di Francesca Bernardi*
In occasione dell’80° anniversario della sua morte grazie alla collaborazione tra il Comune di Milano, il Munchmuseet di Oslo e il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia, s’inaugura una grande retrospettiva dedicata a uno degli artisti più iconici del Novecento: Edvard Munch. 100 le opere presenti tra dipinti, disegni e stampe per ripercorre l’intera carriera dell’artista norvegese, affrontando temi di profonda introspezione esistenziale, dal 1880 fino alla sua scomparsa. Prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, la mostra è curata da Patricia G. Berman, una delle più grandi studiose al mondo del norvegese.
Edvard Munch (1863-1944) è stato un artista simbolo dell’esplorazione di concetti come angoscia, solitudine e morte. Cresciuto in un contesto familiare segnato da tragici lutti e successivamente dalla tormentata relazione con la fidanzata Mathilde “Tulla” Larsen, sviluppò una visione del mondo filtrata attraverso le fragilità dell’essere umano.
Travagliato anche il suo rapporto con la salute mentale che lo spinse spesso ai limiti della follia, altro aspetto che si riflette nelle sue tele, cariche di inquietudine, paura e dolore. Il tormento personale di Munch ne ha forgiato una poetica profondamente esistenziale dunque, nella quale la vita e la morte si intrecciano in una lotta costante e lutto e vulnerabilità ne sono i protagonisti centrali.
La profonda influenza di Munch si estese oltre la sua vita, ispirando movimenti come l’Espressionismo tedesco. Artisti come Kirchner e Nolde riconobbero in lui un pioniere nella trasmissione di emozioni crude e non filtrate. Inoltre, prefigurò molti temi psicoanalitici, esplorando sogni, incubi e paure irrazionali, collegando il suo lavoro alle future teorie di Freud.
Dunque, la mostra non si limita ad esporre i capolavori dell’artista, ma invita il pubblico a riflettere sulla sua interiorità e lo fa anche tramite l’allestimento che crea un’atmosfera avvolgente e intima. Le opere sono disposte su pannelli leggermente distanziati dalle pareti, permettendo alla luce soffusa retrostante di esaltarne i contorni, e dipinti in tonalità che richiamano i colori delle pareti andando a conferire un’eleganza sottile e raffinata all’ambiente. ponendo l’accento sulle opere stesse. Questa scelta di illuminazione delicata crea un effetto di sospensione, come se i dipinti fluttuassero nello spazio, conciliando l’introspezione dello spettatore e invitandolo a confrontarsi con le paure e le inquietudini che abitano l’animo umano, in un dialogo costante tra arte e psiche.
Numerosissimi gli autoritratti dei quali fu un prolifico creatore, proprio come Rembrandt e Picasso. Malinconia, Notte Stellata, Tra l’Orologio e il Letto, Disperazione e Le Ragazze sul Ponte le altre opere fondative della sua poetica che è possibile ammirare percorrendo le sezioni della mostra. La retrospettiva di Palazzo Reale offre una rara opportunità di confrontarsi con le profondità dell’animo umano attraverso lo sguardo di Edvard Munch. Un viaggio che non è soltanto artistico, ma anche profondamente umano, capace di toccare corde universali che risuonano ancora oggi.
Info:
Munch. Il grido interiore. Palazzo Reale, Milano.
Una mostra Comune di Milano – Cultura | Palazzo Reale | Arthemisia.
Dal 14 settembre 2024 al 26 gennaio 2025
https://www.arthemisia.it/it/munch-milano/ – https://www.palazzorealemilano.it/mostre/il-grido-interiore
*Laureata allo IULM di Milano curatrice di spazi d’arte e collettive tra Milano e Lombardia.
https://www.linkedin.com/in/francescabernardi/
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