39° TanzBozen/BolzanoDanza Microcosmo
Bolzano, Teatro Comunale – Spazio Studio, 17 luglio Ore 20.00
Cuma
COREOGRAFIA
Michele Ifigenia Colturi
Musica originale: Tarek Bouguerra
DRAMMATURGIA
Ciro Ciancio, Riccardo Vanetta
Teatro Comunale – Sala Grande Ore 21.00
Le sacre du printemps
CONCETTO Dewey Dell
COREOGRAFIA Teodora Castellucci
MUSICA Igor Stravinsky
L’idea giuda di questa 39a edizione di Bolzano danza /Tanz Bozen 2023, Microcosmo, è la stretta interrelazione che regge il mondo del sottobosco vegetale sia esso fatto di fughi licheni muschi le cui radici, il micelio, si ramificano e premettono di trasformare gli elementi, anche di scarto, in elementi vitali per la crescita naturale. Questo, per farci percepire quanto le relazioni sotterranee, le interconnessioni ramificate, siano fondamentali per le relazioni umane. Comprendere come il mito ancestrale e primordiale abbia determinato anche lo sviluppo del pensiero antropologico è quanto abbiamo intravisto e percepito nei due eventi della serata del 17 luglio: in comune la ricerca sulla mitologia, quella profetica e ancestrale affidata alla rievocazione della figura della Sibilla Cumana che dal suo antro ispirava vaticini, interconnessa ai riti primordiali di sacrifici alla terra nella visione della Le Sacre du Printemps rievocato dalla prorompente composizione di Igor Stravinsky.
Nell’assolo Cuma, pensato da Michele Colturi intorno alla figura profetica della Sibilla Cumana, la sacerdotessa di Apollo, interpretata da Federica D’Aversa, viene rappresentata dal corpo, integralmente nudo, che appare nell’oscurità nel voler portare in vita un ultimo messaggio divinatorio. Musica elettronica, penetrante e incombente, accompagna i movimenti meccanici della danzatrice che mettono in luce il corpo evocato ma mai esibito, come nel forte momento del gioco chiaroscurale dove emerge come silhouette. 20 minuti di azione che si conclude con una sorta grido di morte e nell’ apparizione dell’immagine della profetessa in una vestizione grottesca, quasi a definire la definitiva eliminazione del senso del mito e del mistero dal mondo contemporaneo.
Mito che invece viene fortemente rievocato da un’idea della danzatrice Dewey Dell, su coreografia di Teodora Castellucci e musiche dalla Le sacre du printemps di Igor Stravinsky. Qui, con una reminiscenza che sempre attrae, Dewey Dell si ispira ai comportamenti del regno animale derivata dalle sue ricerche antropologiche sull’origine della vita. Un enorme bruco, in attesa della metamorfosi in farfalla dalle ali rosse, abita una caverna di cemento, uno spazio di non-vegetazione dentro il quale l’aridità sembra regnare sovrana. A dare forti segnali di vita ci proveranno le stravaganti figure che si susseguono nello spettacolo, sempre in lotta fra loro. Seguono forme umane come ricercatori di oggetti primordiali che ritrovati verranno trasformati in armi da guerra (immediato anche qui un forte riferimento cinematografico), con la conclusione che sarà nuovamente quel bruco primordiale ad avere il sopravvento in una ciclicità e rigenerazione della vita con la quale ritornerà farfalla, ma dalle ali nere.
Spettatori che hanno partecipato con attenzione ai due eventi vicini nel tempo e nello spazio, mostrando soddisfatti della performance della Dewey Dell, confermando che la danza contemporanea riesce a riunire pubblici diversi per età e composizione culturale a dimostrazione della sua capacità di interpretare la complessità della contemporaneità.