TMA-Wyznoscafo

[Wyznoscafo tappa 74] Jambow Jane album Three

Marzo è finito da un bel po’. Siamo in aprile ma le temperature sono ancora abbastanza basse per questa primavera. Un ordine di missione è arrivato ieri sera e dalla torre del Wyznoscafo, alle prime ore del giorno, guardo la base Nibraforbe allontanarsi, leggermente sfuocata da una sfusa foschia ghiacciante. Dalla torre, l’orizzonte è chiaro e mi sento di dare l’ordine:
– Immersione! Rotta nel 220, avanti tre quarti, profondità 050…
Finalmente il gavitello lasciato durante marzo scorso, sul rilevamento dei Jambow Jane, si mette ad impazzire freneticamente e penso che nonostante l’album sia ancora per uscire, possiamo essere i primi sul rilevamento e sfornare un resoconto di missione prima di tutti. Cosi, per micro-gloria propria. Come per dire “l’album intero l’abbiamo sentito prima NOI!” Cosa volete che vi dico? Abbiamo privilegi, certo a non cambiare la faccia del mondo, pero sono questi piccoli piaceri, queste microscopiche esclusività, che ci spingono ad andare avanti. Per ottenerle lavoriamo sodo e abbiamo gavitelli di fondo su tutto il territorio. Poi, dobbiamo affiancarci altri compiti, visto che l’archivio si gonfia di registrazioni del passato, uscite come per magia dall’inizio del secolo, prima ancora che mi mettesse a pensare diventare Capitano di sommergibile e lo studio dei dati, sugli inserti dei CD, rivelano la presenza di nomi e di formazioni ancora attivi oggi nella scena Trentina e certe volte nazionale. Sono scavi archeologici… Sono dati essenziali… Evidenziano percorsi. Jones non tarda a sussurrare la sua canzone preferita:
– Segnale nel 221, velocita 0, distanza 33 miglia, profondità 332, risale verticalmente 2 metri al minuto, firma sonar Jambow Jane.
– Brao, Jones! Ridurre velocita, avanti un quarto, profondità 150. Scanner, doppler, spettrometro, decoder audio, Capo? Mi hai preparato un rapporto prima di partire, vero?
– Certamente Capitan. Arhem…. Allora Three è ovviamente il terzo album della formazione sopranominata scherzosamente “il gruppo di Nick Petricci”, visto che è la formazione musicale della famiglia Oliviera Prada, al grande completo. L’album è stato registrato e missato da Luca Tacconi a Sotto il mare studio di Verona, il master è stato affidato a Patricio Claypole al “Estudio el attic” di Buenos Aires, hanno anche una forte udienza li. La copertina è notevole e rappresenta la scoperta di un neonato, che esce della terra come durante la raccolta delle patate. L’idea è di Flavio la realizzazione della foto fatta da Marcelo e Julio. L’inserto è un bel libretto di 12 pagine ed ogni canzone è illustrata da un quadro realizzato da vari artisti locali o famigliari. L’album è principalmente cantato in inglese, in portoghese con una sola e unica canzone in Italiano. Niente cambi di formazione Flavio Antonio Prada: Babbo, chitarra e canto, Marly Kerpe Prada: Mamma, tastiere e cori, Marcelo Oliviera Prada: basso e canto, Beatriz Oliviera Prada: Canto e cori, Julio Oliviera Prada chitarra solista e cori, Nick Petricci Batteria e cori. l’Album contiene 13 brani con uscita programmata per il 25 aprile 2023. Una sola canzone uscita come single in marzo 2020 “Sicurezza” è cantata in italiano. Tutto li.
Il terzo opus della famiglia Prada sale ancora di un gradino qualitativo dall’album” World and bridges” del 2017, che era già più consistente del loro primo album “Jambow Jane” del 2013, sicuramente dal numero di anni passati e che hanno portato Marcelo, Julio, Beatriz e Nick da adolescente ad adulto. La capacita di composizione e l’ascendenza di gruppi moderni, si misura nelle influenze moderne portate al insieme. Questa partecipazione giovanile molto attiva, apporta bellezza all’energia ed eleganza alla tecnicità. Il più sorprendente è che hanno trascinato nella loro scia i due genitori, che fino ad ora erano le referenze musicali del gruppo, campati in una buona tecnicità strumentale, ma che hanno dovuto passare la marcia superiore per incollare al “peloton” e ciò, già da “Run over the city” estratto dall’album precedente, che marca l’entrata di Marcelo come vocalista e le prime composizioni fermentate fra i due fratelli con l’appoggio di Nick, che ricordiamolo, è laureato alla chitarra. Il Wyznoscafo si avvicina dal rilevamento, da adesso i dati sono più chiari.
– Cominciamo!
“Airplanes” arriva ancorato solidamente nel ritmo della batteria e di un basso che prende il commando per guidare la band al completo, dietro il canto di Marcelo. La canzone è un rock potente senza essere troppo muscoloso. Dichiara uno statuto, afferma un livello tecnico musicale attraverso una composizione dalla giovane generazione, nella band. Le due chitarre al suono simile si spezzano il lavoro, ogni una sul suo canale. Ci si fa maglia, ci si inserisce stacchi, rumori di ambiente, frase di strumenti isolate, Beatriz che soleva dalla sua voce sia i ritornelli che il ponte musicale. Iniziamo bene, iniziamo forte, iniziamo con potenza. Pezzone.
Torniano verso una composizione molto più classica con “Oh yes it is” su un tempo più temperato e una forma più lineare. La parola “Hemlock” che si sente ripetutamente nel brano è tradotta cicuta e la vita ci promette di assorbire contro voglia, roba che ci fa leggermente tossire e che non va giù facilmente. La canzone è cantata a l’unisono da Flavio e Beatriz, con il sopporto vocale del resto del gruppo, in un coro classico, che punteggia di oh yeah e di oh oh oh i ritornelli, prima che la traccia entrasse in una fibbia, ripetuta ad libitum e che si sfuma verso il finale.
Marly e Beatriz sono le principali protagoniste di “Vazio”, una samba fatta nelle regole dell’arte e sempre benvenuta anche da queste parti. La canzone è interamente cantata in portoghese. Vazio sembra significare vuoto, il ritornello può essere tradotto come; “E volerò via e non tornerò mai”. Le corde sono presente, ma discrete e arretrate, le percussioni fanno un passo avanti, il coro generale soleva il terzo e quarto ritornello ad un livello emozionante. La canzone si conclude nella partecipazione strumentale generale, che si attenua progressivamente sulla sola voce di Beatriz.
“Good Achilles” riporta Marcelo sul fronte del palco per una composizione quadrata con chitarre sincopate e cori vaporosi che affermano, ancora una volta, la volontà di estetismo nella potenza. Due note alla provenienza sconosciuta spezzano la progressione autorevole delle chitarre. Beatriz si offre un verso appassito in portoghese di mezzo al brano. Julio ci offre un bel assolo di chitarra, impregnato di accenti red neck dall’uso del bottleneck. L’esecuzione è precisa, maestrale, la scelta dei suoni è giudiziosa, i cori sono puramente magnifici, la produzione accurata. Io dico Magnifico.
“Vain affection” brilla ancora una volta dall’esecuzione classica, elementare, semplice, ma perfetta di suoi cori. Tutte le combinazioni vocali non son innovative, per niente, ma è la loro solita esecuzione “da manuale” che gonfia la loro presenza e esalta la loro integrazione. Il brano stesso è un lento romantico, cantato da una bellezza stratosferica che prega per un po’ di affezione, come se avesse veramente bisogno di pregare. Canzone classica ma veramente notevole.
Mi perdo un po’ in significato fra il titolo in Inglese “Flow Ryanne of Police” e il testo cantato in portoghese. Al meno possiamo fare un viaggio figurativo su una spiaggia di Rio; si sente il rumore delle onde che si spezzano sulla sabbia, mentre la voce segue nota per nota la melodia della chitarra su questa composizione, fatta alla moda sud americana. La canzone sembra parlare della citta di Florianópolis, residenza originale della famiglia, dovei i figli sono nati.
Il video di “Flowers” è arrivato secondo al Trentin Music award 2022 è stato ideato come cartone animato perché prevedeva scene difficilmente realizzabili nella vita reale, come volare per esempio. Oltre a ciò, il protagonista del videoclip è basato su un amico del gruppo che, poco prima che finissero le registrazioni del brano, è venuto a mancare. Per coincidenza era un giardiniere ed amante dei fiori. Ci sono voluti tre mesi di lavoro, forniti da Flavio, Marcelo e Sabrina Mandelli. Il video, così come il brano, hanno come tema la vita, la caducità delle cose, il ciclo dell’esistenza, che non deve spaventare, poiché processo naturale. Solo una visione aperta e di accettazione nei confronti dei difficili passaggi della vita, porta a vedere il mondo a colori. E chi coglie l’essenza della vita, può spiccare il volo in maniera più leggera.
“Pra entender” è interamente firmata da Beatriz, che ritroviamo del resto alla scrittura su tutte le canzoni dell’album a l’eccezione di “Sicurezza”. Il brano è un altro lento alla chitarra classica, cantato in portoghese e che passeggia su un tappetto di cori dei più classici, in sotto fondo. Batteria e basso sostengono la canzone in un modo eluso. Il titolo “Pra entender” vuole dire capire, l’ultima parola “Pretender” significa volere, desiderare… Mi sono preso la liberta di estrapolare una mia interpretazione del senso delle parole senza traduttore. Siete liberi di fare lo stesso, se volete.
“Gordon’s crazy life” racconta in chiave rockeggiante la vita di un maggiordomo che diventa erede del suo padrone morto accidentalmente e la bulimia di moltiplicare il suo capitale ed accumulare miliardi su miliardi… evitando di assumere un maggiordomo. Chi sa perché? Il ritmo è meccanico, binario e semplice. La canzone comporta qualche stacco, di mezzo al brano, per spezzare questa marcia, lasciare due secondi al basso per depositare una frase ricamata con precisione o anche un verso lasciato nudo per la voce di Beatriz sul finale.
“Sicurezza” è una composizione di Flavio, che sa brillare con la sua voce rocciosa e sorprendentemente potente. C’è una bella sessione fiati che tira su questo brano agli accenti rock, con il sassofono di Stefano Menato e la tromba di Roberto Zantedeschi. Dati dello spettrometro ci rivelano che sono stati registrati due volte per dare ampiezza alla loro presenza. Funziona, e come! Sicurezza o anche “SecuriDy” pronunciata come se fosse scritta con una doppia “D”, è ricercata oltre misura da certe nazioni industrializzate, con l’illusione che la puoi comprare con una carta di credito, dimenticando tutti veri altri pericoli…
La morte, come un processo naturale, è stata evocata spesso in questo album. “It’s time to say goodbye” non deroga alla regola, siamo per lo meno, presi a contropiede con questa lunga traccia, che si spezza in due parti distinte. La prima parte prega, su un ritmo adatto, di non essere troppo triste alla sparizione dell’essere amato (un gioco da ragazzi). Flavio dimostra ancora una volta di possedere una voce potente e precisa. La seconda parte inizia a meta canzone e mi ricorda l’atmosfera dei funerali della New Orleans. Orchestra, canti, balli e colori. L’esuberanza si estende, sembra fermarsi, riparte più forte, più incasinata, più scombussolata e finisce scherzosamente. L’album si conclude li.
Inutile dire che il terzo opus del “gruppo di Nick Petricci” è da lontano il migliore, il più tecnico, il più rifinito, scritto largamente meglio e prodotto con i fiocchi. Notevole le composizioni dei giovani, le tracce tradizionali sono scritte e suonate nelle regole dell’arte. Julio trova il modo di raffinare ancora di più il suo modo di suonare la chitarra solista, Marcelo produce il video di Flowers, prende posto più spesso come protagonista al microfono, Beatriz scrive e ha le mani in pasta ovunque, Nick fa parte della sua esperienza alla chitarra, porta avanti il suo progetto personale, vince concorsi e suona chitarra e sintetizzatori nei “Isole minori” che hanno avuto il loro EP Nominato al TMA 2022. C’è in Jambow Jane un groviglio di talenti che si sviluppano ancora, si affinano, gonfiano, prendono sempre più posto. Questo album è indispensabile, evitate solamente di passare accanto senza comprarlo. Io, vorrei già essere con le cuffie in testa a studiare i dati del quarto album.
Prima di prendere qualsiasi decisione, faccio girare il cucchiaino del mio caffe, sulla tavola delle carte… Si ferma. Punta verso Est.
– Stacchiamo! Rotta nel 090 conservare velocita e profondità…

Capitan Wyzno

Erick Wozny è francese, vive in Inghilterra, ma frequenta il Monte Bondone dal 1988. Nel 2012 scopre casualmente la musica Trentina e decide di esplorarla e di supportarla. Tante recensioni on line sono fatte sullo stesso modello, quindi il Capitan preferisce raccontare le sue avventure rocambolesche, surreale, un po’ lunghe ma precise, a contro corrente e traccia per traccia.

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