Questo ritorno alla base è stato piuttosto corto. Sto camminando sulla piattaforma interna della base Nibraforbe accanto al Secondo. Nella distanza Seven Seagul, il cuoco, controlla la lista di tutto il fresco consegnato al Wyznoscafo, mentre i marinai di servizio quel giorno, caricano casse di frutta e verdura verso la cella frigorifera del bordo. Abbiamo usato poco carburante nell’ultimo mese e la cisterna ha già piegato tubi e connessioni e sarà l’ultima volta che l’incroceremo sulla piattaforma. Al prossimo ritorno passeremo al generatore a cella idrogena e propulsione magnetoidrodinamica che ci renderà totalmente silenziosi. La maggior parte del materiale è già pronto vicino al bacino secco dove opereremo la trasformazione, guadagnando un bel po’ di spazio a l’interno del Wyznoscafo.
– Dove andiamo? Chiede il secondo, che non ha ancora letto l’ordine di missione.
– Poco distante… 40 miglia a sud, un nuovo gruppo, pero il rapporto del Intel prevede movimenti seri nella zona; The fabulous beard, Adele Pardi, The Rumpled, Point Nemo, I Plebei, Jambow Jane… c’è movimento un po’ dappertutto e niente di veramente preciso, voci di corridoio, quindi ci mandano in prima linea, visto l’esperienza che abbiamo, e ci lasciano arrangiarci da grandi ragazzi.
– Un po’ di autonomia non fa male. Conclude il Secondo.
Tre ore dopo siamo in alto mare e l’ultima onda ha ricoperto la torre. Siamo in caccia.
– Capo Centrale cosa abbiamo su questa band? Ens-0
– E un Electronic duo, Capitan… nessun schedato ancora, ma… nelle collaborazioni… Tutti schedati!
– Nettuno Stridente! E’ l’Ammiraglio Giusy Elle che ci manda in missione su quel dossier, lo sento!
– Esatto! E l’ammiraglio Elle che ci ha affidato il compito.
– Capo… Rapporto…. Subito…
– L’EP di 4 Tracce e uscito il primo marzo. La band si compone di Stefano Pegoretti alla chitarra e tastiere, e di Nicola Pandini alle percussioni acustiche e elettroniche, Ah! Nicola trova il modo di generare tramite il suo sistema, dei visuals progettati durante le apparizioni pubbliche. Poi come schedati abbiamo Carlo Nardi; Basso e Sintetizzatori on Lvl-up, poi Michele Bazzanella; Basso on “The Curse of the electric Zenjo-In” e “Damai”
– Nardi… Mi dice qualcosa… “Bendati su dirupi” … qualcosa… “les jeux sont faits” … o tipo…
– “Les jeux sont FUNK” Capitan!
– Ciro Nagasaki! era il suo pseudonimo sull’album!
– Esatto! Missaggio e master sono realizzati da Carlo Nardi per Sound Music Production, comunque Michele Bazzanella ha anche suonato su “Bendati su dirupi” di Granfranco Baffato , secondo me si conoscono tutti, ci deve essere un nido da qualche banda… La copertina minimalista e di Alma Leonardi. Tutte le tracce sono composte da Pegoretti/Pandini, la band si definisce come electronic landscapes duo…
– Si…. Tipo, giardinieri ma musicali, insomma… Altro?
Ensō (円相) è una parola giapponese che significa cerchio. Nella pittura Buddhista Zen, simboleggia il momento in cui la mente è libera di lasciare che l’insieme corpo-spirito sia creativo…” Poi nelle loro apparizioni dal vivo, suonano su base preregistrate, create da loro e il batterista controlla anche proiezione di animazioni in tempo reale.
– Ah! Quindi ci sono anche percussioni alle quali poi far fare… altre cose. Eh beh… non si ferma il progresso. Buon, Jenkins mettimi tutta la strumentazione in moto…. Cominciamo!
“Beyond Old Infrared Neon Emotions, Part One” è una traccia lenta, calma con inserti di scambi radiofonici per missioni spaziali e due battute di John Glenn: “Zero G and things are floating around” So che questo trucco è stato utilizzato fin troppo, ma qui sono utilizzate con parsimonia e giudizio: sono postati a cambi di tessiture o di intensità del pezzo: “On my mark…. 3, 2, 1, mark!” e il brano prende un po’ più di spessore. O ancora; “Welcome to space” e la chitarra si libera. Queste scelte possono sembrare un po’ telefonate… Stereotipate. Ma a guardare come la traccia è stata impacchettata dico che ci sta. “Close and lock you visors…activate channel 145” ci si viaggia!
“The Curse of the Electric Zenjo-in” accoglie Michele Bassanella AKA “il bassista che vorresti avere nel tuo gruppo” secondo Granfranco Baffato. La traccia inizia quasi in modo country folk. Chitarra e basso compongono una base su di quale una lead Guitar sgrana il tema principale del brano. Presto tastiere, sequenze e spiagge di sintetizzatori invadono lo spazio, mentre il pezzo guadagna in amplitudine. Questo brano è piacevole, c’è un conforto a lasciarsi trasportare nel tempo descritto dalla conga che appare oltre lo stacco del secondo minuto. Belle rifiniture su tutto il brano.
“Damai” arriva piano, timidamente e da lontano. Torna la quota di Edgar Allan Poe “All that we see or seem Is but a dream within a dream.” Una delle referenze più usate nella pop moderna (Propaganda) dopo più di un minuto e mezzo lo strumentale prende ritmo, prende forma, esce della sua crisalide, stende le ali. Il basso di Michelle torna a dare sostegno e spessore al dialogo alternativo con la chitarra della base… e con la chitarra suonata dal vivo. “Damai” prende definitivamente un tono più muscoloso nel suo finale. Il tema principale appare sollevato e più determinato di splendere. Un’altra perla.
“Lvl up” mi fa pensare a un mucchio di bacchette di Mikado lasciate in equilibrio sopra la sequenza di tastiere della sua introduzione. Tutti strumenti suonano in un modo strutturato, la chitarra ovviamente, che vola da una parte del pezzo a l’altro, la batteria che porta via bacchette con regolarità metronomica e in fine il basso di Carlo Nardi che aspetta strategicamente il suo turno per giocare. L’equilibrio diventa fragile in diverse fasi dal gioco: 2.49 c’è un cambio giocatore , un’altro segue verso 3.59… Ma sembra che sia la chitarra di Stefano a ripulire il tappetto in un brillante finale.
Queste quattro tracce sono volate via troppo rapidamente. Le tecnologie utilizzate danno una registrazione pulita e limpida, le performance manuale dei musicisti della formazione, sono a l’altezza delle basi sulle quali si esprimono. È stata promessa dell’improvvisazione nelle apparizioni dal vivo, ecco una buona ragione per andare a vederli, e potere guardare forme geometriche evolvere sopra la band. Mi sembra poco gratificante qualificare questa musica nel genere “ambient” perché Stefano e Nicola sembrano proporre qualcosa in più. Un genere tipo… “rêverie” sembra un po’ più adatto.

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