– Il rilevamento di Davide prezzo si è ravvicinato: nel 221, rotta nel 340 adesso, distanza 19 miglia velocita 07 nodi, profondità 025, ci passera a Babordo distanza minima 5.5 miglia… sono apparsi Le Mosche di Miyagi. Nel 270, rotta nel 045, distanza 43 miglia, velocita 08 nodi, profondità 031. Poi abbiamo Lost in a cinema nel 240, rotta nel 060, distanza 45 miglia, velocita 06 nodi profondità 040… poi qualcosa non va… ci sono movimenti di magma nella zona ci devo guardare da più vicino, Capitan!
– Interferometro in funzione, quei due nuovi rilevamenti hanno traiettorie parallele, sono diretti a nord est… Strano. Non perdermeli di vista, ripassami i dati dei movimenti di magma al SARS*. Capo centrale cosa diset?
– Davide Prezzo viene dalla Sicilia e si è trasferito a Rovereto. Ha studiato chitarra Jazz al conservatorio di Trento e concluso il percorso nel 2017, e si attacca alla scrittura del suo primo album, che è il nostro rilevamento. Si circonda da musicisti locali; Massimiliano Peri provenendo dal gruppo V.edo e Rosso Maltese alla batteria e percussioni, Luciano Sorcinelli al basso e infine Silvia lo Sapio, la voce principale dei Fan Chaabi, nel quale suona anche Luciano Forlese, gruppo di musica mediterranea di Trento, alle voci, tastiere e strumenti a percussione. Nessuno schedato nel nostro archivio per il momento. Davide collabora anche con altri progetti originali come chitarrista elettrico, con il gruppo di cantautorato moderno “V.edo” con cui stanno lavorando al secondo album, e il progetto Nic gong il cui primo album e uscito a maggio 2019 con l’etichetta ferrarese Alka records.
– Ustia! Ne studi uno, ne arrivano 3 nuovi… dove andrà a finire sta cosa? Fammi partire una richiesta di file, via la rete flash, su tutta questa bella gente e creami schede su questi gruppi. Altro?
– Nel Gennaio 2019 partecipa al contest musicale Promuovi la tua musica al Nuovo Teatro San Paolo di Roma aggiudicandosi il primo premio, e gli viene assegnato anche il premio speciale Phonogram music per la registrazione di un singolo presso gli studi di Cologno Monzese. Ancora a gennaio Davide partecipa al concorso Rock time di Pergine Valsugana accompagnato dalla band vincendo il primo premio, che consiste nella produzione di un videoclip con Max Bendinelli. A marzo 2019 si aggiudica con la band il primo posto al contest Arsenale calling vol.4 a Trento il che gli permetterà di suonare alla festa della liberazione del 25 aprile al parco delle Albere. Tutti testi e musiche di Davide Prezzo; voce, chitarre, mandolino, tastiere, armonica, marranzano. Suonano sul disco: Luciano Sorcinelli al basso e contrabbasso; Serena Marchi, flauto traverso e voci; Massimiliano Peri, batteria e percussioni; Gianlorenzo Imbriaco, batteria e percussioni. Registrato al Metrò Rec di Riva da Marco Sirio Pivetti.
– Mi sembra essere un cliente serio, quel tizio! A quale punto siamo nell’archivio?
– Abbiamo al meno una traccia su 218 gruppi o solisti, 3274 tracce in tutto, per 197 ore di musica. Ma non ho trattato le tutte le nuove entrate ancora, e un cantiere in corso…
– Grazie capo… Jenkins? Spettrometro, scanner, doppler e decoder audio! Jones? Non perdermi l’interferometro di vista, e occhio a nuovi segnali. Secondo? Rimaniamo a profondità 080, ferma propulsione, occhio al fondo e alle correnti!
– Aye aye, sir! rispondono in coro.
– Cominciamo!
Tanto Luciano Forlese è un cantautore profondo, serio, civilmente impegnato, tanto Davide Prezzo e leggero, frivole, fresco e fantasioso. La leggerezza e spesso materializzata nelle tracce dal un flauto volubile e da ritmi sottili e cori allegri. Non teme esprimere la sua, né trattare soggetti profondi, ma il colore generale della sua opera e un po’ più estiva… più solare.
Atmosfera blues lento per “Un Pirata” che propone la domanda di una difficile scelta: “Ma tu da che parte stai?” O con il grande numero nel comune dei mortali, o con il fuori posto abbordo la nave del pirata dove “si balla in faccia al piombo” e con unica cura avere “le [mie] ferite cucite dal mare”?? Il flauto disegna un ricordo degli Jethro Tull in Bourée , la traccia più ancorata nell’inconscio collettivo, perché e una cover di J.S. Bach…
Mangiafuoco si appoggia su un flauto allegro e un coro femminile che sostiene la quasi totalità del testo. La conclusione del pezzo e introdotta da una serie di “sikitikitum papaya” e lascia la parte bella al flauto traverso.
Blue Love è introdotto da una chitarra folk suonata con un “bottle neck” annegata nella reverb per creare un’atmosfera “country”. Ritornello in inglese per raccontare un amore d’estate separato da un oceano, ma che continua a vivere. Incluso nel finale; un duello fisarmonica/flauto e un contrabasso, che suda di fibre di legno, messo in evidenza per sottolineare l’ultimo verso.
Atmosfera irlandese di fondo pub per Luci, nuvole e vento e uno sguardo ancora girato verso l’oceano, che riappare tematicamente nell’album di un… pirata. Stupendo finale declamato nel famosissimo dialetto irlandese: “L’àutru jornu sintiu na vuci da luntanu mi dicia ccà c’è un suli chi spacca i petri non ti nni po iri non ti nni po iri senza chianciri, li pasturi si nni eru, si nni eru luntanu, unni c’era lu mari”. Ci voleva.
I versi sono spogliati per Jasmine; chitarra e voce, e un po’ di percussioni che figurano, dal loro suono militare, un’autorità severa che inquadra le vite artistiche di Martin e Jasmin, costretti a rubare pane per vivere. I ritornelli si alzano di mandolino e tamburini. Ancora il mare per via di uscita; emigrare o sparire. “I ragazzi del porto la cercano ma sul molo resta solo una scritta incise sul legno le ultime rime per i passanti…”
Il ritmo ferroviario di Follia ci regala un cambio di ambiente dopo un’introduzione al flauto. Il pezzo si svolge senza un colpo di rullante. I ritornelli sono conditi di flauto dissonante e di marranzano western. Un bel contrabasso è presente su tutta la traccia, in secondo piano, e conferma l’aspetto “organico” del pezzo.
Altra traccia con strumentazione discreta, in sotto fondo, sui due lunghi versi. La carrozza è cadenzata dalla chitarra classica in arpeggio o “picking”. Solo il flauto si avventura al primo piano per brevi interventi. I due ritornelli sono più completi senza gonfiare oltre misura. Una batteria leggera rialza i due ritornelli. Il pezzo e leggero come … un aquilone.
Africa e stata presentata a Balcony TV già da luglio 2018. Ricordo di una visita al sud della Spagna. In vista oltre lo stretto; il continente che porta in mente più polemiche che “parabom sibon sibon” al giorno di oggi. L’atmosfera del finale sembra sud americana, o al meno, ricorda le chitarre di Manu Chao, misteriosa apparizione di un canto “native american” per concludere la traccia. Il mondo e tutta una migrazione. Siamo ancora lontano del “unico popolo” ma non fa male sognare.
Io sto con l’Indiano si pone come una riflessione sulla nostra visione del America. La mia si è ribaltata del tutto. Da quella quasi imposta a me, da bambino, davanti uno schermo bianco e nero a guardare John Wayne e l’adulto svegliato, che boicotta le bevande e l’Hollywood mangime. Davanti l’idiozia della nazione che ha messo 12 di loro sulla luna, dove adulti di oggi credono alle fatine (verissimo) ma con armi dentro casa. Gli 5% della popolazione mondiale che rappresenta ¼ delle emissioni di gas a effetto serra sulla terra. Cercando di fare le altre nazioni i loro servi (guardate la Francia e l’Europa di oggi) e che sono talmente militarmente forti che nessuno protesta quando fanno fuori gente che non li piace, in altri paesi sovrani. Sovrani… ancora per un po’. Nazione creata calpestando indigeni e culture “millenarie spazzate via da un po’ di polvere da sparo.” Felicemente “Empires rise and fall”, spero vederlo dal mio vivo. “Ci sono anch’io.”
… Facendo cadere il re, per esempio. Il Re va giù parla della riconfigurazione dell’umano all’uscire della società di consumo: “Ma che bel telefonino si è comprato oggi Gino e che bella salopette che indossa Charlotte.” Un’utopia del pensiero scende oggi per strada in vari punti del globo: “Noi scavalcheremo il potere di cartone, Noi scavalcheremo le frontiere della strada”. Liberati degli schermi, la testa rialzata, guardiamo i risultati: “Ora Gino è felice ha buttato via tutto, Charlotte ride sempre gira nuda per le strade” Seconde te, ce la facciamo?
La più bella orchestrazione, gli arrangiamenti più belli, la traccia la più croccante e leggera dell’album si trova alla fine. Magari ANCORA colpa del flauto che scala tre volte verso l’alto, gruppetti di tre note, o del mandolino che melodica su spiagge di cori semplici, ma di tutti membri del gruppo. Un bel basso elettrico, e dosato bene, accompagna percussioni discrete, ma presente. Attenti di non capire il verso “Sai quante volte ho sognato i tuoi?” isolatamente, ma unicamente con il verso precedente.
L’album si è concluso. Secondo me sentiremo riparlare di Davide presto. V.edo lavora al secondo album e Nic Gong ha pubblicato un album a marzo scorso. E voci di corridoio sussurrano che Davide prepara, anche lui, il suo secondo album.
– Jones? cos’era sta storia di “movimenti di magma” percepiti prima??? L’analisi del SARS* e finita?
*SARS = Seismic Activity Rock n’ roll Sensitive