Sono in cima alla torre, la base Nibraforbe non è più visibile, neanche a questa ridotta distanza, perché è persa in una leggera foschia, sotto questo cielo grigio. Il mio entusiasmo è misurabile a 0.002 su scala Richter, perché ieri sera mi è arrivato l’ordine di missione a casa e aprendo la busta mi sono pensato:
– Eh beh, che nome invitante…
Poi poche ore fa: la base; grigia, il tempo; grigio, il Wyznoscafo; nero, il colore del mare; grigio, orizzonte; grigio, le temperature; fresche, l’umore generale; grigio, il gruppo da prendere in caccia “Le Tenebre”: Gioia, saltami addosso! Sospiro profondamente prima di premere il pulsante dell’interfono di torre:
– Immersione!
Due ponti sotto la torre l’umore è più gioioso, c’è sempre questa attività calma ma ordinata, concentrata e precisa. Ci sono dei quadranti retro illuminati sul tono blu, delle spie verdi, delle spie rosse, delle spie arancione. Sempre questa atmosfera colorata, di luce soffuse, che non tiene conto della meteo fuori di questa latina di ferro. Poi c’è la mia poltrona di mezzo al centrale: confortevole e girevole;
– Jones? Cercami un segnale su “le Tenebre” dovrebbe essere sulla nostra strada pieno Est, nella ventina di miglia attorno a qui.
– Aye, aye sir!
– Capo? hai preparato un rapporto prima di imbarcare?
– Si, Capitan. Tutto pronto… Allora, “Le tenebre” è un gruppo di Trento che si forma nel 2018 con Roberto Sartori al canto, Steven Pastorello alla chitarra. Alessandro Clementel al basso e Mattia Ugolini alla batteria. La band è influenzata da Black Sabbath, Deep Purple e dagli primi Iron Maiden pero decidono da l’inizio di cantare in italiano su musiche originali. Questo “Vento dell’Est” sembra essere il loro primo album completo ed è uscito il 15 maggio 2022, sembra che un EP tre tracce è uscito nel 2020…
– E ci mandano in missione su quel dossier solo adesso???? Chiedo curioso.
– Si, perché sono apparsi nelle preselezioni del Trentin’ Music Award 2022 a fine novembre.
https://www.artesnews.it/rubriche/wyznoscafo/trentino-music-awards-2022-la-musica-rock-e-pop-si-mette-in-vetrina/
– Ah! Hai risposta a tutto! Prosegui, capo… prosegui…- Eeeeh… Nel 2020 la band si classifica alle finali nazionali di Sanremo Rock, e hanno suonato al teatro Ariston, con il brano “Sentiti Libera” estratto dall’EP tre tracce “Le Tenebre” uscito nella primavera del 2020. I tre brani sono stati rivisitati e missati per essere inclusi sull’album, registrato a Zambana da Luca Vianini, che viene da Utopsia, e si incarica della registrazione, missaggio e master. La notevole copertina è stata fatta da Masiha Fattahi, un artista iraniano che vende le proprie opere online.
– Fai vedere… Ustia…. Si, si… Notevole…
– Segnale nel 089, rotta nel 001, distanza 12 miglia, velocita 6 nodi, profondità 040. Firma sonar le Tenebre, registrata in banca dati.
– Brao, Jones! Stanno andando a Nord, Secondo? ci porta nella loro scia, come lei sa fare.
– Aye, aye sir!
– Scanner, doppler, spettrometro, decoder audio, cominciamo!
Ci sono otto canzoni su questo album e a paragonare i dati ricevuti e le dichiarazioni di influenze dal gruppo, quadrano piuttosto precisamente. Di fatti si nota, nello stile del gruppo, un po’ di Black Sabbath o di Deep Purple. Io noto nelle curve di dati dello scanner degli accenti di Led Zeppelin e dei primi album di Rush fino a “A farewell to kings”. Che sia detto per inciso: c’è una voce nel gruppo; alta e potente, che mi ricorda un po’ quella di Christian Marcolla dei “Mezzopalo” anche se Christian era un pelo più alto, questo ci ricollega con le spinte vocali di Robert Plant. L’album sa saltare da lenti potenti a brani Rock, altri francamente Prog, altri con sfumature metal. Vediamo di che cosa si tratta visto che la voglia di incollare al genere rock degli anni settanta è palpabile, su ogni traccia.
“Specchio” è un esempio puro di questo fatto. Il salto spazio temporale avviene nelle prime battute del brano. Le influenze dei “Deep Purple” si sentono nei suoni della chitarra e nei suoi riffs. Ci sono delle spinte vocali alte e precise all’inizio del pezzo, storia di marcare il territorio del cantante e anche prima del tradizionale assolo di chitarra. Incluso in bonus; la discesa di Mattia Ugolini, il batterista, su suoi toms, alla moda anni 70, subito dopo il primo ritornello Ratatata tututu tototom. Per noi, cosi…. gratis.
“Lo lascio detto a dio” è un lento, introdotto dal basso cavernoso di Alessandro Clementel che piomba giù nelle frequenze. Il suono della chitarra è particolarmente grezzo fuori dai versi, e li dà un aspetto più esteso, ma dagli contorni più sfuocati. Il missaggio del EP è più limpido, il missaggio dell’album da un aspetto più retro e più maschile. Roberto conferma la potenza di suoi vocali e di potere mantenere le note senza fallire. La canzone si sfuma nel lungo fischio di Larsen della chitarra.
Brano il più vicino a Led Zeppelin “Sentiti libera” è stato presentato nelle finali di San remo Rock 2020. La canzone non ha subito maggiori cambiamenti nella sua versione 2022, tranne magari qualche effetto sulla voce a cavallo fra chorus e raddoppiamento. Il terzo minuto ci porta un’accelerazione e uno sfogo di semplice fattura, ma di efficace consistenza, che ci porta verso il finale, dopo un ultimo ritornello.
“Il mio blues” è un Rock classico in quale Roberto spinge la sua voce su un registro un po’ più alto, incrementando anche la potenza messa a disposizione, per salire sopra i tre strumenti e declamare distintamente il testo. Lo spettro uditivo e condiviso ugualmente fra i quattro protagonisti, lasciando posto ad un bel basso chiaro, distaccato e presente ed una voce imperiale, che soffia soddisfatta dalla sua performance, alla fine della canzone.
“Vento dell’Est” è introdotto da un lungo martellamento consistente, sopra il minuto e avvia la traccia la più lunga dell’album che scorre oltre 7 minuti. Un dialogo di chitarre è registrato su canali separati per distaccarne i suoni. I vocali si perdono un po’ di più nella riverberazione nel ritornello. Verso 4.10 un ponte musicale condotto solo dalla chitarra e dalla batteria si gonfia con l’arrivo del basso e introduce un assolo spettinato di chitarra.
Rimaniamo nelle proporzioni Prog rock per “La maschera di cera” un altro lento al profumo di rituale poco rassicurante; Ci sono streghe e danze ancestrale, speriamo che nessuno sia sacrificato. I versi sono calmi con una chitarra chiara e limpida.  I ritornelli sono ovviamente più potenti, ma campati sullo stesso ritmo.
“Le Tenebre” è il brano il più metal pesante dell’album. Si sposta con pena, come un macchinario da cantiere. È potente, usa tanta energia, ma si trascina, impedito dal suo proprio peso. Prima del terzo minuto si separa dalla sua superflua armatura e senza preavviso corre, svelto e più leggero. Un assolo di chitarra ritma la sua corsa. La voce di Roberto strappa il finale con un urlo stridente, raramente sentito da queste parti.
Ultima canzone dell’Album “Time machine” è una richiesta nostalgica che prega di rimanere immobile nel flusso del tempo. Ci sono sforzi tellurici dagli quattro membri della band per quasi ottenere soddisfazione, talmente mettono impegno e applicazione nella loro preghiera. Pena perduta, i viaggi temporali sono solo possibili in avanti accelerato, ma mai sullo stesso punto e ancora meno indietro. L’album si conclude li.
Dell’album rimangono solo i colpi della batteria, assoli spettinati di chitarra, un basso preciso, dei vocali alti, pieni e solidi, un omaggio agli vecchi tempi. Un capello basso al tempo in quale il rock esplorava nuove frontiere, senza troppa nuova tecnologia, ma tanta voglia di scrollare menti, palchi, pubblico, e case discografiche. Questo album respira le scene rock dell’epoca, in un odore di sudore e polvere.
– Capitan, abbiamo un segnale profondo, firma sonar Yellow Atmospheres quattro schedati…
– Jones, I Yellow Atmospheres sono in due… Al meno che… Dove son diretti???
– Nel 240, distanza 23 miglia, velocita 00, profondità 350, risalgono a 10 metri al minuto.
– Hmmm… Non è ancora uscito. Dai! facciamoci uno snack prima di staccare! Rotta nel 240, velocita minima, profondità 300!

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