– Interferenza! Esclama Jones.
– Binario morto? Chiedo ingenuo.
– No, segnale! … No… Segnali! Corregge Jones…
– Ma… Segnali o interferenza?
– Eeeeeh… tutti due, Capitan… Non erano movimenti di magma, Capitan è un segnale ENORME!
– Come?
– È un super Lalù che sale dal fondo nel 091, distanza 12 miglia, velocita 0, profondità 919, tasso di salita 10 metri al minuto. Poi l’interferometro prende ancora cura di Le Mosche di Miyaghi nel 270, rotta nel 045, distanza 33 miglia, velocita 08 nodi, profondità 031, e di Lost in a cinema nel 240, rotta nel 060, distanza 35 miglia, velocita 06 nodi profondità 040… Poi abbiamo: nuovo segnale e nuova firma sonar in trattamento, nel 010, rotta nel 101, distanza 43 miglia, velocita 08 nodi, profondità 010. Aspettiamo un po’… Identificato come “Nic Gong”, firma sonar registrata, poi “Geisterchor” Nel 170, rotta nel 045, distanza 48 miglia, velocita 05 nodi, profondità 075. “Bob and the Apple” Nel 350, rotta nel 145, distanza 53 miglia, velocita 10 nodi, profondità 050. Poi ancora un nuovo segnale, sempre nuova firma sonar in trattamento, Nel 070, rotta nel 245, distanza 53 miglia, velocita 08 nodi, profondità 039. Finisce il trattamento e… Identificato come “Nogaar” firma sonar registrata.
– Ma… c’è un nido da qualche banda? Il tubo di scappamento delle uscite si trova qui??? Secondo… Fondo?
– La corrente ci ha portato verso EST sul bordo della piattaforma continentale, 120 sabbia e fango.
– Scendiamo pian pianin. Appoggiamoci sul fondo, Secondo, lascio la manovra … Jones! affidare tutti i rilevamenti all’interferometro.
– Segnale! Nel 190, rotta nel 060, distanza 50 miglia, velocita 04 nodi, profondità 015, nuova firma sonar, trattamento in corso… Ancora un po’… “Grizzly” firma sonar registrata.
– Aaaaaaaaaaaah! Stop! Fermo lì! Basta… non n’e prendiamo più… Siamo sul fondo???
– Si Capitan, Manovra conclusa. Risponde il Secondo, anche lui sbalordito dal numero di presenze nella zona.
– Occupiamoci del pezzone prima, Lalù è un cliente serio. Capo centrale cosa diset?
– Sembra essere il primo disco in noneso della storia… Capitan.
– Ma… e Carlo Piz, allora?
– Carlo Piz ha registrato solo tracce singole nel 1984, 85 e 87 con Claudio Pilloni al WM studio di Coredo, se la mia memoria è buona, però un album non è stato pubblicato. Per il momento, ho solo qualche partecipazione alle registrazioni su Non hablo ladino: Dodicianni, Francesca Endrizzi, Irene Bonadiman, El Perø e Mario Agostini, ma ho già mandato una richiesta a l’Intel sulla rete Flash… Credo che il telex sta sgranocchiando qualcoz’…
Il capo centrale legge in diagonale la carta perforata. La matita gialla, incoronata dal suo gommino, circonda febbrilmente paragrafi di testo, lascia annotazioni nel margine, i fogli si separano lungo le pre-perforazioni e son riordinati sul blocco. Il forte clip in cima alla tavoletta rigida, mantiene tutto in ordine…
– Allora, cosi come l’ven: musica e testi, Felix Lalù (eccetto “Pulp alpestre”); testo Marco Fiemozzi, musica Felix Lalù. È il primo disco della storia in “Nones” la lingua della val di non. Viene con un libro di 140 pagine con racconti, foto e illustrazioni a tema val di non. Registrato, missato e masterizzato da Jacopo Broseghini al Bastard studio di Vigolo Vattaro.
Suonano sul disco:
Felix Lalù, voce e chitarra acustica 3 corde, Kaossilator e kazoo su “Pulp Alpestre”, Kaossilator su “Nones Sclet”.
JACOPO BROSEGHINI, moog e voce su “I Me Dis Che Bevi”, basso su “Nones Sclet”, “Zigheret”, “La Neu” e “Pache! Fighe! Freni A Man!”, moog su “Arent a ti” e “Pulp Alpestre”, stapp* su “Bocia Cola Locia”.
FRANCESCA ENDRIZZI, voce su “Ndo Vas?”, batteria su “I Me Dis Che Bevi”, “Nones Sclet” e “Zigheret”.
IRENE BONADIMAN, tastiera su “Nones Sclet”, tastiera e voce su “La Neu”.
DODICIANNI, voce e pianoforte a coda su “Arent A Ti”.
EL PERO aka MICHAEL PANCHER, batteria su “Arent a ti”, “Pache!Fighe!Freni a man!”, “La Neu” e “Pulp Alpestre”, qraqeb su “Ndo Vas”.
EL ZETA aka MARIO AGOSTINI, voce su “Pache!Fighe!Freni A Man!” e “La Neu”, chitarra elettrica su “La Neu” e “Pulp Alpestre”.
– Tutta la strumentazione è in funzione ancora? Puntarla su questo rilevamento.
– Aye, aye sir!
Questo album è, al mio parere, una sfida: mettiamo che un album in inglese può essere venduto su tutto il mondo, uno in francese ha potenzialità di vendite in vari punti francofoni del mondo. Uno in Italiano deve limitarsi al paese intero e alla diaspora sparsa qua e là, ma uno in noneso??? Questo album e una bandiera che sventola, per attirare la curiosità in tutto il Trentino, ma anche in Triveneto. Un’opera che urla: “Siamo qui ed ecco quel che facciamo”. O anche “Dateci la vostra orecchia che vi insegniamo due tre parole”. Questo album e da esplorare senza volere troppo utilizzare l’etimologia, che potrebbe portarvi via dal vero senso. Come eccezione nottiamo che “Filo di ferro” in Italiano si scrive “fil de fer” in Noneso, come in Francese… E che a me, sta piuttosto bene, anche a vedere “S’il vous plaît” scritto alla moda locale: “si vu plé”. Sorprendente di costatare che ci sono anche suddivisioni nella lingua di questa vale: “Che sia chel col “ueu”, chel col “uou” o col “ou” (Che sia la versione con “ueu”, con “uou” o con “ou”) per dire uovo, che permettono all’indigeno, di determinare da quale diramazione della vale viene il suo interlocutore. Sorprendente anche, di non più sentire l’effetto della “h” che fa per esempio diventare “qui” in “chi” in Trentino, poi “ci” in noneso… Stessa cosa per “c’è” che passa a “Ghè” in Trentino e in fine “g’è” in noneso… Il disorientamento incuriosisce… “Nen a prenderse na bala de verbi”.
“I me dis che (bevi)” è un rock organico e legnoso, al retrogusto punk, tirato con energia da una chitarra folk. Non facciamo confusione fra vari “Andreas Hofer” proposti da na googlada troppo rapida: si tratta del l’eroe delle rivolte contadine che ci furono in val di Non a inizio ‘800 e non il guru sportivo che potrebbe essere nominato nella seconda traccia. Le prime confrontazioni con il testo e la loro traduzione, solvono qualche mistero sul personaggio descritto nella canzone: una persona grezza che ci racconta come è percepito dalle sue vicinanze. Si alza anche prima del sole per andare a lavorare, la gente li sembra più bella quando è al bar, e non teme difendersi con qualsiasi mezzo. Notevoli gli interventi di Felix negli cori, con la sua voce in falsetto, che punteggia in modo opportuno le parte dal testo da sottolineare: “I me dis che bevi”: Hey!hey! “Nfin che no l’è bous”: Aaaaaargh! “E ve mandi tuti ‘n mona”: Aou!! “Spantezi e sugi fuèr le ostie”: Os-tie! accentuando l’effetto comico/commedia del pezzo e dando energia all’insieme. Cominciamo bene.
Poi, didatticamente estraiamo Biota= cruda, torobét= povero uomo, s-ciaodar= scaldare, e in fine Feuna= Donna.
La struttura di “Montura” non comporta ritornelli, ma la bellezza di 20 versi d’aspetto ripetitivo. Assomiglia a un monologo che si stende su 5 minuti e mezzo. In ordine di spezzare la monotonia generata da un testo troppo organizzato (piedi, strofe, rime, versi) la scrittura sembra avere ricevuto tagli e squilibri. Musicalmente la traccia ricorda il Felix nel periodo loop-station-val-de-Rabi, dall’aspetto spogliato della strumentazione: la chitarra sembra rimanere sulle corde di MI e LA, usata come un basso, un Hand clap punteggia nella distanza, solo un coro a strati (moda Johnny Mox) porta percussioni vocale, raddoppiamento di canto e cori classici, tutti fatti da Felix.
Poi, per la nostra cultura personale estraiamo: “Senta zó” = seduto, “Smiziar” = bagnare, inzuppare, “brigiaudi” = Funghi, “Lugiangie” = Lucanica, “Ciauzoti” = calzini.
La tastiera di Irene Bonadiman al suono di clavicembalo ci invita nel walzer di Nones sclet accompagnato dal Kaossilator (famiglia del Kaos pad della Korg) di Felix. Canzone da ballare e da bever Tira su chel bizer, e pozel pu lizièr cantata come un inno, ricorda i raduni del october fest, quando tavoloni lunghissimi fanno braccio sotto-sopra per ondeggiare, da destra a sinistra, sul ritmo della fisarmonica, dopo un profluvio di crauti e birra. Da una frase della canzone è estratto il nome dell’album: “No hablo ladino, nidé, si vu plé” con l’invito di avvicinarsi, rialzata da una locuzione francese, in fonetico nel testo. Mi emoziono. Del resto, poco esperto alla mora, a quale ho giocato magari cinque volte, devo dire che nella confusione, anch’io ho chiamato un nove con due dita…
Poi, pedagogicamente estraiamo: “sclet” = puro, “La cianva” = La cantina, “barbizuèl” = mento, “la g’è sol cacì” = c’è solo qui.
Commuovente dichiarazione d’amore nei versi di Arent a ti sul pianoforte e i vocali rari e concisi di Dodicianni. Una frase di piano, dall’aspetto sbilenco, costruisce, nella sua ripetizione, una partitura stabile per il Canto di Felix, nell’elenco di quello che è vicino a, logicamente, cos’altro… “Arent al fil, la uza, Arent al cul, la spuza” … Per l’ultimo ritornello il piano forte scorre come una fontana fresca e chiara, per descrivere cos’e una VERA coppia: ‘Ndo che crodes ti, crodi ancia mi, ‘Ndo che godes ti, godi ancia mi, ‘Ndo che planzes ti, planzi ancia mi, ‘Ndo che vanzes ti, vanzi ancia mi, ‘Ndo che pozes ti, gi son ancia mi”. (Dove cadi tu, cado anch’io, Dove godi tu, godo anch’io, Dove piangi tu, piango anch’io, Dove avanzi tu, avanzo anch’io, Dove appoggi tu, ci sono anch’io…) Un HIT single da estrare per tirar su l’album!
Poi, educativamente estraiamo “pu d’ausin” = più vicino, “me stremisi” = Mi spavento, “la uza” = L’ago,
“l’Ueu” o anche “l’uou” o ancora “l’ou” = l’uovo.
Popopo wha! Popopo wha! Popopopopo wha! Arriva Zigheret annunciato da un coro di montagna composto dalla totalità dei musicisti presenti nella band, più due personalità di passaggio: Seba, sassofonista dei Kepsah e Kuru e Caio conosciuto come il quarto “Bastard”. Siamo sicuramente davanti alla descrizione di un’ altro personaggio, visibilmente più giovane, con la sua “Ghenga”, che “Lagi le gome en tut el paés, Da Nan a Cles Finché son tes” (Lascio gli pneumatici in tutto il paese, Da Nanno a Cles Finché sono sazio) ma che quando si sposta sul trattore di suo padre “Te tocia starme didrè, E te saludi col dé” (Ti tocca starmi dietro, E ti saluto col dito) Notiamo la batteria metodica e precisa di Francesca Endrizzi, energetica e potente.
Poi, scolasticamente estraiamo: “Pousadìu” = Riposato, “Malvalìu” = Malformato, storto, “Tronar su” = vomitare.
Cambio immediato di atmosfera per questa storia di cronaca degli 80’s una versione di “Hey joe” alla moda nonesa su N’Do vas: “Le pache che gi davi a ela, ades me le don a mi, E me don del besevì” “’N’do vas” si veste di uno tono grave; solo una chitarra e un tamburino lasciano la stupenda voce di Francesca Endrizzi portare a questa traccia, triste e funesta, la bellezza della dona attraverso la sua voce. Tragedie o vite spezzate succedono perché in certi casi, già da giovani uomini, crescono di mezzo a proverbi del tipo “La sposa, che la piasa, che la taza, che la sta a casa” o altre delicatezze dello stesso tipo. E quando si ritrovano in due sotto un tetto, pensano che finalmente è venuto il loro turno di comandare… essendo stati loro stessi, sotto un comando generazionale.
Poi, per non beccare zero al prossimo esame estraiamo: “Date paze” = Stai Tranquillo, Stai sereno, “Rugiant” = Maiale, “Pauta” = fango.
Rock a spalle larghe con El Pero e Jacopo che salgono a l’arrembaggio su Pacche! Fighe! Freni a man! Un inno ai film di azione della categoria Swarzi, Stallone, Seagal, Vin Diesel e al livello degli “futuri premi Nobel” per apprezzarne il contenuto: “No sas ci che son mi, ma la to tipa sì”. La traccia sembra portata principalmente dal basso e dalla batteria, con la chitarra folk distorta e quasi nascosta, incorporata al suono del basso, ma questo non toglie niente allo spessore del pezzo. Il supporto vocale di Mario Agostini si fa anche notare. Concediamo, per lo meno, che i giocatori di calcio son tamburi… Su questo non ci piove.
Poi, per sembrare un esperto in mela, estraiamo: “Croder” = Cadere, crollare, “engot” = niente, “os” = La voce.
La chitarra di Mario Agostini apre La neu, una canzone invernale che ci riporta nell’infanzia alla scoperta delle prime nevicate di bassa quota, a felicemente trascurare i nostri doveri produttivi: “No sta nar a far la rota, Zapa su la slita e petete, Zo par el prim orbet sota ciasa, Tira bale a chei che encontres, Trate zo ‘n la fres-cia come en mort, Scrivi zo ‘l ti nom con na pisada”. (Non andare a spalare, acchiappa la slitta e buttati giù per il primo pendio sotto casa, tira palle a chi incontri, buttati nella neve fresca come un morto, scrivi il tuo nome con una pisciata) Irene Bonadiman torna per arpeggiare sui versi e cantare sui ritornelli. El pero martella nella calma: è un lento veramente lento, ma che gonfia di intensità con l’andare. Il pezzo sottolinea il ritorno alla leggerezza per questo raro evento, il richiamo vitale di prendere tempo per sé e far monade per sentirsi vivo. Traccia MOLTO importante.
Poi, affine di integrazione notiamo nel nostro blocchetto: “Falive” = Fiocchi, “Desdromenzarse” = svegliarsi, “I silami” = Le grondaie, “Petar” = Buttare (“petete” = buttati)
Bocia cola locia è un loop di campionari vocali di Felix, ma anche del pregiatissimo “Stapp” di Jacopo in persona (“Stapp” è il suono che fa una bottiglia quando la stappi, si fa con un dito dentro la guancia, Felix non era capace, Jacopo sì…) raccolti e impilati alla moda “Mox”. La Ninna nanna nonesa promette di essere cantata su tutto il territorio per far endromenzar la nuova generazione. Secondo me caccole, rutti e scoreggie devono essere spiegate in un modo o l’altro al bocia. E il suo corpo…li appartiene.
Poi, per consolidare la nostra tesi universitaria, notiamo nel nostro blocchetto: “En ziret” = Un giretto, “Tonezar” = Tuonare. “Locia, Pauta” = Fango. “Son tondo” = Sono ubriaco.
Nuova versione “pu sicodelica” di Pulp alpestre, leggendario racconto già proposto nell’altro monumentale album di Felix “Coltellate d’affetto”. L’atmosfera ansiogena, sa di The end dei Doors, pesante e scura come un cielo di temporale, annunciando un ineludibile tensione. Il racconto si svolge fra funesti colpi di basso e una chitarra subdola e furba, che non ci prepara niente di buono. Fino a l’esplosione finale, preceduta dal dovuto silenzio, un pezzo di vuoto in quale l’uditore cade, aspirato da un attimo di sollievo. Stupenda versione.
Prima di postulare per una posizione di ambasciatore Noneso in Lincolnshire estraiamo: “zapà fuec” = prendere fuoco, “amò de pu” = ancora di più, “en peadon n’tei sìèseri” = Un calcio nelle biglie. Ed impariamo la totalità della vicenda a memoria, che non si sa mai, succedesse una gara di storie in dialetto, al bar, storia di essere pronto.
Come potere permettersi di passare accanto a una tale uscita? Questo album è una pubblicazione culturale di importanza, certo che abbordo non abbiamo idea di cosa sono fate le 140 pagine del libretto che accompagna il disco, ma non può essere negletto, visto come è stato curato il disco.
Per un quarto di secondo, sogno: Ambasciatore… “Sperante che i pagiia ben!” ma devo riprendermi:
– Jones???… Rilevamenti, a quale punto siamo??
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