TMA-Wyznoscafo

[Wyznoscafo tappa 67] Palma de Majorca album Eroma

– Segnale nel 255, rotta nel 359, distanza 60 miglia, velocità 2 nodi, profondità 090, firma sonar in trattamento, 1 schedato.
Eh beh…. Ecco la gioia che abbiamo di essere all’interno del Wyznoscafo, circondato da tutta questa tecnologia meravigliosa, capace di sentire lo starnuto di un cavalluccio marino a più di 50 miglia. Lo svantaggio evidente è che se qualcuno si muove dobbiamo correre dietro il segnale ed investigare sperando tornare alla base, e quindi a casa, subito dopo. Storia di vedere un po’ qualcosa altro che le tubature che corrono da un lato al altro del sommergibile e di fare il pieno in vitamina D in modo naturale. Tanto questo segnale ci arriva da oltre la base, pieno Ovest e ci rimane da percorrere questa lunga distanza per raggiungerlo.
– E chi è questo schedato?
Gioele Maiorca, firma sonar Palma de Majorca, registrata in banca dati.
– Uhuu… Horrible snack, Toolbar prima versione, Dye Joel, bassista, si si, vedo ben… Capo? fammi una domanda di dossier sulla rete flash. Rimaniamo puntati nel 270, conservare velocita, tanto è ancora distante, niente strumentazione ancora…
Le ore passano mentre ci riavviciniamo al segnale ma soprattutto alla base Nibraforbe. Il telex della rete flash annuncia con una precisione micrometrica, l’arrivo del capo centrale:
– Allora, Gioele Maiorca fu il primo bassista dei Horrible snack per la bellezza di 1 EP e tre album di Art rock, segue il progetto personale di Dye Joel che propone 14 Ep e due album di bizzarerie su bandcamp inclusa una collaborazione con un certo Bortolotee. Poi segue un periodo di messa in orbita dell’entità Toolbar, con i fratelli Omezzolli e in fine entra su Wires records, il label dei Bankrobber. Appare come creatore di podcasts su Rockaboutradio.it e finalmente si dedica al suo progetto Palma de Majorca con lo stesso spirito che nel suo progetto Dye joel. Escono progressivamente una serie di single che ritroviamo tutti su questo album di 12 tracce, tutte composte nel 2022. Registrato da Palma de Majorca, missaggio di Davide Chiari e Gioele Maiorca. Master di Stefano Vanoni copertina di Juan Colombo. Produzione di Wires Records. Tutto li.
– Ok, scanner, doppler, spettrometro, decoder audio, cominciamo!
A dire la verità, dopo l’ascolto di tutto Dye joel l’immensa maggiorità del pubblico non potrà descrivere il contenuto di queste registrazioni come musica, e l’immensa maggiorità ancora di quelli rimasti scarterà Ep e album, dopo il primo ascolto. Sembra che non ci sia veramente una voglia di coinvolgere un’udienza attraverso queste pubblicazioni; già da l’apparenza quasi repulsiva della copertina del album. Un viso di quale si vede unicamente la parte inferiore sembra vomitare petrolio o nero di seppia dalla bocca ed è specchiata, nella parte superiore dell’immagine, con una sbrodolata diversa. Dalla percezione che ne ho, sembra che il lato puramente espressivo dell’artista sia più importante che il modo in quale il pubblico percepisce le tracce. L’importante potrebbe essere che questa espressione DEVE uscire dal corpo di Gioele, tutto come questa sostanza nera che esce dalla bocca della ragazza sulla copertina. A prima vista non ci sono strutture facilmente assimilabili da un’udienza comune. Rimaniamo a cavallo fra il genere super lento, il genere esperimentale e ancora qualcosa poco definibile come un post romanticismo planante, sub-disperato, pre-depressivo, ipper-allucinogeno, senza controllo tecnico, che potrebbe rappresentarlo. Tutti vocali sono saturati e sformati. Ricercare una struttura, sia nel testo che nei suoni proposti, potrebbe essere inutile, meglio lasciare che una struttura qualsiasi venisse all’incontro di una parte qualsiasi dell’uditore stesso. Per ottenere questo risultato dovrete lasciare vostri bagagli di dietro ed entrare in una dimensione senza punti cardinali.
Il primo titolo è un po’ strano, tutto come il suo contenuto: “01C.” è uno dei fratelli minori di 02C.., seguito di due puntini e 03C…, seguito di tre puntini. Sembra essere una serie di legami sparsi allungo l’album alla posizione 1, 5 e 9. L’unico punto comune fra questi brani strumentali sembra essere un rumore stradale, il rombo del traffico poco distante, che scorre in sotto fondo o brevemente nelle tre tracce. Lo strumentale è suonato alla tastiera, con un suono di sassofono solitario, senza altro ritmo che i semi-articolati che passano ad un lancio di pietra.
Tangenziale Ovest” prende una tinta cinematografica, con l’inclusione di un messaggio telefonico poco definibile. Il testo è declamato fra lettura di prosa e canto su un ritmo lentissimo, sempre con questi effetti deformanti, comune a tutto l’opus. Il traffico score allungo tutta la canzone. Uno dei rari ritmi dell’album appare brevemente intorno alla meta della canzone.
Ritmo sempre lento ma atmosfera più leggera su “Molloy” schiarita dalla presenza di uccelli, di una chitarra leggera e chiara ed un basso discreto. Apparizione di un ritmo suggerito con la presenza sintetica di una charleston. Oltre il terzo minuto il brano si desegrega con l’inclusione aliena di un respiro stressante.
Dichiarazione d’intenti” è cantato sempre con questa voce sformata, ma che prende il ruolo di una donna “Mi hai lasciata sola…” sempre questo ritmo lentissimo e la stessa chitarra che a stratti, punteggia lentamente in sottofondo. Visibilmente due persone si lasciano in un modo poco civile: “La birra sulla faccia, ed il mascara che cola” Rumori poco definibili riempiono i silenzi della partitura. Il suono di sassofono appare brevemente, un basso ci scorta verso il finale.
02C..” è una vocalizza sformata da effetti, sopra una chitarra un po’ più energica e il rumore di un motore diesel… basta raccogliere indizi per dire che questo è album stradale.
Tangenziale Est” conferma questa tendenza, perché è un altro ritmo sfrenato. No… Scherzavo, dai! A questo punto vorrei modificare il mio punto di vista precedente; è un album parcheggiale. Il testo parla di un 110 a l’ora ma sembra in un’altra dimensione magari, ma sicuramente in due direzioni distinte: “Tangenziale Est, viaggeremo su strade diverse. Tangenziale Est ritroveremo noi stessi
Alcatraz” è introdotto da un modo strano, perché splende dalla sua asimmetria; prima una frase di chitarra poi basso e voce soli. Il corpo del brano inizia dopo un mezzo secondo di silenzio, per lanciare il pezzo sul suo ritmo da binario. Alcatraz è anche una prigione interna.
Apnea” sembra la canzone la più strutturata dell’album. L’effetto sulla voce ravvicina il canto alla moda Boyz band con vestiti colorati e cappello rovesciato. Prima del secondo minuto la traccia si ferma un attimino per abbandonare la struttura iniziale, storia di viaggiare su un altro ritmo e concludere il pezzo con il lamento “Sono solo” ed una segreteria telefonica vuota.

03C…” è l’ultimo della serie di legami sparsi nell’album; inizia con un pianoforte solenne, su di quale una tastiera batte lentamente delle ali senza volare. Lo tema rimane interessante, il brano lui è corto come lo richiede la sua funzione. Serve di introduzione al brano il più lungo della galletta.
Marziale Ducos” inizia su un tono magniloquente fatto di tastiere cerimoniose per sussurrare un testo corto. Dopo il minuto e 20 la voce sparisce per lasciare posto ad un dialogo di interferenze. Un altro fiatone stressante è registrato al centro della composizione, magari una nonnina fumatrice dopo un 100 metri cronometrato. Serve di frontiera per la seconda parte del bramo. Dopo il terzo minuto e mezzo uno strumentale leggero e vaporoso vi accompagnerà con calma per le tre minuti che rimangono. Un passaggio molto piacevole su questo album.
Valtellina” è un po’ concepito sullo stesso modello; due versi cantati lentamente ci portano al secondo minuto dove un’altra spiaggia musicale morbida ci scorta verso un lungo finale planante.
Eroma” che dà il suo nome all’album, inizia con la calma e l’interminabile introduzione fatta di tre note di chitarra ribadite ad libitum. Il punto il più imponente del brano, include solo un suono sfuso di tastiera, una rullante, ed un coro sintetico, che conduce ad un corto assolo di chitarra. L’album si conclude li.
Bisogna abbordare questa pubblicazione come un bagno in un lago Trentino, bisogna entrarci piano e prendere il suo tempo. Poi una volta acclimatati e totalmente immersi dichiarare che “è buona”. Sembra che siamo andati a velocita minima durante tutta questa missione, ma so perfettamente che a 5 nodi saremo ancora lontano dalla base.
– Posizione? chiedo al Secondo…
– Base Nibraforbe a 19 miglia pieno Est. Suggerisce con interesse il Secondo.
– Ci riporta a casa, Secondo… Li lascio il centrale.

Capitan Wyzno

Erick Wozny è francese, vive in Inghilterra, ma frequenta il Monte Bondone dal 1988. Nel 2012 scopre casualmente la musica Trentina e decide di esplorarla e di supportarla. Tante recensioni on line sono fatte sullo stesso modello, quindi il Capitan preferisce raccontare le sue avventure rocambolesche, surreale, un po’ lunghe ma precise, a contro corrente e traccia per traccia.

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