Arco, Centro Giovani Cantiere 26
SABATO 17 LUGLIO 2021 ALLE ORE 21:00
BREAK TALES. L’INCONTRO con ERMANNO BENCIVENGA
Metti una sera un filosofo e una compagnia di danza contemporanea. Quale collegamento può sussistere? Il filosofo Ermanno Bencivenga, alla sua seconda partecipazione al Break Tales, promosso dalla Seesaw project, esplica il tema dell’incontro con la lettura di alcune favole o meglio apologhi filosofici, tratti dal suo libro “La filosofia in ottantadue favole” , mentre la compagnia di danza del Seesaw Project le accompagna con il gesto e la coreografia, con la musica di Marco Penner e Imnoises, e le riflessioni poetiche di due attori di Trento Poetry Slam (Niccolò Pedelini e Angelica Beccari). Il tutto intercalato da momenti di scambio di idee e opinioni con il pubblico. Altra riflessione: per quale pubblico? Questo incontro si è tenuto ad Arco in uno spazio informale quale il centro giovani Cantiere 26 che riesce a essere contenitore e produttore di una pluralità di eventi in cui si assiste ad un vero scambio generazionale e di situazioni culturali.
Domanda d’obbligo: si è ancora capaci di intendere e di percepire la stretta connessione tra le arti e il mondo contemporaneo? La presenza e la partecipazione attiva di un pubblico essenzialmente giovane al dialogo con il filosofo, impostato come un simposio filosofo, è un segno che esiste da parte delle componenti più attive della società giovanile l’esigenza di comprendere i tempi presenti nella loro componente intellettuale, specie se la proposta di discussione e di esplicazione dell’argomenazione filosoficica è fatta in maniera chiara e sistetica. Ermanno Bencivenga è professore ordinario di Filosofia presso l’Università di Irvine, California; logico di fama, ha dato importanti contributi alla filosofia del linguaggio, alla filosofia morale e alla storia della filosofia. In “Oltre la tolleranza, Manifesto per un mondo senza lavoro” e “Parole che contano” ha elaborato un’utopia politica. Per il grande pubblico ha scritto “La filosofia in sessantadue favole” e “Il bene e il bello. Etica dell’immagine.” È autore delle raccolte di racconti “I delitti della logica, Case e Amori”, di cinque raccolte di poesie (l’ultima è “Le parole della notte”) e delle tragedie “Abramo” e “Annibale”. Ha fondato e diretto per trent’anni la rivista internazionale di filosofia “Topoi”. Collabora con il quotidiano “Il Sole-24 Ore”. Tra i suoi saggi più recenti, “La scomparsa del pensiero. Perché non possiamo rinunciare a ragionare con la nostra testa” (Feltrinelli, 2017). Ha scritto inoltre: “La stupidità del male” (Feltrinelli 2019) e “L’ arte della guerra per cavarsela nella vita” (Bur, 2019).
Ma il tema principale dell’incontro verteva sulle riflessioni dell’essenzialità della favola come sogno e fantasia e del suo rapporto con la ragionalità logica interpretativa del mondo. La provocazione iniziale è stata offerta da un breve video iniziale, molto semplice condotto da Veronica Boniotti, responabile di Seesaw project. Una provocazione: esistono gli unicorni? per farli esistere bisogna pensarli, sognarli e immaginarli, un invito a usare la fantasia per sognare qualcosa in maniera chiara di ciò che non è reale per vedere. E’ l’allegoria della caverna di Platone che esemplifica che il mondo intelligibile delle forme conosciute derivi dalla ragione e non dalla percezione. E la danza come si connette in questa riflessione? Il corpo è lo strumento di comunicazione tra terra e spazio, e la coreografia permette di esprimere concetti filosofici che dialogano con la durezza della materialità del corpo per fare accadere delle azioni logiche e accadimenti immaginativi. Ecco allora l’inserimento di azioni coreografiche, che esplicavano la riflessione teorica, di Veronia Boniotti, Ambra Calvia, Federica Danaj, Giuseppe Claudio Insalaco che, assieme a Chiara Ferraglia e Valentina Pennacchio hanno dato origine alla compagnia Seesaw Project
Le sollecitazioni filosofiche di Bencivegna sono state indirizzate alla disanima del raporto tra raziolaità e sogno e sul ruolo attivo della filosofia come interrogazione del possibile; in questi termini l’arte non è altro che una forma di esplicazione dei suoi contenuti, sia che sia in forma verbale o segnica, come come la danza.