giorno o l’altro:- Quattro schedati in una formazione??? Hmm…. E chi potrebbe essere?

Capitan Wyzno

Erick Wozny è francese, vive in Inghilterra, ma frequenta il Monte Bondone dal 1988. Nel 2012 scopre casualmente la musica Trentina e decide di esplorarla e di supportarla. Tante recensioni on line sono fatte sullo stesso modello, quindi il Capitan preferisce raccontare le sue avventure rocambolesche, surreale, un po’ lunghe ma precise, a contro corrente e traccia per traccia.

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